Giovanni Paolo II e la difesa della vita umana

Giovanni Paolo II e la difesa della vita umana

La difesa della vita umana dal momento del concepción fu uno degli assi costanti del pontificato di san Giovanni Paolo II. Non si trattò di una questione secondaria né di una posizione congiunturale, ma di un principio morale non negoziabile, reiterato in documenti magisteriali, discorsi pubblici e viaggi apostolici. Per il Papa polacco, la vita del non nato non era un’astrazione teorica, ma la prova decisiva della coerenza morale delle società moderne.

In questo giorno dei santi innocenti ricordiamo la sua prima visita apostolica in Spagna, Giovanni Paolo II si espresse con una chiarezza che continua a interpellarci decenni dopo. Di fronte a una cultura sempre più disposta a relativizzare il valore della vita umana, il Papa formulò una domanda diretta, senza eufemismi né ambigüità:

«Chi negherebbe la difesa alla persona umana più innocente e debole? Alla persona già concepita, sebbene ancora non nata».

Una questione morale, non ideologica

In quel medesimo discorso, Giovanni Paolo II qualificò l’aborto per quello che è dalla prospettiva morale: «una gravissima violazione dell’ordine morale». Non appellava a una posizione confessionale chiusa, ma a un principio razionale basilare: mai può legittimarsi la morte diretta di un innocente. Per il Pontefice, qualsiasi sistema giuridico o politico che consenta, faciliti o promuova l’eliminazione di vite umane indifese incorre in una contraddizione radicale.

Il Papa andò ancora più lontano nel segnalare l’incoerenza di coloro che proclamano la dignità umana mentre negano protezione al più vulnerabile:

«Che senso avrebbe parlare della dignità dell’uomo, dei suoi diritti fondamentali, se non si protegge un innocente?».

La domanda non era retorica. Giovanni Paolo II avvertiva che una società che giustifica l’aborto mina dall’interno il concetto stesso di diritti umani, riducendoli a concessioni del potere e non a esigenze oggettive della giustizia.

La responsabilità dello Stato e delle istituzioni

Il discorso del Papa indicava anche una responsabilità concreta: quella dei poteri pubblici. Quando lo Stato non solo depenalizza l’aborto, ma lo finanzia, lo regola come un “servizio” o lo integra nei sistemi sanitari, si converte in agente attivo di una grave ingiustizia. Così lo espresse Giovanni Paolo II denunciando coloro che «facilitano i mezzi, i servizi privati o pubblici per distruggere vite umane indifese».

Questa denuncia non si limitava al piano individuale. Puntava a una deriva strutturale: la normalizzazione legale e culturale dell’eliminazione del non nato come soluzione a problemi sociali, economici o personali.

Un magistero vigente

Le parole pronunciate da Giovanni Paolo II in Spagna non appartengono al passato. Fanno parte di un magisterio coerente che il Papa sviluppò successivamente in documenti come Evangelium vitae, dove affermò che il diritto alla vita è il fondamento di tutti gli altri diritti.

In un contesto culturale segnato dall’espansione dell’aborto, dell’eutanasia e altre forme di disprezzo per la vita umana, l’insegnamento di san Giovanni Paolo II mantiene piena attualità. Il suo messaggio continua ad essere chiaro, ed è chiaro perché si appoggia su una verità elementare: senza la protezione del più debole, non c’è autentica dignità umana né vera giustizia.

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