Leone XIV si è riunito lunedì 20 ottobre in Vaticano con quattro sopravvissuti e due rappresentanti di Ending Clergy Abuse (ECA), una rete internazionale che riunisce vittime di abusi sessuali commessi da membri del clero in più di trenta paesi. Secondo quanto riportato da Aciprensa, si è trattato del primo incontro di questo tipo dall'inizio del suo pontificato.
Un'udienza inedita nel pontificato di Leone XIV
L'incontro, che è durato circa un'ora nella Casa Santa Marta, è stato descritto dai partecipanti come un dialogo “profondamente significativo”. Gemma Hickey, presidente del consiglio di ECA e sopravvissuta a abusi clericali, ha dichiarato che “tutti ci siamo sentiti ascoltati”. Secondo quanto riportato da Vatican News, il gruppo aveva richiesto l'udienza in una lettera inviata dopo l'elezione del Papa e ha ricevuto l'invito come segno di apertura.
I rappresentanti di ECA non si sono limitati a raccontare le loro esperienze, ma hanno presentato proposte concrete. Janet Aguti, vicepresidente dell'organizzazione, ha spiegato che si sono recati “non solo per esprimere le nostre preoccupazioni, ma anche per esplorare come lavorare insieme per garantire la protezione di bambini e adulti vulnerabili in tutto il mondo”.
Esigenze di trasparenza e giustizia
In dichiarazioni citate da Reuters, Tim Law, cofondatore di ECA, ha sottolineato che l'intenzione del gruppo “non è la confrontazione, ma la responsabilità, la trasparenza e la disponibilità a camminare insieme verso soluzioni”. Tra le richieste, hanno posto la necessità di una normativa universale di espulsione dal ministero a fronte di una sola accusa credibile di abuso, simile alle misure implementate negli Stati Uniti dopo la crisi di Boston nel 2002. “Se ha funzionato lì, perché non può essere universale?”, hanno chiesto al Pontefice.
Il contesto: un rapporto scomodo per la Chiesa
L'incontro si è svolto pochi giorni dopo che la Commissione Pontificia per la Protezione dei Minori ha pubblicato il suo secondo rapporto annuale, in cui critica la lentezza di alcuni vescovi nell'applicare misure di protezione, denuncia la mancanza di sanzioni chiare ed esige un maggiore impegno nella riparazione delle vittime. Il documento avverte che la Chiesa continua a fallire nell'offrire trasparenza e giustizia, alimentando la diffidenza dei fedeli.
In un'intervista precedente concessa a Crux, Leone XIV ha riconosciuto che dare una risposta giusta alle vittime e, al tempo stesso, garantire i diritti degli accusati, costituisce “una delle grandi sfide” del suo pontificato. Il Papa ha insistito sulla necessità di una “compassione autentica e profonda” di fronte alla sofferenza provocata da sacerdoti, vescovi, religiosi o laici legati alla Chiesa.
Valutazione critica
Il gesto di Leone XIV è significativo: ricevere direttamente i sopravvissuti invia un messaggio di apertura che i suoi predecessori hanno tardato anni a dare. Tuttavia, la chiave non sta nell'udienza, ma in ciò che verrà dopo. Come avvertono le vittime, i gesti simbolici non sostituiscono le riforme concrete: sanzioni efficaci contro abusatori e insabbiatori, meccanismi universali di prevenzione e vera riparazione alle vittime.
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