Uf, meno male. Perché se lo avesse fatto in latino, allora sì che sarebbe arrivato il castigo fulminante. Ma a quanto pare, fintanto che non si invoca il Dominus vobiscum, tutto è permesso.
Viviamo tempi affascinanti: si può benedire praticamente qualsiasi cosa —coppie irregolari, animali domestici o persino automobili appena acquistate—, purché si faccia con un sorriso pastorale e un microfono wireless. Quello che non si può è celebrare la messa ad orientem, né usare la casula romana, né pronunciare più di tre frasi consecutive nella lingua che per secoli è stata sacra.
Perché quello sì che scandalizza.
Il nuovo criterio sembra essere semplice: i peccati gravi si gestiscono con “accompagnamento”, ma il latino con sanzione immediata. E così ci va. Alla misericordia infinita con chi reinterpretano la morale accompagna la tolleranza zero con chi amano la liturgia.
Meno male, insisto, che non lo ha fatto in latino. Se arriva a dire Benedicat vos omnipotens Deus, allora sì, sarebbe caduto tutto il peso della Curia. Ma fintanto che si mantiene nel registro inclusivo e nel tono spontaneo, può benedire ciò che vuole.
È il miracolo della Chiesa sinodale: tutto è flessibile, tranne il latino.
