Il supremo maestro e tutore della Chiesa nel piano visibile è il Romano Pontefice, il quale segue l’ufficio consegnato dallo stesso Cristo all’apostolo san Pietro al essere costituito il primo Papa. Oh, sublime cattedra di san Pietro! Tanto sangue e sacrificio sono stati versati per difendere la sua integrità. Di fronte a tale grandezza dell’ufficio più sacro che esiste sulla faccia della terra, ciò ispira stupore nell’anima dell’uomo pio. Tutto ciò che ispira il Trono di san Pietro è materiale per una ampia meditazione sul potere e la forza dell’unica Chiesa fondata da Cristo Gesù.
Le forze occulte, conoscendo tutto ciò che è racchiuso nell’ufficio del Romano Pontefice, hanno tramato non per la sua distruzione, ma per sfruttare la sua influenza in tutti i ambiti, temporale e soprannaturale. Negli ultimi sessant’anni, diversi fattori hanno portato il Papa a ignorare —persino contraddire— il suo ruolo di sommo pastore delle anime affidate alla sua cura. Fattori come una nuova eclesiologia, una nuova concezione della sacralità petrina, la pressione del mondo e le mode, nuove tendenze, innovazioni dottrinali e, certo, la forte influenza delle forze menzionate all’inizio sono le cause del declino smisurato nelle azioni, opere e pensieri emanati dal Papa di turno.
Per più di un secolo è esistito un giuramento solenne, dedicato alla Santissima Trinità, in cui il Successore di san Pietro, dopo essere stato eletto come successore dell’apostolo san Pietro, pronunciava queste parole squisite in fedeltà al Deposito della Fede a lui affidato. Non si può sottovalutare né considerare poca cosa un giuramento; è questione di catechismo basilare conoscere la gravità di un giuramento, ancor più se è un giuramento fatto da colui che detiene il posto di essere il Vicario di Cristo. Uno dopo l’altro, i Romani Pontefici professarono questo giuramento al fine di legarsi spiritualmente al loro dovere, con parole chiare che descrivono il loro lavoro incessante, il quale devono esercitare fino a quando la morte li chiami a un giudizio severissimo per il rigore del ministero esercitato dalla loro persona.
Questa dichiarazione solenne appare incisa nel Liber Diurnus Romanorum Pontificum, che raccoglie le preghiere, riti, cerimonie e altre solennità riservate per l’uso del Papa. È così antica la presente professione di fede che si attribuisce al papa san Agatone I, il cui pontificato fu dal 678 al 681; la stessa fu utilizzata ininterrottamente, con eccezione di Giovanni Paolo II in poi. Per i concetti teologici contenuti, per il suo uso continuo fin da tempi immemorabili, per il trattamento delicato applicato a questo, si può determinare facilmente la sua appartenenza alla tradizione bimillenaria della Santa Madre Chiesa; ergo, non può essere disprezzato né soppresso come un mero pezzo storico di valore infimo.
Leggiamo a continuación la eccellente protesta della fede cattolica, elaborata indubbiamente dallo Spirito Santo e portata attraverso i secoli:
Giuramento Papale attribuito a Sua Santità il papa san Agatone
«Io prometto di non cambiare nulla della Tradizione ricevuta e, in nulla di essa —così come l’ho trovata custodita prima di me dai miei predecessori graditi a Dio—, immischiarmi, né alterarla, né permetterle alcuna innovazione.
Giuro, al contrario, con ardente affetto, come suo studente e successore fedele in verità, di salvaguardare riverentemente il bene trasmesso, con tutta la mia forza e massimo sforzo. Giuro di espurgare tutto ciò che sia in contraddizione con l’ordine canonico, se tale apparisse; di custodire i Sacri Canoni e Decreti dei nostri Papi come se fossero l’ordinanza divina del Cielo, perché sono consapevole di Te, il cui posto assumo per la Grazia di Dio, il cui Vicariato possiedo con il Tuo sostegno, soggetto a severissima resa di conti davanti al Tuo Divino Tribunale riguardo a tutto ciò che confesserò. Giuro a Dio Onnipotente e a Gesù Cristo Salvatore di mantenere tutto ciò che è stato rivelato da Cristo e dai Suoi Successori, e tutto ciò che i primi concili e i miei predecessori hanno definito e dichiarato. Manterrò, senza sacrificio della stessa, la disciplina e il rito della Chiesa.
Metterò fuori dalla Chiesa chiunque osi andare contro questo giuramento, sia esso qualche altro o io. Se io intraprendessi ad agire in qualcosa di senso contrario, o permettessi che così si eseguisse, Tu non sarai misericordioso con me nel terribile Giorno della Giustizia Divina. Di conseguenza, senza esclusione, sottomettiamo a severissima scomunica chiunque —sia esso Noi o un altro— che osi intraprendere qualche novità in contraddizione con la costituita Tradizione evangelica e la purezza della Fede Ortodossa e Religione Cristiana, o procuri di cambiare qualcosa con sforzi opposti, o convenga con coloro che intraprendessero tale blasfema avventura».
Analisi generale
Il sapore di cattolicità pura satura il palato del lettore devoto nel leggere questo grandioso impegno sacralizzato che procura di dare la sua vita per la santa fede. La sua diáfana nitidezza parla da sé. Questo giuramento consiste in una manifestazione inespugnabile della fede, unita all’agire descritto del cattolico fervente e zelante.
Per iniziare a esporre il patto divino, la prima cosa che salta agli occhi, dopo averlo letto integralmente, è l’atto di includere o vincolare ogni persona nei termini dello stesso: «sia esso qualche altro, o io», «sia esso Noi, o un altro». Questa inserzione di ogni persona nella rinomata promessa significa che dobbiamo custodire, in modo assimilato, conforme ai nostri doveri di stato e dovuta gerarchia, le obbligazioni che il nuovo Romano Pontefice assume su di sé. Non esiste modo di svincolarsi o passare sopra le esigenze manifestate, poiché il giuramento, nel complesso e nel dettaglio, segna la rotta inamovibile dell’autorità visibile della Chiesa. Se questa ha linee guida ben definite per il bene delle anime, queste potranno essere guida perenne in tutto il suo agire, sia per amore della verità sia per timore delle conseguenze così contundenti; in altre parole, se la testa è chiara, il resto del corpo si comporterà coerentemente.
In quest’ordine di idee, l’altro punto a cui dobbiamo fissare la nostra attenzione consiste in una grande verità di fede, oggi così occultata —persino vilemente violata—, fondata sui limiti del Papa sul Deposito della Fede: «Lo Spirito Santo fu promesso ai successori di Pietro, non in modo che essi potessero, per sua rivelazione, far conoscere qualche nuova dottrina, ma che, per sua assistenza, essi potessero custodire santamente e esporre fedelmente la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede». Questa citazione del sacrosanto e infallibile Concilio Vaticano I, nella Costituzione Dogmatica Pastor Aeternus, è stata calpestata in modo flagrante nelle ultime decadi, in modo tale che il fedelè di base considera il Papa come il padrone delle verità della fede. La papolatria si è viralizzata per vari fattori, corrente pericolosa per essere dannosa al senso della natura della Chiesa per quanto concerne la sua gerarchia. Perme nel giuramento uno spirito di intoccabilità di tutto ciò che deve ricevere come amministratore il Vicario di Cristo; queste sono cose sacre, divine e di valore inestimabile, motivo per il quale non sono entro il potere arbitrario di questo, ma si convertono nella sua custodia principale.
Per continuare a consolidare quanto enunciato nel paragrafo precedente, delineiamo questo tajantemente a continuación. No, il Papa non può sconvolgere duemila anni di fede. No, il Papa non può permettere ciò che prima era impensabile —pur utilizzando una apparente retorica sustentata con argomenti presumibilmente radicati nella tradizione, ma applicati erroneamente e improcedentemente—. No, il Papa non può censurare, limitare né eliminare qualcosa di medulare della Lex Orandi del Corpo Mistico di Cristo Gesù; proprio in questo punto possiamo vedere gli effetti laceranti di trasgredire quanto trasmesso fedelmente dagli Apostoli fino ai nostri tempi. No, il Papa non può, in nessuna circostanza, accomodare la fede alle esigenze della modernità rivoluzionaria, a una concezione nuova dell’uomo per un uomo moderno, per questa essere di indole liberale e in totale contraddizione con gli insegnamenti bimillenari (cf. Syllabus de Errores del beato papa Pio IX, n. 80).
Fissando lo sguardo su altri aspetti del giuramento, precisiamo in un altro attributo di questa testimonianza formale, dove il Successore di san Pietro si sottomette senza riserve alla salvaguardia, vigilanza e aguerrita belligeranza per amore del Re dei Re e Signore dei Signori. Oh, quanti esempi splendidi abbiamo negli annali della Chiesa, dimostrando il coraggio pastorale del Papa facendo il necessario per salvaguardare la fede e essere fedele al suo giuramento! Il Servus servorum Dei (Servo dei servi di Dio) deve essere il più arduo difensore dell’ortodossia e integrità degli insegnamenti apostolici: il primo all’attacco e alla difesa; il promotore delle misure disciplinari giuste contro gli infiltrati; il rettore cattedratico che esorta a tempo e fuor di tempo sulla verità, unito alla denuncia categorica delle minacce o pericoli esistenti. Mai si può permettere il lusso di esitare o dilatare qualche affare dove la salvezza delle anime sia in pericolo. Per essere di una gravità incalcolabile la sua opera come sentinella, il suo agire corrisponde a essere sommario, ma senza essere precipitato. Ci fa grande mancanza questa condotta rigida proveniente dalla Sede Petrina contro un numero abbastanza sostanziale di persone e gruppi causanti di stragi teologiche nella struttura ecclesiale.
Questo testamento di adesione inquebrantabile a Dio nel suo santo Vangelo, con i precetti che emanano da questo, è prova autoevidente del rigore di essere Vicario di Cristo in terra. Questo giuramento deve essere la parola d’ordine di guerra di ogni battezzato che ostenti il titolo di cattolico per la grazia di Dio. L’esempio deve essere dato da colui che ha maggiore responsabilità in qualsiasi istituzione o associazione; con maggior ragione richiede che sia così all’interno della società perfetta creata da Dio stesso. Un giuramento assicura oggettivamente il dovuto compimento delle labores pendenti da esercitare da chi lo realizza con solennità. Meditiamo le parole energiche di questa professione di fede che sigillano il destino del suo giuramentato: «Se io intraprendessi ad agire in qualcosa di senso contrario, o permettessi che così si eseguisse, Tu non sarai misericordioso con me nel terribile Giorno della Giustizia Divina».
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