Libero Milone: ex auditor denuncia che il Vaticano impedisce di scoprire la verità sulle sue finanze

Libero Milone: ex auditor denuncia che il Vaticano impedisce di scoprire la verità sulle sue finanze

Libero Milone, il primo auditor generale del Vaticano, ha deciso di non arrendersi nella lunga battaglia giudiziaria che trascina dalla sua improvvisa dimissione nel 2017. Dopo che la sua domanda di licenziamento ingiusto è stata respinta nel 2024, con l'obbligo di pagare 113.000 euro di spese, e che l'appello non ha avuto successo il mese scorso di luglio, l'ex auditor ha portato ora il suo caso alla Corte di Cassazione, la massima istanza giudiziaria della Città del Vaticano.

Milone sostiene che la sua uscita non è stata un fatto isolato né personale, ma parte di un movimento molto più ampio per frenare qualsiasi tentativo di risanamento finanziario nella Santa Sede.

Un licenziamento circondato da accuse e sospetti

La richiesta giudiziaria di Milone ammonta a 9,3 milioni di euro. L'ex auditor sostiene che sia lui che il suo vice, Ferruccio Panicco —deceduto dopo anni di lotta giudiziaria—, sono stati costretti a dimettersi dopo aver scoperto gravi irregolarità economiche nelle finanze vaticane.

La Santa Sede difese allora che Milone aveva agito come una spia, assicurando di avere prove inconfutabili. Tuttavia, quelle prove non sono mai state presentate. Un documento interno che spiegherebbe ufficialmente i motivi della sua espulsione non è stato mostrato né a Milone né al suo team. Il Vaticano non ha capito che stavo solo conducendo un'audit, ha ricordato l'ex auditor, citando le parole del cardinale George Pell, anch'egli emarginato in quel periodo.

Becciu e Giani, indicati ma non processati

Il nucleo del confronto giudiziario si concentra su chi dovesse essere il destinatario della domanda di Milone. I giudici vaticani sostengono che avrebbe dovuto presentarla contro l'allora sostituto della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, e contro Domenico Giani, capo della Gendarmeria Vaticana, entrambi responsabili del blitz che ha precipitato la sua dimissione.

Milone, tuttavia, lo considera un'assurdità. Afferma che non si è trattato di una decisione personale di quegli uomini, ma di un ordine istituzionale. Becciu, dice, ha agito protetto dal potere inerente al suo ruolo. Inoltre, i suoi avvocati ricordano che la legislazione applicabile al Vaticano obbliga a dirigere le domande contro la Segreteria di Stato come organismo datore di lavoro, e non contro individui specifici.

Un processo segnato da ostacoli e silenzi

L'ex auditor denuncia che durante il processo sono state prese decisioni giudiziarie che hanno impedito di difendersi pienamente. I giudici hanno persino richiesto l'eliminazione di venti pagine della sua difesa che descrivevano il lavoro di audit svolto, argomentando che risultavano offensive per l'alta direzione vaticana. È stato anche proibito l'intervento di testimoni che potevano aver supportato la sua versione.

È assurdo obbligare un querelante a ritirare le prove che giustificano la sua accusa, ha sottolineato Milone, qualificando la situazione come scandalosa. A suo giudizio, un tribunale non può trasformarsi in un muro di protezione per le alte sfere, ma dovrebbe essere un esempio di trasparenza e giustizia.

L'eco del cardinale Pell e un sistema chiuso

L'ex auditor non esita a paragonare il suo caso a quello del cardinale George Pell, il porporato australiano che è stato anch'egli allontanato dalla sua missione di riforma finanziaria. Entrambi, ricorda, sono stati spostati quasi nello stesso momento, cosa che lui interpreta come parte di un sistema progettato per blindare i privilegi e mantenere l'opacità: un sistema orwelliano di protezione del potere all'interno del Vaticano.

Milone afferma che la sua motivazione non è solo pulire il suo nome, ma completare il compito che ha assunto come primo auditor generale della Santa Sede, un lavoro che considera un dovere etico nei confronti dei fedeli cattolici. Avverte inoltre che finché il suo caso non sarà risolto, sarà impossibile attrarre un auditor indipendente e competente: nessun professionista serio vorrà compromettere la sua reputazione in un ambiente così ostile e privo di garanzie.

La battaglia continua

Malgrado tutti i colpi, Milone non rinuncia alla speranza che si faccia giustizia. Ha inoltre richiesto un'udienza privata con il Papa Leone XIV per spiegargli personalmente la situazione e avvertirlo della grave crisi finanziaria che, secondo lui, persiste in Vaticano al di là dei messaggi ufficiali di tranquillità.

Credo fermamente che il sistema di giustizia debba essere rispettato, anche quando sembra deviare. Per questo è essenziale completare l'intero processo, ha dichiarato. La sua determinazione indica che, qualunque sia la sentenza della Corte Suprema vaticana, la sua lotta è lontana dal concludersi.

 

Fonte: National Catholic Register

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