Il Vaticano chiede discrezione sull'aborto in Andorra per guadagnare tempo

Il Vaticano chiede discrezione sull'aborto in Andorra per guadagnare tempo

Il dibattito sulla despenalizzazione dell'aborto in Andorra è tornato al Consell General questa settimana, segnato dalla tensione politica e dai segnali di prudenza provenienti dal Vaticano. Secondo quanto pubblica La Veu Lliure, il ministro Ladislau Baró ha riconosciuto che il calendario iniziale —che prevedeva un testo legislativo a novembre— è stato troppo ottimista e che la Santa Sede ha chiesto maggiore discrezione e tempo prima di qualsiasi avanzamento pubblico. Tutto questo dopo la visita che hanno fatto a Parolin qualche giorno fa.

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Dal gruppo Concòrdia, la deputata Núria Segués ha espresso la sua frustrazione per i continui rinvii: Portiamo avanti da due anni e ogni volta che ne parliamo giriamo in tondo. La parlamentare ha insinuato che nell'ultima riunione con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, si sono affrontate questioni sensibili sul ruolo del Coprincipato episcopale nella legislazione sull'aborto.

Roma chiede calma

Il ministro Baró ha ammesso che le sue dichiarazioni precedenti sono state affrettate: A novembre l'ho dato quasi per scontato, e mio Dio, mi dispiace averlo fatto. A volte l'ottimismo ti rende più coraggioso di quanto dovresti essere. Ha aggiunto che il dibattito, previsto ora per dicembre, deve essere gestito con calma: Il margine tra la Costituzione, la dottrina della Chiesa e i diritti riproduttivi delle donne è stretto e va affrontato con discrezione.

Il tono riflette un chiaro cambiamento nella strategia: Roma ha chiesto tempo e discrezione, consapevole che il tema dell'aborto minaccia di tendere i rapporti tra il Vaticano e il Coprincipato andorrano.

Un dialogo che inquieta

Ma il dibattito politico lascia intravedere qualcosa di più grave. Le dichiarazioni di diversi dirigenti andorrani indicano che si è parlato apertamente con Roma di diritti riproduttivi e di formule per sovvenzionare aborti all'estero, il che costituisce un indizio inconfutabile di dialogo sul finanziamento dell'omicidio dei non nati.

Di fronte a questo, la posizione del Vaticano sembra oscillare tra diplomazia ed evasione morale. Il cardinale Parolin, che ha reiterato pubblicamente il suo desiderio di armonia istituzionale, evita di pronunciarsi chiaramente sul fondo della questione e punta su una scala di grigi per contenere il conflitto e guadagnare spazio diplomatico prima di pronunciare un no definitivo.

¿E il coprincipe?

Secondo La Veu Lliure, si può permettere la despenalizzazione dell'aborto senza la firma del coprincipe episcopale, trasferendo la ratifica al coprincipe francese, come già fatto in altre riforme sensibili —come nel caso della legge sulla riproduzione assistita—. Questa formula, ancora incerta, potrebbe essere la chiave per rompere il blocco politico, ma rappresenterebbe anche un grave precedente morale: la rinuncia pratica di uno Stato cattolico alla sua identità.

Anche se il vescovo di Urgell non firmasse la legge, la Chiesa non potrebbe dissociarsi dal risultato, poiché ha partecipato a tutte le fasi di negoziazione. Se il testo arrivasse al Consell General, sarà stato in pratica benedetto dal Vaticano. La questione, quindi, non è solo legale ma spirituale: l'ambiguità di Roma di fronte all'aborto minaccia di trasformare il silenzio in complicità.