Leone XIV alla Vergine di Guadalupe: «Ella risveglia negli abitanti dell'America la gioia di sapere di essere amati da Dio»

Leone XIV alla Vergine di Guadalupe: «Ella risveglia negli abitanti dell'America la gioia di sapere di essere amati da Dio»

Nel pomeriggio del 12 dicembre, memoria liturgica della Vergine Maria di Guadalupe, il Papa ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di San Pietro. In un’omelia pronunciata in spagnolo e con un marcato contenuto dottrinale e pastorale, il Pontefice ha presentato la Vergine come madre che genera unità, custodisce la fede del popolo cristiano e offre una risposta materna alla divisione, alla violenza e alla perdita di senso che attraversano sia la Chiesa che le società contemporanee.

Lasciamo qui di seguito l’omelia completa di Leone XIV:

Cari fratelli e sorelle:

Nella lettura del Siracide, ci viene presentata una descrizione poetica della Sapienza, un’immagine che trova la sua piena identità in Cristo, «sapienza di Dio» (1 Co 1,24), il quale, giunta la pienezza dei tempi, si è fatto carne, nato da una donna (cf. Ga 4,4). La tradizione cristiana ha letto anche questo passo in chiave mariana, poiché fa pensare alla donna preparata da Dio per accogliere Cristo. In effetti, chi se non Maria può dire «in me è tutta la grazia della via e della verità, tutta la speranza di vita e di virtù» (Si 24,25 NV)? Per questo, la tradizione cristiana non esita a riconoscerla come «la madre dell’amore» (ibíd. v. 24).

Nel Vangelo, ascoltiamo come Maria vive la dinamica propria di chi permette che la Parola di Dio entri nella sua vita e la trasformi. Come un fuoco abrasante che non può essere contenuto, la Parola ci spinge a comunicare la gioia del dono ricevuto (cf. Jr 20, 9; Lc 24,32). Lei, gioiosa per l’annuncio dell’angelo, comprende che la gioia di Dio si compie nella carità, e allora si reca in fretta verso la casa di Elisabetta.

Davvero le parole della Piena di grazia sono «più dolci del miele» (Si 24,27 NV). Basta il suo saluto per far esultare il bambino nel grembo di Elisabetta, e lei, piena dello Spirito Santo, si chiede: «Chi sono io perché la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,43). Quella letizia sfocia nel Magníficat, dove Maria riconosce che la sua beatitudine proviene dal Dio fedele, che ha volto i suoi occhi verso il suo popolo e lo ha benedetto (cf. Sal 66,2) con un’eredità più dolce del miele nei favi (cf. Si 24,20 NV); la presenza stessa del suo Figlio.

Durante tutta la sua esistenza, Maria porta quella gioia là dove la gioia umana non basta, là dove il vino si è esaurito (cf. Jn 2,3). Così avviene a Guadalupe. Sul Tepeyac, lei risveglia negli abitanti dell’America la gioia di sapere di essere amati da Dio. Nelle apparizioni del 1531, parlandogli in san Juan Diego nella sua lingua materna, lei dichiara che «desidera molto» che lì sorga una «casita sacra» da cui esalterà Dio e lo renderà manifesto (cf. Nican mopohua, 26-27). In mezzo a conflitti che non cessano, ingiustizie e dolori che cercano sollievo, Maria di Guadalupe proclama il nucleo del suo messaggio: «Non sono forse io qui, che sono tua madre?» (ibíd., 119). È la voce che fa risuonare la promessa della fedeltà divina, la presenza che sostiene quando la vita diventa insopportabile.

La maternità che lei dichiara ci fa scoprire figli. Chi ascolta «io sono tua madre» ricorda che, dalla croce, al «ecco tua madre» corrisponde «ecco tuo figlio» (cf. Jn 19,26-27). E come figli, ci rivolgeremo a lei per chiederle: «Madre, che cosa dobbiamo fare per essere i figli che il tuo cuore desidera?». Lei, fedele alla sua missione, con tenerezza ci dirà: «Fate quello che Egli vi dice» (Jn 2,5). Sì, Madre, vogliamo essere autentici figli tuoi: dicci come avanzare nella fede quando le forze decadono e crescono le ombre. Faccelo comprendere che con te, persino l’inverno si converte in tempo di rose.

E come figlio ti chiedo: Madre, insegna alle nazioni che vogliono essere figlie tue a non dividere il mondo in fazioni inconciliabili, a non permettere che l’odio marchi la loro storia né che la menzogna scriva la loro memoria. Mostragli che l’autorità deve essere esercitata come servizio e non come dominio. Istruisci i loro governanti nel loro dovere di custodire la dignità di ogni persona in tutte le fasi della sua vita. Fai di quei popoli, figli tuoi, luoghi dove ogni persona possa sentirsi benvenuta.

Accompagna, Madre, i più giovani, affinché ottengano da Cristo la forza per scegliere il bene e il coraggio per rimanere saldi nella fede, anche se il mondo li spinge in un’altra direzione. Mostragli che tuo Figlio cammina al loro fianco. Che nulla affligga il loro cuore affinché possano accogliere senza paura i piani di Dio. Allontana da loro le minacce del crimine, delle dipendenze e del pericolo di una vita senza senso.

Cerca, Madre, coloro che si sono allontanati dalla santa Chiesa: che il tuo sguardo li raggiunga dove il nostro non arriva, abbatte i muri che ci separano e li riporti a casa con la forza del tuo amore. Madre, ti supplico di inclinare il cuore di coloro che seminano discordia verso il desiderio di tuo Figlio che «tutti siano uno» (Jn 17,21) e li ristabilisci nella carità che rende possibile la comunione, poiché nella Chiesa, Madre, i tuoi figli non possiamo essere divisi.

Rafforza le famiglie: che, seguendo il tuo esempio, i genitori educhino con tenerezza e fermezza, in modo che ogni casa sia scuola di fede. Ispira, Madre, coloro che formano menti e cuori affinché trasmettano la verità con la dolcezza, la precisione e la chiarezza che nasce dal Vangelo. Incoraggia coloro che tuo Figlio ha chiamato a seguirlo più da vicino: sostieni il clero e la vita consacrata nella fedeltà quotidiana e rinnova il loro amore primo. Custodisci la loro interiorità nella preghiera, proteggili nella tentazione, incoraggiali nella stanchezza e soccorri gli abbattuti.

Vergine Santa, che, come te, conserviamo il Vangelo nel nostro cuore (cf. Lc 2,51). Aiutaci a comprendere che, sebbene destinatari, non siamo padroni di questo messaggio, ma che, come san Juan Diego, ne siamo semplici servi. Che viviamo convinti che là dove arriva la Buona Novella, tutto diventa bello, tutto recupera la salute, tutto si rinnova. «Quelli che si lasciano guidare da te, non peccheranno» (cf. Si 24,22 NV); assistici affinché non offuschiamo con il nostro peccato e la nostra miseria la santità della Chiesa che, come te, è madre.

Madre «del vero Dio per il quale si vive», vieni in aiuto del Successore di Pietro, affinché confermi nell’unica via che conduce al Frutto benedetto del tuo grembo, quanti mi sono stati affidati. Ricorda a questo tuo figlio, «al quale Cristo ha affidato le chiavi del Regno dei cieli per il bene di tutti», che quelle chiavi servano «per legare e sciogliere e per redimere ogni miseria umana» (S. Giovanni Paolo II, Omelia a Siracusa, 6 novembre 1994). E fa’ che, confidando nella tua protezione, avanziamo sempre più uniti, con Gesù e tra noi, verso la dimora eterna che Egli ci ha preparato e nella quale tu ci aspetti. Amen.

Aiuta Infovaticana a continuare a informare