Dilexi te, o applaudire con rossore al festival di Natale di tuo figlio… di 22 anni

Dilexi te, o applaudire con rossore al festival di Natale di tuo figlio… di 22 anni

C'è un momento in cui si smette di arrabbiarsi e si inizia semplicemente a guardare per terra, con la rassegnazione di chi assiste al festival di suo figlio sapendo che suo figlio ha già 22 anni e stempiature.
Lo stesso accade leggendo Dilexi te, la prima esortazione di Leone XIV. Non indigna: imbarazza.

È l'imbarazzo sereno di scoprire che il nostro Papa scrive come un redattore di ONG con sensibilità umanista e allergia al dogma.
Niente di grave, dicono alcuni. Solo il dettaglio che il successore di Pietro parla come se lavorasse per Save the Children.


Una teologia dei cartoni

Tutto inizia male con una frase che riassume il tono generale:

«In un mondo dove i poveri sono sempre più numerosi…»

No, Santità, non lo sono. I poveri, in senso materiale, sono meno che mai; i poveri in senso spirituale, probabilmente di più, ma lei non sembra riferirsi a quelli.
Il testo continua descrivendo le élite di ricchi nella loro bolla confortevole con la stessa profondità con cui una tertuliana della SER commenta la disuguaglianza.

E poi arriva la vetta poetica:

«Molti —uomini e donne— lavorano dalla mattina alla sera, a volte raccogliendo cartoni…»

Raccogliendo cartoni.
Così, senza contesto, senza metafora, senza teologia.
Come se il Papa avesse passato un po' di tempo sfogliando rapporti di Cáritas e avesse deciso di poetizzarli.
Laborem exercens parlava del lavoro come partecipazione alla Redenzione; Dilexi te parla di riciclare cartone. È quello che c'è.


Il pontefice e le frasi da calendario

Non mancano gli aforismi che farebbero la delizia di un community manager con il collare:

  • «L'amore non si impone, si propone.»
  • «Una Chiesa che non conosce nemici, ma solo uomini e donne da amare.»
  • «Bisogna guardare la realtà con gli occhi dei poveri.»

Tutto detto con quella modulazione tediosa del buonismo universale che ormai non pretende nemmeno di emozionare: solo di riempire spazio.

Il Magistero si è trasformato in un opuscolo motivazionale. Quello che prima era fuoco teologico —«le ricchezze del mondo sono letame»— ora è una charla TED:

«Il mondo ha bisogno di un'economia con volto umano.»


La grande sostituzione del verbo

La vecchia teologia parlava di redenzione, sacrificio, merito, grazia.
Dilexi te parla di strutture di ingiustizia, nuove povertà e volto umano.
È scomparso il peccato originale ed è entrata l'inequità.
Il Papa non esorta più alla conversione: esorta alla solidarietà.
Non chiama i santi: convoca gli agenti di sviluppo.

Il cristianesimo si sta trasformando in una ONG con incenso opzionale, e Dilexi te è il suo opuscolo fondazionale.
La Dottrina Sociale della Chiesa, che Leone XIII ha innalzato come un edificio di verità rivelata, qui si è ridotta a un'omelia di cooperante laico.


Il silenzio di coloro che pregano ancora

Si termina il testo senza rabbia, ma con una certa tristezza educata.
Come il padre che applaude con discrezione mentre suo figlio adulto canta stonato sul palco, perché non c'è più speranza di cambiamento, solo affetto stanco.

Si suppone che il Papa debba confermare i suoi fratelli nella fede.
Leone XIV, invece, ci conferma nel sospetto che il Magistero si sia trasferito al dipartimento di comunicazione delle Nazioni Unite.

E così continuiamo: raccogliendo, non cartoni, ma le briciole di ciò che un giorno fu la voce di Pietro.

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