TRIBUNA: Corredentrice, l'unica cosa inopportuna?

Di Mons. Alberto José González Chaves

TRIBUNA: Corredentrice, l'unica cosa inopportuna?

Di fronte alla pubblicazione della Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede su alcuni titoli mariani, che afferma che il titolo di Corredentrice risulta “inopportuno” nel momento presente, non intendo discutere, perché la Santissima Vergine non ha bisogno di controversie; ma sì condividere una certa perplessità.

La nota, approvata dal Santo Padre, mi sembra abbastanza accettabile per quanto riguarda la sua metodologia e gli argomenti esposti, sebbene mi infastidisca che ritenga inopportuno un titolo mariano nato dall’amore, non dalla confusione. La Chiesa non ha mai impiegato il termine Corredentrice per porre Maria allo stesso livello di Cristo, unico Redentore, ma per confessare simultaneamente due verità luminose: che Cristo è l’unico Salvatore e che la Vergine, per volontà divina, fu associata in modo singolare e unico all’opera redentrice. Chiamarla Corredentrice non diminuisce Cristo: esalta l’efficacia della sua Redenzione e aiuta a contemplare con stupore fino a dove può arrivare la grazia in una creatura che si lascia possedere pienamente da Dio. Per questo tanti santi, teologi e pontefici parlarono di questo titolo con amore e finezza teologica. Si deve sconsigliarlo oggi? Francamente, non lo so. Ma, concedo: forse sì. Ancora di più: forse è puerile la sensazione che ciò impoverisca l’amore filiale verso Maria. Tuttavia… è questo il più “inopportuno” che si debba segnalare oggi? Non ci sono stati altri fatti e decisioni molto più sconcertanti negli ultimi anni? Citiamo solo alcuni dei più salienti:

1. La parola corredentrice non offende nessuno. Lo fa invece chiamare “contatore di rosari”, “cetriolino in aceto” o “rigido” a chi vive con devozione la sua fede o ama la tradizione liturgica.

2. Non pochi nominati episcopali e di governo nella Santa Sede, a priori preoccupanti per il percorso dottrinale e/o pastorale degli eletti, e a posteriori, deplorevoli.

3. L’omaggio nella Sala Paolo VI del Vaticano a Lutero, l’eretico che originò la rottura più dolorosa nel cristianesimo.

4. La presenza ritualizzata e la venerazione della Pachamama in Vaticano, idolatria incompatibile con il culto dovuto all’unico Dio Uno e Trino.

5. La restrizione della liturgia tradizionale (fonte di santità per generazioni di fedeli ieri e di oggi), falsando gli argomenti su cui si basò.

6. La gestione ecclesiale durante la pandemia, chiudendo i templi per mesi, privando i fedeli dei sacramenti e imponendo la comunione in mano.

7. La Dichiarazione di Abu Dhabi, interpretabile come una certa equiparazione di tutte le religioni come cammini simili verso Dio, indebolendo così l’evangelizzazione.

8. L’ammissione di chi vive oggettivamente in adulterio alla Sacra Comunione, presentando lo stato di grazia in modo graduale.

9. Gli accordi con il governo di Pechino sul nombramento dei vescovi, lasciando numerosi cattolici cinesi —perseguitati per decenni per fedeltà a Roma— profondamente desolati, sentendo che si cedeva parte della libertà della Chiesa a un potere ostile alla fede.

10. La Dichiarazione Fiducia supplicans, percepita da innumerevoli fedeli e pastori come gravissima, esortando a benedire situazioni oggettivamente contrarie alla Legge di Dio, derivate da “peccati che gridano al cielo”, secondo la Sacra Scrittura.

Molti cattolici avrebbero aspettato una parola chiara su una qualsiasi di queste situazioni prima di un avvertimento riguardo a un titolo mariano tanto amato dal Popolo di Dio. Perché Maria non divide mai: conduce sempre a Cristo. La storia insegna che ogni volta che la Chiesa approfondì i privilegi di Maria, lo fece per proclamare con più forza la verità su Cristo. L’autentica mariologia non oscura mai Cristo; al contrario, lo rivela più puramente.

A che giova ora ridurre o sconsigliare espressioni mariane che tanti santi hanno usato per andare all’Unico Salvatore e Redentore?

I fedeli hanno bisogno di pastori che confermino nella fede e consolino nella confusione. Oggi, quando tanti non credono più nel peccato né nell’inferno, nella grazia santificante, nella Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, o nella vita eterna, è immediato segnalare l’inopportunità del titolo di Corredentrice?

Maria ha sempre protetto la Chiesa. Chiediamole oggi questa grazia, come a Mater Ecclesiæ. Corredentrice o Mediatrice? In questo momento non mi preoccupa troppo che entrambe le parole siano più o meno opportune; mi inquieterebbe che fossero eretiche, o stolte, che è ancor peggio, come quelle che sentiamo con troppa frequenza, senza che siano corrette.

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