Leone XIV e l'archeologia cristiana, l'Immacolata e la Santa Casa, confessioni di Gaenswein, gli abusi e la cancellazione, la repubblica laica, le meravigliose unioni colorate, il Vaticano benedirà la via tedesca?, una chiesa povera?.
per SPECOLA |
Hoy celebriamo Nostra Signora di Guadalupe e il Papa Leone XIV presiederà a San Pietro, abbiamo davanti un altro giorno impossibile, un peccato dover lasciare temi interessanti in sospeso. Abbiamo la lettera apostolica del Papa Leone XIV dedicata all’importanza di l’archeologia cristiana nel centenario della Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana che definisce come «la culla dell’archeologia». L’Istituto fu fondato l’11 dicembre 1925, con il motu proprio «I primitivi cemeteri» di Pio XI , come un’istituzione di istruzione superiore destinata a guidare, con il massimo rigore scientifico, gli studi sui monumenti del cristianesimo antico. L’Istituto fa parte di un progetto più ampio che include la Commissione Pontificia di Archeologia Sacra e la Pontificia Accademia Romana di Archeologia , erede dell’opera di Giovanni Battista de Rossi , considerato il «fondatore» dell’archeologia cristiana moderna. Il Papa cita gli scavi nella tomba di San Pietro sotto la Basilica Vaticana e, più recentemente, le ricerche a San Paolo fuori le Mura in collaborazione con i Musei Vaticani.
L’archeologia cristiana rende «visibile» questa dimensione storica della fede, permettendoci di toccare, vedere e ascoltare le tracce lasciate dalle prime comunità: «non si può comprendere pienamente la teologia cristiana senza comprendere i luoghi e le tracce materiali» attraverso i quali si è espressa la fede. La lettera affronta il rapporto tra l’archeologia e la teologia della rivelazione . Se Dio ha parlato nella storia —nella storia di Israele , Gesù e la Chiesa— allora comprendere la rivelazione non può ignorare i contesti storici, culturali e materiali in cui si è incarnata. Leone XIV: «Viviamo in un mondo che tende all’oblio, che corre in fretta», dove le immagini e le parole si consumano senza sedimentare un significato profondo. La Chiesa, tuttavia, è chiamata a educare alla memoria , e l’archeologia cristiana è uno degli strumenti privilegiati per farlo, non per rifugiarsi nel passato, ma per abitare il presente con maggiore consapevolezza e costruire il futuro su radici solide.
Dal venerdì 12 al domenica 14 dicembre si celebrerà a Roma l’ultimo grande Giubileo, il Giubileo dei Detenuti. Per ora, si sono registrate circa 6.000 pellegrini e è rivolto a detenuti e alle loro famiglie, personale penitenziario, polizia e amministrazione penitenziaria; i partecipanti provengono da circa 90 paesi. La domenica 14 dicembre il Papa Leone XIV celebrerà la Santa Messa nella Basilica di San Pietro. Le ostie che saranno consacrate durante l’Eucaristia del Giubileo dei Detenuti provengono dai laboratori eucaristici delle carceri di Opera, San Vittore e Bollate. Il Giubileo si concluderà nell’Auditorio della Conciliazione con il musical «Beyond the Grates», presentato da CGS Life.
Il Gran Rabbino di Roma, Rabbino Riccardo Di Segni, e il Gran Rabbino di Milano, Rabbino Alfonso Arbib, sono stati ricevuti in udienza dal Papa Leone XIV. L’udienza si è conclusa con l’impegno reciproco di rafforzare i rapporti e promuovere iniziative condivise orientate al dialogo e al rispetto, dimensioni in cui la comunità ebraica di Roma ha sempre rappresentato un modello.
Il Vaticano sembra continuare a puntare sulla religione universale di stampo massonico e il Dicastero per il Dialogo Interreligioso ha organizzato l’incontro tipico: «Le diverse confessioni sono compagne di cammino nel cammino della verità». Mesa rotonda su : «Iniziative interreligiose del Kazakistan e la leadership spirituale della Santa Sede», organizzata dalla Segreteria del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali in collaborazione con il Dicastero per il Dialogo Interreligioso e il Centro Internazionale per il Dialogo Interreligioso e Interconfessionale.
Nel calendario liturgico cattolico in Italia si celebra l’Immacolata e molto legato a questa celebrazione la Miracolosa Venuta della Santa Casa a Loreto. Pio IX affermava che Maria Immacolata e la Santa Casa lo portarono alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. «I miei genitori, solevano fare un viaggio annuale alla Santa Casa, portandoci lì, me e i miei fratelli». Ebbe una malattia che gli impediva di dormire: «La Santissima Vergine, nella Santa Casa, rispose alla sua preghiera: lì guarì completamente e, al ritorno a Roma, fu ordinato sacerdote. Aveva 21 anni. E così divenne sacerdote, vescovo, cardinale e, infine, il grande e santo Sommo Pontefice che conosciamo, con il pontificato più lungo della storia della Chiesa». In la Bolla “Inter Omnia” del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, così cara al Cuore di Dio, e che, edificata in Galilea, fu poi strappata dalle sue fondamenta e, per potenza divina, trasportata attraverso i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia». Il Papa Leone XIII scrive l’Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894 in occasione del VI Centenario del Miracoloso Trasloco della Santa Casa
Gaenswein riconosce che il suo rapporto con Francesco non è sempre stato facile, ma prima che morisse, andai a trovarlo e gli chiesi scusa. Georg Gaenswein ha scelto la presentazione di un libro di omelie inedite di Joseph Ratzinger, per raccontare uno degli eventi più significativi degli ultimi anni della sua vita. L’ex segretario personale di Benedetto XVI, ora nunzio apostolico in Lituania, ha parlato apertamente della riconciliazione con il papa Francesco, avvenuta poco prima della sua morte. Gaenswein ha evidenziato come siano sorti malintesi con Francesco, specialmente durante il periodo in cui il papa regnante e il papa emerito coesistevano in Vaticano. In quel contesto, lui era spesso visto come portavoce di un pensiero teologico diverso da quello di Bergoglio. Poi sono arrivati i delicati momenti come la pubblicazione del libro sul celibato sacerdotale, scritto dal cardinale Sarah e attribuito in parte a Benedetto XVI, che hanno generato non pochi malintesi e controversie. Da allora, la sua presenza nella Casa Pontificia è diventata sempre più marginale, ma non è mai arrivata a un confronto diretto. «La realtà è la realtà: qualcosa non funzionava, e non ho chiuso gli occhi e mi sono scusato». Gaenswein ha anche ricordato di essere andato alla Basilica di Santa Maria Maggiore il passato mese di giugno: «Andai alla tomba di Francesco. E pregai».
Il caso del Cardinale Baltazar Enrique Porras continua sui media. Le autorità venezuelane attuali gli hanno impedito di viaggiare , lo hanno obbligato a firmare vari documenti e gli hanno trattenuto il passaporto , senza alcuna giustificazione. Il fatto che una figura di questo rango sia fermata al confine e privata del suo documento è, in sé, un segnale politico e istituzionale. L’episodio avviene, paradossalmente, il giorno in cui si celebra la Giornata dei Diritti Umani. Il caso del cardinale mette in evidenza un fatto ancora più inquietante: se si possono calpestare i diritti di chi gode di riconoscimento internazionale e, per rango e funzione, protezioni comparabili all’immunità diplomatica, quanto meno si proteggono quelli dei cittadini senza volto, senza voce e indifesi? Speriamo, preghiamo, insieme a tanti amici venezuelani che vivono questi momenti con speranza.
Speriamo che non diventi una consuetudine. A Gela, provincia di Caltanissetta, hanno arrestato un uomo di 26 anni, identificato come il presunto autore dell’accoltellamento del padre Nunzio Samà, parroco della Chiesa della Santissima Vergine del Carmine. Si è verificato l’attacco nello studio del parroco, durante il quale il colpo ha colpito il sacerdote allo stomaco, malgrado delle sue ferite, il sacerdote è riuscito a fuggire da una porta laterale e salvarsi. Successivamente, è stato assistito da paramedici e trasferito all’ospedale di Gela, dove è stato curato e considerato fuori pericolo. Secondo le prove raccolte, l’attacco sembra essere avvenuto nel contesto di un disturbo della personalità e fanatismo religioso.
Oggi abbiamo molti articoli con temi di fondo. Nella Chiesa cattolica attuale, la parola «abuso» è diventata onnipresente. Parliamo, a ragione, di abuso sessuale, abuso di potere, abuso di coscienza e abuso spirituale. La categoria di «abuso» è utilizzata da alcuni ambienti ecclesiali come una schermata per coprire le loro azioni e giustificarsi, invece di entrare veramente nel campo della verità. La accusa di abuso è spesso diretta contro chi è realmente vittima di dinamiche abusive : come accade talvolta in relazioni familiari disfunzionali, quando l’abusatore inverte il ruolo e si presenta come vittima, accusando l’altro. Chi parla dell’abuso nella Chiesa oggi? Da quale posizione, con quale esperienza reale e, soprattutto, con quale storia ? Se chi elabora i criteri per riconoscere l’abuso spirituale e di coscienza appartiene allo stesso sistema che ha operato con metodi opachi, titoli discutibili e decisioni non trasparenti , il rischio è chiaro: utilizzare il linguaggio dell’«abuso» non per gettare luce, ma per blindare una struttura di potere e giustificarla agli occhi dell’opinione pubblica ecclesiale.
In tutti i paesi ci sono guru a cui i vescovi ricorrono sistematicamente nei casi problematici. La loro attività fa parte di una pratica ecclesiale che tende a interpretare l’angoscia del clero quasi esclusivamente dalla prospettiva dell’orientamento sessuale , concentrandosi su aspetti marginali. Non sono mancate svolte drammatichecon sacerdoti inclusi in programmi di accompagnamento che si sono tolti la vita. Si presentano come «psicologi e psicoterapeuti «. Anche a Bose si è iniziato a parlare di abusi di autorità , ma senza che si presentassero esempi concreti né prove di incidenti reali; si è fatto riferimento alle «difficoltà di carattere» del fondatore, ma questo, in sé, non basta a sostenere l’accusa che abbia commesso abusi. Dottrina della Fede lavora da anni per arrivare a una definizione chiara di abuso spirituale e abuso di coscienza , ma per ora tutto segue il modus operandi abituale della giustizia canonica: si accusa di abuso persone indifese, senza alcuna prova reale del presunto abuso, mentre si concede protezione sfacciatamente a persone per le quali non solo ci sono prove, ma l’abuso commesso è evidente. In questo momento della Chiesa può darsi che la diagnosi sia corretta, ma il medico non è credibile. Non basta trovare un nuovo lessico —»abuso spirituale», «abuso di coscienza», «contesto sistemico»— se le pratiche rimangono le stesse di sempre: decreti senza motivazione, relazioni, amicizie e contatti segreti, persone zittite, fondatori espulsi senza che questi ultimi e la comunità dei fedeli possano sapere su quali atti concreti si basano decisioni così gravi. Il rischio è evidente: parlare di abuso (degli altri) per non toccare il proprio , trasformando la dovuta attenzione alle vittime in un’operazione di immagine con cui l’istituzione si assolve e si presenta come «riformata», senza essere passata realmente attraverso il giudizio della verità.
Si sente frequentemente il concetto di cultura della cancellazione , » guerra contro il passato » e «distruzione di simboli». Invece di interpretare il passato, lo si giudica ; invece di comprenderlo, lo si trasforma in un accusato collettivo. Il sociologo Frank Furedi, in The War Against the Past , descrive bene questo fenomeno: quando iniziamo a incolpare il passato e ad attaccare figure storiche che fino a poco tempo fa erano rispettate. Monumenti vandalizzati perché commemorano figure considerate «problematiche»; musei sfigurati, curricoli scolastici di storia trasformati in un campo di battaglia ideologico, dove l’importante non è più comprendere ciò che è accaduto, ma usare il passato per rafforzare le identità politiche presenti.
Queste tendenze non mancano voci nel mondo cattolico. L’atteggiamento di «anno zero», per esempio, si riconosce in molti cambiamenti nel governo ecclesiale : ci sono priori che, non appena eletti, lasciano chiaro che il loro predecessore deve andarsene : non solo lasciando l’incarico, ma allontanandosi fisicamente dal monastero, come se la sua presenza fosse un ostacolo; in alcune comunità, specialmente dove già esiste una crescente crisi di vocazioni , il primo passo della nuova rotta sembra essere la destituzione del padre che ha fondato o guidato. «Da oggi inizia la vera storia; prima, al massimo, un passato problematico da correggere». Si costruisce una narrazione che rende il predecessore «non più adatto», «non più affidabile», «non più accettabile «. Si parla di «abuso», «cattiva interpretazione del carisma», «cattivo esercizio dell’autorità «, ecc. Si diffondono rumors, ricostruzioni accuratamente elaborate, menzogne e allusioni. Nella versione ecclesiale della cultura della cancellazione : non si abbattono statue di marmo, ma si eliminano i padri vivi. La Chiesa non può essere una comunità di orfani che hanno ucciso i loro padri, né un popolo senza memoria, schiacciato da un presente ideologico.
Andiamo in Francia dove il suo presidente ha pronunciato un discorso nazionale elogiando il quadro laico del paese nella stessa data in cui storicamente è iniziato un conflitto tra il governo francese e la Chiesa Cattolica. Il discorso , destinato a unire i cittadini agli ideali repubblicani e Macron ha affermato che la legge del 1905 è fondamentale per le libertà francesi contemporanee. Ha elogiato che l’accordo laico «non imponga alcuna credenza al cittadino» e si mantenga «neutrale; non distingue tra coscienze, rendendole libere». Macron ha affermato che la “Repubblica laica” significa che la Francia non rappresenta “un’identità nata da origini culturali, religiose o particolari”, e ha elogiato la legge del 1905 come “la culminazione della Rivoluzione Francese”. Ha collegato strettamente la legge con il sistema educativo della Francia, dicendo che l’istruzione pubblica era “inseparable dal laicismo” e forniva “una conoscenza positiva libera da qualsiasi assegnazione religiosa, culturale o di identità”. Il presidente non ha menzionato il caso del padre Jacques Hamel , che è stato vittima di un attacco terroristico islamista di alto profilo con motivi religiosi nel 2016, quando due aggressori musulmani gli hanno tagliato la gola mentre celebrava messa. Due mesi dopo la promulgazione della celebrata legge , nel febbraio 1906, il Papa San Pio X ha pubblicato l’enciclica Vehementer Nos , che condannava lo statuto come una rottura nella relazione storica della Francia con la Santa Sede. Il Papa ha affermato che la legge aveva «rotto violentemente gli antichi legami che univano la sua nazione alla Sede Apostolica» e ha qualificato l’evento di «disastroso tanto per la società civile quanto per la religione».
L’enciclica ha respinto il principio di separazione Chiesa-Stato come una «tesi assolutamente falsa, un errore molto pernicioso». Pio X ha argomentato che la legislazione sottometteva la Chiesa «al potere civile» trasferendo l’amministrazione dei beni religiosi ad associazioni laiche regolate dallo Stato, lasciando i vescovi e il clero senza controllo legale sulle chiese, i seminari né i beni parrocchiali. Il Papa ha avvertito che le disposizioni della legge “calpestano” diritti di proprietà ecclesiale stabiliti da tempo dichiarando che le chiese anteriori alla Rivoluzione sono proprietà statale o municipale. Dopo l’implementazione della legge del 1905, i cattolici francesi hanno sperimentato severe limitazioni alla loro libertà di culto, insieme a incursioni dello Stato nei beni e nel personale della Chiesa. Tra il 1901 e il 1906, le leggi governative sulle associazioni religiose hanno provocato l’esilio di migliaia di membri di ordini religiosi e la chiusura della maggior parte delle scuole cattoliche in Francia. Queste espulsioni e soppressioni sono state menzionate da Pio X, che ha descritto «la dispersione e dissoluzione degli ordini religiosi, e il rifiuto dei loro membri… fino alla miseria assoluta».
I soldati hanno invaso la Grande Chartreuse , la casa madre emblematica dell’ordine ascetico e contemplativo dei certosini, e chiusero il monastero con la forza , espellendo i suoi fratelli religiosi. Le case religiose di tutto il paese hanno subito l’interferenza del governo. Si sono tolti i simboli religiosi dai tribunali e dagli edifici pubblici. Si è limitata l’istruzione religiosa nelle scuole. Le istituzioni caritative cattoliche, come gli ospedali, sono state confiscate dallo stato e non sono state restituite; Pio X ha riassunto queste misure nella sua enciclica. Macron celebra ciò che realmente fu una serie di violazioni da parte dello Stato delle libertà di proprietà, istruzione e libertà religiosa dei cristiani.
La donna canadese Jolene Van Alstine le è stata approvata la morte mediante eutanasia sanzionata dallo stato perché ha dovuto sopportare lunghi tempi di attesa per ottenere ciò che lei considera un’attenzione adeguata per una rara malattia paratiroidea. La nota giornalista statunitense Beck si è interessata al caso «Jolene non ha un passaporto per entrare legalmente negli USA, ma il mio team è stato in contatto con il Dipartimento di Stato del presidente (Donald) Trump». «L’unica cosa che posso dire per ora è che sono consapevoli dell’urgente necessità di salvare vite e abbiamo ricevuto una chiamata molto positiva». Beck afferma di essere in «contatto con Jolene e suo marito» e che aveva «chirurghi che ci hanno mandato email e erano pronti ad aiutarla». Più di 23.000 canadesi sono morti mentre erano in liste d’attesa per ricevere cure mediche mentre il governo del primo ministro Mark Carney si concentra sull’espansione dell’eutanasia. Un nuovo rapporto della Coalizione per la Prevenzione dell’Eutanasia ha rivelato che il Canada ha praticato l’eutanasia su 90.000 persone dal 2016, anno in cui è stata legalizzata.
La diocesi di Chiavari ha pubblicato un opuscolo che segna una nuova discesa nell’abisso della distruzione del matrimonio cristiano e della famiglia cristiana. Si chiama » Non c’è amore più grande » ed è un opuscolo pubblicato dal Servizio Diocesano di Pastorale Familiare, il cui obiettivo è «raccogliere storie d’amore della nostra diocesi». Dimenticate le testimonianze per ispirare il desiderio di santità nelle coppie, niente, più «imperfezione» c’è, meglio è. Ciò che si chiama imperfezione è in realtà una vita che contraddice completamente gli insegnamenti della Chiesa e di Gesù sulla morale, la famiglia e il matrimonio. L’ opuscolo ci mostra le vite di Marco e Michele, due omosessuali che vivono insieme e parlano di quanto sia bello «vivere il nostro amore reciproco con maggiore libertà, anche all’interno della nostra comunità». Oltre alle due storie gay prese come modello , troviamo anche quella di Alessandra e Luca, due ex coniugi, divorziati e in unione civile, che non nascondono di aver violato le «regole di Dio» per comprendere meglio il suo volto (!) senza rinunciare a «quel ideale d’amore che hanno sempre anelato». Come al solito, il vescovo in silenzio e ciò che può essere peggio, i fedeli non sorpresi perché la loro diocesi è abituata alle iniziative omosessuali. Esiste un’associazione chiamata La Nassa , con sede nella parrocchia di Sant’Anna, che organizza Sextival , il festival della salute sessuale. Il passo successivo è dichiarare le pratiche omoerotiche pienamente integrate nel corpus della famiglia naturale e cristiana, con l’approvazione dei vescovi.
Il vescovo di Rottenburg in Germania presume che Roma riconoscerà formalmente il nuovo organismo nazionale all’interno della Chiesa cattolica in Germania. Auspica il sacerdozio di uomini sposati e di provata efficacia, e il diaconato femminile; il semovente risponde al nome di Klaus Krämer: «considero la Conferenza Sinodale un passo storico . C’è stato un significativo avanzamento nel Comitato Sinodale, che ha adottato gli statuti della Conferenza Sinodale e di cui sono membro da un anno: la fiducia e il consenso sono aumentati, e gli statuti sono stati approvati all’unanimità a Fulda. È stato impressionante! Si sentiva che stava accadendo qualcosa di importante. Presumo che Roma darà anche la sua approvazione. Attraverso la Recognitio, che è più di una mera approvazione, aumenterà ulteriormente l’autorità dello statuto e il suo prestigio in tutta la Chiesa».
«La Conferenza Sinodale può agire con un’autorità diversa e maggiore peso in molti affari sociopolitici a livello nazionale. Per esempio, in temi bioetici, la protezione della vita in tutte le sue fasi, questioni fondamentali della cultura democratica nel nostro paese, ma anche in questioni fondamentali della pastorale». «Il Papa ha espresso il suo desiderio di arrivare a un accordo. Credo che, effettivamente, siamo sulla strada per raggiungere un consenso con Roma riguardo alla struttura della Chiesa». «Mi rallegrerei se si aprisse la strada verso l’ordinazione di donne diaconesse. Ma, naturalmente, questo è un cammino che, almeno, tutta la Chiesa deve sostenere. Sebbene il documento romano più recente sia cauto al riguardo , percepisco, in generale, che l’apertura nella Chiesa universale alla possibile ordinazione di donne diaconesse sta aumentando.
Nella sua diocesi rimangono senza fedeli e senza sacerdoti, le 1.020 parrocchie legalmente indipendenti attuali si consolideranno in tra 50 e 80 «aree regionali». «Una volta stabilite, queste aree regionali diventeranno le nostre «nuove» parrocchie, e le parrocchie esistenti diventeranno luoghi di culto dove la vita parrocchiale continuerà». Il ruolo del sacerdote moderatore in unità più grandi, ciò che è possibile secondo il diritto canonico, deve anche essere definito con precisione. Perché, secondo il diritto canonico, una leadership che funzioni completamente senza la funzione del sacerdote è inconcepibile. Vogliamo stabilire la partecipazione dei laici nella leadership parrocchiale come una pratica consolidata, e non dovervi ricorrere come ultima risorsa». «Prevediamo che in dieci anni avremo un terzo in meno, e in 15 anni, la metà. Questo colpisce i sacerdoti, ma anche tutte le altre professioni pastorali». «Dal mio punto di vista, dovremmo concentrarci di più sul tanto dibattuto modello dei «viri probati», cioè uomini sposati che hanno dimostrato il loro valore nella vita familiare e professionale e possiedono il profilo umano, spirituale e teologico richiesto per il sacerdozio. La possibilità di ordinare sacerdoti questi uomini sposati mi sembra una via perfettamente percorribile».
«Una Chiesa povera per i poveri» è uno slogan privo di senso, che è diventato il motto dei vescovi liquidatori. Interessante articolo di Timothy Reichert, » Il maximalismo cristiano della proprietà «. Il suo argomento è semplice: i cristiani hanno perso il mondo perché hanno smesso di possederlo. E se i cattolici vogliono modellare qualcosa —scuole, quartieri, cultura, politica—, allora devono tornare a possedere cose. La dottrina sociale cattolica, dall’epoca di Leone XIII, ha affermato che la proprietà è buona e necessaria per il fiorire umano. A differenza dei romantici stolti che sembrano agire come se la Gerusalemme apostolica fosse la prima repubblica popolare del mondo , la Chiesa ha riconosciuto che la proprietà privata è un diritto umano. Stiamo vedendo che si vendono in massa beni delle parrocchie, delle diocesi, e con gli ordini religiosi in liquidazione. Lo chiamano «amministrazione», ma in realtà, è l’equivalente ecclesiale di una vendita di garage per finanziare spese operative: il denaro si raccoglie, si spende e non torna mai; assistiamo a un’amputazione istituzionale autoinflitta.
Gaetano Masciullo rivela ciò che i romantici della teologia della liberazione si rifiutano di riconoscere: una Chiesa senza capitale non può aiutare i poveri. Una Chiesa che dipende da sussidi governativi non può parlare profeticamente. Non c’è niente di peggio per i poveri di una «Chiesa povera per i poveri». Il triste è che ospitali, università, editori: non sono stati rubati, sono stati secolarizzati dalle nostre stesse mani. Una Chiesa che non esercita il potere inevitabilmente sarà governata da chi lo esercita. La Chiesa ha evangelizzato il mondo una volta perché possedeva beni: terre, scuole, ospedali, corporazioni, ministeri, tipografie, università. Non evangelizzerà di nuovo vendendo parrocchie, chiudendo scuole e lodando una «Chiesa povera» che non può nemmeno permettersi la sua missione. O i cattolici torniamo a essere una classe proprietaria —costruendo, comprando, controllando, modellando— o possiamo abbandonare la farsa e accettare il nostro ruolo di servi ben educati nell’impero di un altro.
Finendo. Viviamo immersi nel postmodernismo che implica uno scetticismo generalizzato su ciò che possiamo sapere fattualmente e nega ogni pretesa di verità (come quella proposta dal cristianesimo) che possa intendersi come universale. Il fenomeno colpisce anche chi ha fede, ma è immerso in questa “cultura”. Ogni rifiuto della Verità rivelata è impregnato di ragionevolezza e buone intenzioni (apertura, inclusione, tolleranza, legge), ma rapidamente sviluppa intolleranza, arbitrarietà, esclusione, emarginazione, chiusure cieche e rabbiose, fino alla violenza dittatoriale, vedendo dittature ovunque tranne che in casa propria. I nuovi atei hanno accelerato, per non dare tempo di contemplare, riflettere e pensare. Troppi cattolici sono pesci fuor d’acqua in espressioni ecclesiali secolarizzate, impregnate di postmodernità e senza un minimo di autocritica.
«…il potere dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; per questo, colui che nascerà Santo sarà chiamato Figlio di Dio».