Il 20 novembre scorso, il Movimiento de Integración y Liberación Homosexual (Movilh) del Cile ha presentato un testo “infantile” intitolato Ariel es una niña. L'opera, distribuita con una prima tiratura di 5.000 esemplari per asili nido e biblioteche pubbliche, mira a promuovere le cosiddette «infanzie trans».
Il progetto conta sul sostegno di organismi statali come la Subsecretaría de la Niñez, la Defensoría de la Niñez e varie istituzioni educative, tra cui l'Università del Cile. Il libro non ricorre a messaggi nascosti: va dritto all'obiettivo, con una chiara carica di indottrinamento diretta ai più piccoli. Nella nota stampa pubblicata dal movimento, si afferma che il racconto:
“Narra in prima persona la storia di una bambina che scopre e afferma la sua identità con il sostegno della sua famiglia, della sua scuola e del suo ambiente. Attraverso le esperienze di Ariel (il suo armadio e giocattoli di tutti i colori, le sue amicizie, le sue domande, la sua visita al Cerro Santa Lucía e la lettera di un bambino trans, Matías) il racconto mostra che tutte le infanzie meritano di crescere senza paura, con autonomia, sicurezza e rispetto”.
Certamente, sotto questa retorica —così attentamente progettata per presentarsi come “inclusiva”— si nasconde una realtà evidente: permettere che questo tipo di testi penetri nell'educazione iniziale è, in pratica, un atto di corruzione diretta contro l'infanzia. Corrompe la sua innocenza e il suo sviluppo naturale. E lo fa con il beneplacito dello Stato.
Polemica dopo la presentazione
Dopo il lancio del libro, gli attivisti del Movilh hanno distribuito copie nella Biblioteca del Congresso cileno e tra vari deputati come parte di una campagna che presentano come “educativa”. L'azione ha generato reazioni immediate, specialmente tra i parlamentari di destra che hanno contestato il contenuto del testo e la sua consegna all'interno delle sedi legislative. Il più grave è che questi materiali non rimarranno nei corridoi del Congresso: saranno distribuiti direttamente negli asili nido e nelle scuole, dove i bambini non hanno alcuna capacità di filtrare l'indottrinamento travestito da racconti.
Un attivismo con precedenti
Movilh, fondato nel 1991 e membro dell'Associazione Internazionale di Lesbiche e Gay (ILGA), accumula dal 2001 più di 279 milioni di pesos cileni in finanziamenti statali, oltre al sostegno economico dell'Unione Europea, della Norvegia, dei Paesi Bassi e della Spagna. La sua influenza è cresciuta in parallelo all'agenda progressista promossa dall'attuale Esecutivo, che nel 2022 ha impulsato la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e ha lanciato un “Plan Nacional de Derechos Sociales LGBTIAQ+” per incorporare questi temi nelle scuole, nei centri sanitari e negli ambienti lavorativi.
Secondo informazioni di International Family News (IFN), il lancio del libro avviene in mezzo a crescenti contestazioni verso Movilh per il suo passato all'interno di ILGA, particolarmente dopo l'espulsione nel 1994 di gruppi pro-pedofili come NAMBLA. In quel processo, il fondatore del movimento, Rolando Jiménez, si è opposto pubblicamente alla depurazione interna che è stata realizzata dopo che ILGA ha perso il suo status consultivo presso l'ONU. Sebbene Jiménez sia stato allontanato, la sua influenza all'interno del movimento è continuata.
A ciò si aggiunge che Movilh ha sostenuto pubblicamente un attivista trans che successivamente è stato condannato per aver abusato sessualmente di minori, un episodio che ha riacceso il dibattito sul tipo di attivismo che si sta promuovendo sotto l'egida dello Stato e con risorse pubbliche. E, in questo contesto, l'entusiasmo governativo per portare i suoi materiali all'educazione iniziale risulta, come minimo, preoccupante. O, detto senza eufemismi: profondamente irresponsabile.
Aiuta Infovaticana a continuare a informare