La Commissione Europea ha deciso di non concedere finanziamenti alla Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa (FAFCE), mentre il Parlamento Europeo procede con risoluzioni che mirano a facilitare e finanziare l’aborto nell’ambito comunitario. La decisione ha provocato la reazione di diversi eurodeputati, che hanno annunciato iniziative parlamentari per richiedere spiegazioni a Bruxelles.
La FAFCE, fondata nel 1997 e composta da 33 associazioni di 20 Stati membri, ha come obiettivo la promozione e la difesa della famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna. A fine novembre si è saputo che la Commissione aveva respinto tutte le proposte di finanziamento presentate dalla federazione, nonostante alcune di esse si concentrassero su ambiti che la stessa Unione Europea dichiara prioritari, come la protezione dei minori dalla pornografia, il benessere digitale o la lotta contro la solitudine giovanile.
Secondo la documentazione inviata dalla Commissione, il rifiuto si è basato su presunte carenze relative all’approccio di genere e ai criteri di uguaglianza promossi dall’Unione. Il presidente della FAFCE, Vincenzo Bassi, ha denunciato pubblicamente che si tratta di una “discriminazione ideologica” contro un’organizzazione che difende la famiglia naturale, ricordando che la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE riconosce espressamente la protezione della famiglia sul piano economico, giuridico e sociale.
La federazione ha avvertito che, senza un finanziamento approssimativo di 150.000 euro —sia attraverso fondi europei o donazioni private—, non potrà mantenere i progetti in corso e sarà costretta a ridurre il personale e la presenza nei forum di dibattito a livello europeo.
Avanzamento delle iniziative proaborto
In parallelo, il Parlamento Europeo ha approvato questa settimana una risoluzione, non vincolante, che invita alla creazione di meccanismi finanziari per facilitare l’accesso all’aborto alle donne che si spostano in altri paesi dell’Unione per abortire. La risoluzione, legata all’iniziativa My Voice, My Choice, è stata approvata con 358 voti a favore, 202 contrari e 79 astensioni.
La proposta prevede che i costi di questi aborti transfrontalieri possano essere coperti mediante fondi pubblici, il che ha suscitato critiche da parte di settori provida e da alcune conferenze episcopali. La Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE) ha espresso la sua preoccupazione in un comunicato pubblicato poco prima del voto.
Interrogazioni alla Commissione Europea
Di fronte a questa situazione, eurodeputati del gruppo dei Patrioti hanno presentato interrogazioni parlamentari che mettono in discussione i criteri utilizzati dalla Commissione per escludere organizzazioni profamiglia come la FAFCE, mentre si promuovono iniziative favorevoli all’aborto. Tra loro figurano la vicepresidente del gruppo, l’eurodeputata ungherese Kinga Gál, e l’eurodeputato spagnolo Paolo Borchia.
I parlamentari hanno chiesto alla Commissione come intenda affrontare il declino demografico europeo se marginalizza enti che lavorano a favore della famiglia, mentre si destinano risorse a politiche che facilitano l’aborto.
La controversia torna a evidenziare la crescente tensione tra le istituzioni europee e le organizzazioni che difendono la vita e la famiglia da una prospettiva cristiana, in un contesto in cui Bruxelles è accusata di applicare criteri ideologici che limitano il pluralismo riconosciuto negli stessi trattati dell’Unione.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
