Il mariologo statunitense Mark Miravalle, presidente del movimento Vox Populi Mariae Mediatrici, ha lamentato la confusione generata dopo la pubblicazione del documento Mater populi fidelis, emesso il 4 novembre dal Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF). In questa nota, l’organismo vaticano sconsiglia l’uso del titolo di Corredentora per la Vergine Maria e raccomanda di evitare espressioni che “oscurino l’unica mediazione salvifica di Cristo”.
In dichiarazioni a La Nuova Bussola Quotidiana, Miravalle —professore di mariologia presso la Franciscan University of Steubenville— ha difeso la validità teologica e tradizionale dei titoli di Corredentora, Mediadora e Avvocata, e ha ricordato che milioni di fedeli e centinaia di vescovi hanno chiesto alla Santa Sede una definizione dogmatica sul ruolo materno e redentore di Maria.
“Il titolo non pone Maria al livello di Cristo”
Miravalle riconosce l’intenzione del documento del DDF di riaffermare la primazia assoluta di Gesù Cristo come unico Redentore, ma avverte che negare l’uso del titolo di Corredentora ha generato confusione tra i fedeli. “Non è mai stato utilizzato nella tradizione cattolica né nel magistero papale per collocare Maria al livello della divinità di Gesù. Farlo sarebbe eresia e bestemmia”, ha sottolineato.
Il teologo ha ricordato che san Giovanni Paolo II ha impiegato il titolo di Corredentora in sette occasioni, al pari di santi come san Pio da Pietrelcina, santa Teresa di Calcutta, san Massimiliano Kolbe, san John Henry Newman e santa Teresa Benedetta della Croce. “Non si può considerare ‘inopportuno’ un titolo che ha servito per esprimere la collaborazione unica di Maria con e sotto Cristo nell’opera redentrice”, ha aggiunto.
I dogmi richiedono anch’essi spiegazioni
Il DDF sostiene che il termine “Corredentora” risulta inconveniente perché richiede spiegazioni costanti. Miravalle risponde che altri dogmi fondamentali —come l’Immacolata Concezione o la Transustanziazione— esigono anch’essi chiarimenti teologici, e tuttavia non per questo sono stati abbandonati. “Che un titolo richieda spiegazione non significa che debba essere scartato, specialmente se è stato usato da papi, santi e dottori della Chiesa”, ha notato il professore.
La “nuova Eva” e la dottrina della corredenzione
Il mariologo ha ricordato che fin dai primi secoli i Padri della Chiesa videro Maria come la “nuova Eva”. Ha citato sant’Ireneo di Lione, che insegnò che “così come Eva fu secondaria ma decisiva insieme ad Adamo nella caduta, Maria lo fu insieme a Cristo nella redenzione”. Il Concilio Vaticano II —ha aggiunto— riafferma questa dottrina in Lumen Gentium 56, dove si dice che Maria “con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per se stessa e per l’intero genere umano”. “Quel ruolo subordinato e decisivo di Maria con il nuovo Adamo è precisamente il senso del titolo di Corredentora”, ha spiegato.
Ecumenismo e verità dottrinale
Il documento del DDF afferma anche che l’uso di questi titoli potrebbe ostacolare il dialogo ecumenico. Miravalle ricorda che la bozza del 1962 del testo mariano del Vaticano II includeva il titolo di Corredentora, e che una sottocommissione lo ritirò per prudenza pastorale, non per errore teologico. “Lo stesso concilio riconobbe che l’espressione ‘Corredentora del genere umano’ è in sé stessa verissima”, ha notato. A suo giudizio, l’unità dei cristiani non deve essere cercata a costo di minimizzare la verità piena su Maria, come insegnò san Giovanni Paolo II in Ut Unum Sint. “La Vergine è la Madre dell’unità, non un ostacolo per essa”, ha insistito.
Maria Mediatrice di tutte le grazie
Il teologo mette in dubbio anche che il DDF abbia messo in dubbio il titolo di Mediatrice di tutte le grazie. Ricorda che per quattro secoli i papi hanno sostenuto questa dottrina, da Benedetto XIV (1749) a Leone XIV, che il 15 agosto del 2025 usò espressamente il termine Mediatrix gratiarum in una lettera al cardinale Christoph Schönborn. “Il magistero ha insegnato che tutte le grazie redentrici di Cristo arrivano all’umanità attraverso la mediazione materna di Maria”, ha spiegato, lamentando che il documento “non citi nemmeno una volta questa dottrina papale costante”.
Un appello al quinto dogma mariano
Miravalle considera che la polemica sorta dopo Mater populi fidelis ha riacceso l’interesse per una definizione dogmatica che proclami Maria Corredentora, Mediatrice e Avvocata. “La confusione attuale dimostra la necessità di una definizione solenne che chiarisca chi è Maria e cosa significa la sua cooperazione con Cristo”, ha affermato.
Il movimento che presiede, Vox Populi Mariae Mediatrici, ha raccolto più di otto milioni di firme in 150 paesi, sostenute da circa 700 vescovi e cardinali, a favore di questo quinto dogma mariano. Miravalle conclude ricordando il cardinale John Henry Newman, che sosteneva che “l’autorità ecclesiastica deve ascoltare i fedeli nel discernimento dello sviluppo dottrinale”. “Prego affinché la Santa Sede pratichi un’autentica sinodalità, ascoltando il popolo di Dio che chiede di onorare la Madre del Redentore”, ha detto.
