Leone XIV nelle canonizzazioni: «La fede sostiene la vita della Chiesa e del mondo»

Leone XIV nelle canonizzazioni: «La fede sostiene la vita della Chiesa e del mondo»

Nella Piazza di San Pietro, il papa Leone XIV ha presieduto la canonizzazione di sette nuovi santi: Ignacio Maloyan, Pedro To Rot, Vincenza Maria Poloni, María Carmen Rendiles Martínez, María Troncatti, José Gregorio Hernández e Bartolo Longo. Nella sua omelia, il pontefice ha sottolineato che il dono più prezioso agli occhi di Dio è la fede, “lampada accesa” che i nuovi santi hanno saputo mantenere viva in mezzo a prove e sofferenze.

Con tono catechetico e pastorale, il Papa ha avvertito che senza fede il mondo precipita nel nulla, e ha ricordato che la preghiera autentica è quella che mantiene quel vincolo di fiducia con Dio. Ha presentato i nuovi santi come testimoni di speranza e di amore, esempi concreti di come vivere il Vangelo in contesti di persecuzione, malattia, missione e dedizione ai poveri.

A seguire, l’omelia completa di Leone XIV:

Omelia del Santo Padre Leone XIV

Santa Messa e canonizzazione dei beati: Ignacio Choukrallah Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, María del Monte Carmelo Rendiles Martínez, María Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros, Bartolo Longo
Piazza di San Pietro – XXIX domenica del Tempo Ordinario, 19 ottobre 2025

Cari fratelli e sorelle:

La domanda con cui conclude il Vangelo che abbiamo proclamato apre la nostra riflessione: «Quando verrà il Figlio dell’uomo, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Questo interrogativo ci rivela ciò che è più prezioso agli occhi di Dio: la fede, cioè il vincolo d’amore tra Dio e l’uomo. Proprio oggi abbiamo davanti a noi sette testimoni, i nuovi santi e le nuove sante, che con la grazia di Dio hanno mantenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono stati essi stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo.

La fede, paragonata a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, spicca; non perché questi beni siano spregevoli, ma perché senza fede perdono il senso. La relazione con Dio è di massima importanza perché Egli ha creato dal nulla tutte le cose, all’inizio dei tempi, e salva dal nulla tutto ciò che nel tempo finisce. Una terra senza fede sarebbe popolata di figli che vivono senza Padre, cioè di creature senza salvezza.

È per questo che Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, si domanda della fede: se scomparisse dal mondo, che accadrebbe? Il cielo e la terra rimarrebbero come sono, ma il nostro cuore mancherebbe di speranza; la libertà di tutti sarebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla. Senza fede in Dio, non possiamo sperare nella salvezza. La domanda di Gesù ci inquieta, sì, ma solo se dimentichiamo che è Egli stesso a pronunciarla. Le parole del Signore, infatti, sono sempre Vangelo, cioè annuncio gioioso di salvezza. Questa salvezza è il dono della fede che riceviamo dal Padre, mediante il Figlio, con la forza dello Spirito Santo.

Cari fratelli e sorelle, proprio per questo Cristo parla ai suoi discepoli della necessità di pregare “sempre, senza stancarsi” (Lc 18,1). Come non ci stanchiamo di respirare per sostenere la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima. La fede, certamente, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive della fede.

Gesù ci indica questo vincolo con una parabola. Un giudice rimane sordo alle persistenti richieste di una vedova, la cui insistenza lo porta, finalmente, ad agire. A prima vista, quella tenacia si presenta come un grande esempio di speranza, specialmente nel tempo della prova e della tribolazione. La perseveranza della donna e il comportamento del giudice, che agisce malvolentieri, preparano una domanda provocatoria di Gesù. Dio, il Padre buono, «non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano a lui giorno e notte?» (Lc 18,7).

Facciamo risuonare queste parole nella nostra coscienza. Il Signore ci sta chiedendo se crediamo che Dio sia giudice giusto per tutti. Il Figlio ci domanda se crediamo che il Padre voglia sempre il nostro bene e la salvezza di ogni persona. A questo proposito, due tentazioni mettono alla prova la nostra fede. La prima prende forza nello scandalo del male, portandoci a pensare che Dio non ascolti il grido degli oppressi né abbia pietà dell’innocente. La seconda tentazione è la pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi. Allora, la preghiera cessa di essere tale per diventare un ordine, con il quale insegniamo a Dio come essere giusto ed efficace.

Gesù, testimone perfetto della fiducia filiale, ci libera da entrambe le tentazioni. Egli è l’innocente, che soprattutto durante la sua passione prega così: “Padre, sia fatta la tua volontà” (Lc 22,42). Sono le stesse parole che il Maestro ci consegna nella preghiera del Padrenuestro. Qualunque cosa accada, Gesù si affida come Figlio al Padre; per questo noi, come fratelli e sorelle nel suo nome, proclamiamo: «È cosa retta e salutare, è nostro dovere e fonte di salvezza, darti grazie, Padre santo, sempre e in ogni luogo, per Cristo Gesù, tuo Figlio diletto» (Messale Romano, Preghiera eucaristica II, Prefazio).

La preghiera della Chiesa ci ricorda che Dio rende giustizia a tutti, consegnando la sua vita per tutti. Così, quando gridiamo al Signore: “dove sei?”, trasformiamo questa invocazione in preghiera, e allora riconosciamo che Dio è lì dove l’innocente soffre. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono. Egli vede il male e lo redime, caricandolo su di sé. Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, sulla croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli, non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per renderci come Egli è. Egli è la via, chi rifiuta la misericordia di Dio rimane nelle tenebre e chi accoglie il perdono accoglie la pace come dono del Padre, dono dato dallo Spirito.

Cari fratelli e sorelle, ora comprendiamo che le domande di Gesù sono un energico invito alla speranza e all’azione. Quando verrà il Figlio dell’uomo, troverà la fede nella provvidenza di Dio? È questa fede, precisamente, che sostiene il nostro impegno per la giustizia, perché crediamo che Dio salva il mondo per amore, liberandoci dal fatalismo. Perciò, chiediamoci: quando sentiamo la chiamata di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato per tutti? Egli è l’umile che chiama i prepotenti alla conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi santi di oggi. Non sono eroi, o paladini di un ideale qualunque, ma uomini e donne autentici.

Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il vescovo Ignacio Choukrallah Maloyan e il catechista Pedro To Rot; sono evangelizzatori e missionari come suor María Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vicenta María Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; sono benefattori dell’umanità con i loro cuori accesi di devozione, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernández Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità. Mentre peregriniamo verso quella meta, non ci stanchiamo di pregare, fondati su ciò che abbiamo imparato e crediamo fermamente (cf. 2 Tm 3,14). In quel modo, la fede sulla terra sostiene la speranza in cielo.

Aiuta Infovaticana a continuare a informare