La sentenza conclude che non è stato provato che il sacerdote abbia danneggiato la buona fama di José Enrique Escardó, ostacolato la missione vaticana sul Sodalicio de Vida Cristiana né fomentato odio verso la Sede Apostolica.
Il Tribunale Ecclesiastico di Toledo ha emesso sentenza assolutoria a favore del Rvdo. P. Francisco José Delgado Martín, dopo aver analizzato le accuse presentate contro di lui per presunte ingiurie, ostruzione all’autorità ecclesiastica e promozione di avversione verso la Santa Sede.
Nella sua risoluzione, i giudici concludono all’unanimità che «non consta» che il sacerdote abbia commesso i delitti tipificati nei canoni 1390 §2, 1372 e 1373 del Codice di Diritto Canonico.
Il processo è sorto a seguito di una denuncia del signor José Enrique Escardó, il quale affermava che il P. Delgado avesse danneggiato la sua reputazione attraverso commenti sui social media. Tuttavia, il Tribunale ha considerato che, in base alle prove e alle testimonianze, è stato lo stesso Escardó a incorrere in espressioni diffamatorie contro sacerdoti e contro la Chiesa, mentre Delgado ha agito in difesa di questi.
Riguardo alla presunta ostruzione della missione pontificia sul Sodalicio de Vida Cristiana, la sentenza indica che non ci sono indizi che le dichiarazioni del sacerdote abbiano interferito con le decisioni della Santa Sede, la quale ad aprile ha disposto la suppressione di detta organizzazione mediante decreto del Dicasterio per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Allo stesso modo, il Tribunale ha scartato che nel programma di YouTube La Sacristía de la Vendée il P. Delgado abbia incitato all’odio o all’avversione contro il Papa o la Sede Apostolica. I giudici hanno evidenziato che, durante la trasmissione del 22 febbraio 2024, il sacerdote ha tentato di correggere le espressioni inappropriate di un altro partecipante e successivamente ha emesso una scusa pubblica, il che dimostra la sua intenzione contraria a qualsiasi atto di ostilità.
Di conseguenza, la sentenza dispone che il P. Francisco José Delgado sia assolto da tutte le accuse e ordina la pubblicazione e la notifica ufficiale della sentenza, conformemente ai canoni 1614 e 1615 del Codice di Diritto Canonico. Il verdetto è stato firmato nella sede del Tribunale Ecclesiastico di Toledo il 28 luglio 2025 dai giudici e dal notaio agente.
Sentenza integrale
(Di seguito si riproduce il testo integrale fornito dalle parti.)
voti corrispondenti e emettere sentenza.
12. Valutazione delle prove e conclusioni del Tribunale:
1) Riguardo alla buona fama del Sig. Escardó danneggiata dal Rvdo. Sig. D. Francisco José Delgado: secondo le dichiarazioni dell’accusato e dei testimoni proposti, i fatti indicano tutto il contrario, cioè, chi ha realmente danneggiato la fama è stato il Sig. Escardó e, nientemeno, la fama della Chiesa e dei sacerdoti, lanciando accuse generali e molto gravi. Infatti, la discussione raccolta negli atti (che si può apprezzare nelle copie delle conversazioni sui social media), è iniziata con un commento del P. Juan Razo sul deplorevole e offensivo cartellone della Settimana Santa di Siviglia, il che ha dato occasione al Sig. Escardó per calunniare e diffamare questo sacerdote e, una volta che è entrato nella conversazione il P. Francisco José Delgado, anche lui.
Il P. Francisco José ha difeso il P. Juan Razo dalle gravissime accuse pubbliche profuse dal Sig. Escardó, diventando così il centro dell’attacco di questo signore che è stato ancora più incisivo e calunnioso, superando tutti i limiti che si presumono in una condotta corretta e presumibilmente cristiana. Inoltre, il Sig. Escardó si presenta come “vittima di abusi” e, a causa dei commenti del P. Francisco José, si considera “rivittimizzato”; ora bene, in nessun momento si è dimostrato che sia vittima di abusi -si afferma solo che un superiore lo ha obbligato a mangiare riso con latte con ketchup, cosa che in nessun modo si tratta di un abuso sessuale o simile- e nemmeno si prova in nessun momento che si sia sentito rivittimizzato; di fatto, lui stesso si vanta sui social media del suo incontro con il defunto papa Francesco in relazione alle vittime del Sodalicio de Vida Cristiana, essendo stato risolto questo affare dal Dicasterio per la Vita Consacrata, mediante il decreto del 14 aprile 2025, firmato dal Superiore Generale del Sodalicio, sopprimendo questa organizzazione nella stessa sede del Dicasterio per gli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica. Pertanto, anche se è in corso la riparazione che si deve in giustizia alle vittime di questa organizzazione, non si può affermare che siano rivittimizzate e, tanto meno, il Sig. Escardó che si manifesta così pubblicamente; ciò è solo una scusa per diffamare e calunniare la Chiesa. Così dunque, le affermazioni del P. Francisco José, e di coloro che hanno fatto commenti sui social media sul suo confronto con il Sig. Escardó, sono sempre state dirette a difendere la Chiesa e i suoi sacerdoti. Non ci sfugge che, in questo scambio di calunnie e diffamazioni, si può apprezzare che il Sig. Escardó si definisce a sé stesso satanista, il che è molto lontano dal sentirsi diffamato e calunniato dal P. Francisco José Delgado; infatti, facilmente si possono verificare questi fatti attenendo alla sua identificazione pubblica sui social media. In questo senso, dobbiamo aggiungere ciò che è citato nel in iure di questa sentenza, vale a dire, che “il danno al buon nome di una persona può prodursi a causa delle sue proprie azioni, come accade quando qualcuno è coinvolto in una condotta pubblica scandalosa”, cosa che risulta verosimile nel comportamento del Sig. Escardó.
I testimoni che hanno dichiarato sono concordi con le dichiarazioni del P. Francisco José e corroborano le sue affermazioni e il suo modo di percepire i fatti. Dobbiamo sottolineare che, quando al Sig. Escardó è stato richiesto di dichiararsi in questa causa, ha risposto dicendo che non aveva nulla da dire, rimettendosi a ciò che aveva già manifestato al Dicasterio per la Dottrina della Fede, ma queste dichiarazioni sono sconosciute al nostro Tribunale. Così dunque, consideriamo che si debba dare piena credibilità a ciò che il P. Francisco José Delgado e i testimoni hanno dichiarato e non a ciò che suppostamente dice e accusa il Sig. Escardó.
Di conseguenza, non si prova che il P. Francisco José Delgado Martín abbia commesso il delitto contemplato dal c. 1390 §2.
2) Riguardo alla Missione Speciale al Sodalicio de Vida Cristiana, impedita dal Rvdo. Sig. D. Francisco José Delgado: in funzione di quanto detto anteriormente, non si prova che i commenti e le azioni del P. Francisco José Delgado abbiano impedito la missione speciale che la Santa Sede ha portato a cabo contro il Sodalicio de Vida Cristiana. Nei mezzi ufficiali della Santa Sede si dice che, il 15 aprile, il Dicasterio per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha emesso una nota pubblica firmata dalla Prefetta, Suor Simona Brambilla, che dice: «Conclusa l’indagine ordinata dal Santo Padre Francesco il 05 luglio 2023, al fine di verificare la validità delle accuse su responsabilità di diversa natura, attribuite al Sig. Luis Fernando Figari e a diversi altri membri del Sodalicio de Vida Cristiana, si è deciso di sopprimere sia le Società di Vita Apostolica del Sodalicio de Vida Cristiana e della Fraternità Mariana della Riconciliazione, sia le Associazioni di Fedeli delle Serve del Piano di Dio e del Movimento di Vita Cristiana», e prosegue dicendo: “sono stati notificati i rispettivi decreti di soppressione, emessi dal Dicasterio per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e confermati in forma specifica dal Santo Padre”. Di conseguenza, nulla si prova che ci porti ad affermare che il comportamento dell’accusato abbia impedito la potestà dell’autorità ecclesiastica. Infatti, bisogna avvertire che, affinché questo delitto sia tipificato secondo la dottrina canonica, è necessario che esista la piena impossibilità di esercitare l’atto potestativo dell’autorità e, nel caso presente, la risoluzione del citato Dicasterio riguardo al Sodalicio, prova tutto il contrario.
Pertanto, non consta che il P. Francisco José Delgado abbia impedito l’esercizio della potestà ecclesiastica della Missione Speciale al Sodalicio che gli si accusa a tutela del c. 1372.
3) Riguardo al programma della Sacristía de la Vendée, in cui si imputa al Rvdo. Sig. D. Francisco José Delgado di suscitare l’avversione o l’odio verso la Sede Apostolica: sia dalla dichiarazione del P. Francisco José Delgado, sia da quella dei testimoni, si conclude che lui, coordinatore di questa tertulia sulla piattaforma YouTube, non è responsabile dei commenti che versano i contertuliani, ma ciascuno lo è in funzione di ciò che manifesta e afferma. Il giorno degli atti, 22 febbraio, quando nei saluti il P. Gabriel Calvo Zarraute fa una deplorevole e inopportuna battuta, immediatamente il P. Francisco José tenta una e altra volta di deviare il corso della discussione essendo consapevole della gravità delle affermazioni del P. Gabriel Calvo Zarraute. Anzi, quando queste affermazioni diventano pubbliche in altri mezzi, è il Direttore di Vida Nueva che guida tutta una campagna contro i sacerdoti che intervengono nel programma La Sacristía de la Vendée, estraendo dal contesto le frasi e fomentando la diffamazione non solo di questi sacerdoti ma anche di terze persone. Così le cose, vedendo il corso degli eventi, il P. Francisco José Delgado emette una nota di scusa che reitera nuovamente in una delle successive emissioni di questo programma, unendosi gli altri sacerdoti collaboratori, eccetto il P. Gabriel Calvo Zarraute che non chiede scusa né corregge la sua condotta. Così si raccoglie negli atti e così lo corroborano i testimoni. Quanto accaduto si riassume così: il P. Francisco José Delgado è stato pienamente consapevole di ciò che comportava la supposta battuta del P. Gabriel, scatenando una valanga di accuse, e ha tentato di correggere ciò che è stato detto, ma senza contare con la scusa di chi realmente ha fatto la sfortunata affermazione.
Di conseguenza, non possiamo concludere affermando che il P. Francisco José Delgado ha fomentato l’avversione e l’odio al Santo Padre, con i requisiti giuridici che contempla questo delitto nel c. 1373. Infatti, secondo quanto abbiamo raccolto nella parte giuridica di questa sentenza, affinché sia tipificato questo delitto è necessario che esista un atto espresso della volontà che inciti all’odio verso la Sede Apostolica, cosa che qui non si prova. Il P. Francisco José Delgado, nella sua condizione di coordinatore della tertulia, ha tentato di correggere ciò che ha detto il P. Gabriel Calvo, che è stato realmente colui che ha pronunciato la sfortunata frase, essendo l’unico dei partecipanti che non si è ritrattato. Di conseguenza, non si prova che il P. Francisco José Delgado Martín abbia commesso il delitto contemplato dal c. 1373 e, di conseguenza, deve essere assolto.
Così dunque:
PARTE DISPOSITIVA
13. In virtù di quanto esposto, attese le ragioni di diritto e le prove dei fatti, i sottoscritti giudici, giudicando definitivamente, definiamo e sentenziamo che alla formula di dubbi legittimamente concordata dobbiamo rispondere e rispondiamo all’unanimità che:
NON CONSTA che il Rvdo. P. Francisco José Delgado Martín abbia commesso i seguenti delitti:
- Contro la buona fama del Sig. José Enrique Escardó, mediante alcuni messaggi pubblicati il giorno 29 gennaio 2024, in un social media;
- Aver impedito l’esercizio della potestà ecclesiastica della “Missione Speciale al Sodalicio de Vida Cristiana”, a causa delle dette interventi sui social media;
- Suscitare l’avversione o l’odio contro la Sede Apostolica, a tenor del c. 1373, nel programma della Sacristía de la Vendée, del 22 febbraio 2024.
Si pubblichi e si notifichi questa sentenza, a tenor dei canoni 1614 e 1615 del Codice di Diritto Canonico.
Così, lo pronunciamo e firmiamo a Toledo, nella sede del nostro Tribunale, a ventotto giorni del mese di luglio dell’anno duemilaventicinque.
Firma dei giudici e del notaio.
