Il Tribunale d’Appello di Hong Kong ha esaminato questa settimana il ricorso presentato dal cardinale Joseph Zen e da altri quattro amministratori del defunto Fondo Humanitario 612, condannati nel 2022 per non aver registrato formalmente l’organizzazione come società, come previsto dalla legislazione locale. Il giudice incaricato del caso ha annunciato che la sentenza sarà resa nota entro i prossimi nove mesi.
Un cardinale di 93 anni nuovamente davanti ai tribunali
Il cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong e una delle voci cattoliche più critiche sul controllo di Pechino sul territorio, è stato visto entrare in tribunale con mascherina, bastone e una piccola borsa, secondo quanto riportato da The Pillar. Insieme a lui ricorrono anche l’avvocata Margaret Ng, la cantante Denise Ho, l’exparlamentare Cyd Ho e l’accademico Hui Po-keung, tutti membri del trust che gestiva il fondo destinato ad aiutare i manifestanti prodemocrazia.
A novembre del 2022, i cinque sono stati dichiarati colpevoli e multati con 4.000 dollari di Hong Kong (circa 512 dollari statunitensi). Un sesto coinvolto, il segretario del fondo, Sze Ching-wee, è stato condannato separatamente e non ha presentato ricorso.
L’accusa: non registrare il fondo come società
Il processo non è stato direttamente collegato alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020, ma a un requisito amministrativo: registrare il fondo come società o richiedere un’esenzione. La procura ha sostenuto che, ricevendo donazioni pubbliche e agendo come un ente organizzato, il fondo rientrava nella definizione legale di “società”, anche se non disponeva di statuti formali.
La difesa ha sostenuto che gli amministratori credevano di non essere obbligati a registrarlo ai sensi della normativa sulle associazioni.
Il Hong Kong Democracy Council —organizzazione prodemocrazia con sede negli Stati Uniti— ha affermato che l’udienza ha trattato aspetti tecnici su se il fondo dovesse essere considerato una società o un trust, ma ha sostenuto che il vero sfondo del caso è politico, e che il cardinale e i suoi compagni stanno subendo persecuzioni per la loro difesa dei diritti civili.
L’origine del caso: il Fondo 612 e le proteste del 2019
Il Fondo Humanitario 612 è stato creato a giugno del 2019 per fornire assistenza legale e medica a persone detenute, ferite o colpite durante le massicce proteste contro la legge sull’estradizione, che permetteva di inviare gli accusati a essere giudicati nella Cina continentale. Sebbene il progetto di legge sia stato ritirato, la crisi politica ha portato all’imposizione della Legge sulla Sicurezza Nazionale nel 2020, che ha gravemente limitato le libertà civili.
La chiusura del fondo nel 2021 e gli arresti di figure pubbliche —incluso l’imprenditore cattolico Jimmy Lai— hanno alimentato i timori che leader religiosi critici, come il cardinale Zen, sarebbero stati anch’essi oggetto di ritorsioni.
Zen, simbolo di resistenza cattolica a Hong Kong
Sebbene si sia ritirato nel 2009, il cardinale Zen ha continuato a difendere apertamente la democrazia e la libertà religiosa. Il suo arresto dell’11 maggio 2022 è avvenuto inizialmente con sospetti di “collusione con forze straniere”, un reato grave ai sensi della Legge sulla Sicurezza Nazionale, sebbene alla fine gli sia stata imputata solo la violazione amministrativa.
Dopo la sua condanna, gli è stato permesso di viaggiare in Vaticano per partecipare ai funerali di Benedetto XVI nel 2023, e successivamente a quelli di Francesco ad aprile del 2025.
Un processo che segnerà il futuro della Chiesa a Hong Kong
La decisione del tribunale su questo ricorso sarà cruciale non solo per il cardinale Zen, ma anche per lo spazio di libertà della Chiesa cattolica a Hong Kong. Se la condanna sarà confermata, molti temono che si consolidi un precedente per perseguire altre attività ecclesiali da parte delle autorità.
