Prevost non ha mai sospeso Lute dal ministero pubblico come sacerdote

Prevost non ha mai sospeso Lute dal ministero pubblico come sacerdote

Le registrazioni che Infovaticana sta rivelando riguardo all’indagine ecclesiastica controversa sul sacerdote Eleuterio Vásquez González, noto come Padre Lute, dimostrano che l’allora vescovo di Chiclayo Robert Prevost, non lo ha mai sospeso dal ministero pubblico. Il contenuto integrale del decreto di misure cautelari del 3 aprile del 2025, letto dall’istruttore diocesano Giampiero Gambaro davanti alle vittime, rivela che le restrizioni imposte sono state esclusivamente due: il suo ritiro dalla parrocchia di Eten e la limitazione delle confessioni. Nient’altro.

Nel nuovo audio, Gambaro legge testualmente il decreto di Prevost, in cui si dispone che il sacerdote “abbandoni temporaneamente la parrocchia e si astenga dall’ascoltare confessioni”. Non si menziona in nessun punto una sospensione dal ministero pubblico né un divieto generale di celebrare messa o esercitare funzioni sacerdotali. Di fatto, lo stesso delegato chiarisce alle vittime che Lute non era stato sospeso e che manteneva le facoltà proprie del ministero, con l’unica eccezione menzionata.

Ritirare da una parrocchia non equivale a proibire il ministero pubblico

Essere relevato da una parrocchia non implica essere privato del ministero sacerdotale pubblico. Molti sacerdoti non sono parroci e, tuttavia, celebrano messa, amministrano sacramenti ed esercitano liberamente il loro ministero. La figura del parroco è una funzione pastorale specifica, non una condizione giuridica necessaria per esercitare il sacerdozio.

Il canone 1333 del Codice di Diritto Canonico è chiaro: la sospensione di un chierico richiede un decreto formale che indichi espressamente le facoltà ritirate. In questo caso, non c’è stato tale decreto di sospensione, ma misure cautelari parziali che non hanno influenzato lo status clericale né l’esercizio pubblico generale del ministero. Pertanto, è falso affermare che Lute è stato sospeso dal ministero pubblico.

Il racconto ufficiale fino ad oggi ha portato a che tutti i media dessero per scontato che il sacerdote era stato sospeso, quando in realtà il decreto implicava solo il suo trasferimento e una restrizione puntuale. La lettura integrale del documento da parte di Gambaro pone fine a quella versione e ripristina la verità giuridica dei fatti.

Le prove in audio: il decreto letto da Gambaro

Le registrazioni mostrano chiaramente il contenuto reale del decreto di Prevost e le spiegazioni date dallo stesso istruttore ecclesiale. Di seguito, i frammenti più rilevanti:

Giampiero Gambaro:
“Il decreto di Prevost del 3 aprile 2022, quando voi vi eravate già avvicinati, primi contatti con la Chiesa, diciamo così, allora dice: Proibire al padre Eleuterio di amministrare il sacramento della penitenza. Confessione. Secondo, l’esercizio delle funzioni inerenti al suo ufficio di parroco, inerenti al suo ufficio di parroco, nella parrocchia, básicamente lo toglie da parroco della parrocchia di Santa María Magdalena nella Città Etén. Nient’altro. Nient’altro. Non gli proibisce di celebrare Messa né di riceverla né di nient’altro. Cornejo, ora qui non ce l’ho perché persino il padre… (incomprensibile) dove gli impone il divieto di celebrare Messa. Ma tra il 2022 e il 2023 non aveva divieto. Allora lamentabilmente il padre Julio, o non so chi, ti ha comunicato qualcosa di sbagliato.”

La lettura letterale del decreto da parte di Gambaro dimostra che le uniche restrizioni sono state la confessione e l’ufficio parrocchiale. Il sacerdote non ha perso le sue facoltà ministeriali generali e ha continuato a essere autorizzato a celebrare messa ed esercitare pubblicamente il suo ministero.

Avvocata: “Il normale —io che ho seguito per esperienza che ho nei casi—, il normale quando si tratta di un caso di abuso su minori, la prima cosa che si proibisce è la celebrazione della messa.”
Gambaro: “Non è stato il caso, eh, che posso dire. Contra facto, non valent argumenta, jeje, mi scusi il latino.”

Questa seconda conversazione conferma in modo rotundo che Prevost non ha proibito a Lute di celebrare messa né di esercitare pubblicamente il ministero. L’espressione latina usata da Gambaro —“contro i fatti non valgono gli argomenti”— riassume con ironia l’evidenza: i fatti contraddicono la versione ufficiale.

Con queste prove, è definitivamente accreditato che il decreto di Prevost del 3 aprile 2022 non ha sospeso il Padre Lute dal ministero pubblico. Le misure cautelari si sono limitate al ritiro temporaneo dalla parrocchia e alla restrizione di amministrare il sacramento della penitenza. Il sacerdote ha mantenuto le sue facoltà ministeriali ordinarie e non c’è stata, in nessun momento sotto l’episcopato di Prevost, sospensione dell’esercizio pubblico sacerdotale o limitazione specifica per celebrare messe solo privatamente.

La lettura completa del decreto da parte di Gambaro smentisce la versione diffusa da Elise Ann Allen nella biografia ufficiale del papa, dalla diocesi di Chiclayo in un comunicato di settembre 2024 e dallo stesso Robert Prevost, che nel luglio del 2024 ha risposto via email a Infovaticana riguardo alle misure prese in quel fascicolo.

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