El obispo de San Sebastián , monseñor Munilla, figura sin la menor duda entre los más claros y valientes de España. Se le entiende siempre y siempre habla bien. Y con más mérito que otros pues tiene una diócesis verdaderamente difícil. Y en la que está consiguiendo más de lo que cabía esperar.
Acaba de decir una frase que me parece afortunadísima por su verdad y a la vez tristísima por la realidad que refleja: En España si no quieres tener hijos, los matas. Y si los quieres tener, los fabricas.
http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=29755
Pues a eso hemos llegado. Esa sociedad tenemos.
Y yo haría un ruego a algunos comentaristas cuya calificación me callo. Hace unos años si se alababa una pastoral, un acto, un nombramiento bueno de un obispo, que recomendara el rezo del santo rosario, organizase un acto de desagravio por un sacrilegio u ordenase un número notable de nuevos sacerdotes siempre llegaba alguno con la rebaja que entonces era: pero en su diócesis no hay misa tradicional. Hoy aquella murga parece haber desaparecido y no porque llame murga a la misa tradicional, a la que he defendido como pocos en España sino porque no tiene nada que ver la alabanza con la desautorización. Hay cosas que son dignas de loa aunque en ellas esté ausente la Virgen de Fátima, el escapulario del Carmen o los nueve primeros viernes. Aunque todo eso esté también muy bien.
Ahora la murga es otra: Vale, pero no ha dicho nada de la Amoris Laetitia. Pues por los motivos que sean, y algunos se le pueden ocurrir hasta al más tonto del pueblo, no lo ha considerado conveniente. Y además debemos considerar, pues es la regla hermenéutica lógica, que el obispo que no ha autorizado la comunión en pecado es por no considerarla la praxis de su diócesis. Al menos de momento. Y además pienso, puedo estar equivocado, que es lo que deben hacer. Que ya hacen bastante no siendo malteses, argentinos, alemanes o sicilianos. Con las excepciones que quepan. En Malta ninguna.
Los lectores pueden naturalmente suscribir lo que dice Munilla, criticarlo o callarse. Están en su derecho. Pero desautorizarlo por no haber mencionado la A.L. en lo que dijo me parecen ganas de buscarle tres pies al gato, de rizar el rizo y de reclamar heroicidades, que casi siempre suelen resultar trágicas, desde la cobardía de un nick que no supone la menor consecuencia. Así cualquiera se puede considerar laureado de San Fernando.
Uno, criticando al obispo de N no arriesga nada. Ganarme su antipatía, cosa que me la refanfinfla. El obispo no puede hacer nada contra mí por muy molesto que le resulte. Otra cosa sería que lo que yo digo estuviera en boca, o en tecla, de un sacerdote de la diócesis de ese obispo. ¿Es tan difícil de entender por pocas que sean las entendederas de algunos?
Carlos. Este Papa es un mediocre y ya te digo yo que ni va a rectificar ni a contestar los dubia.
Se marcó un objetovo para su papado, pasar a la Historia como el Papa que más alejados y separados de la Iglesia iba a integrar o reintegrar y le ha salido rana por los cuatro costados.
Si fuera un Papa de elevado espíritu rectificaría o contestaría a los dubia. Prro ni va arectificar ni por supuesto a contestar.
Espero que no tarde mucho en renunciar por motivos de salud, de no ser así el daño va a ser muy difícil de recomponer.
Libre, si Francisco metió la pata, como tú dices, que rectifique y conteste las dubia.
Si no las contesta, es porque lo que hizo lo hizo con conciencia de lo que hacia. No vale con dejar a cada Obispo la interpretación de A. Laetitia, y que lo que sea correcto en Alemania sea una herejía en Usa, por poner un ejemplo.
¿ No estábamos en la progresista Europa en contra de la pena de muerte ? Pues la Corte Europea acaba de sentenciar la pena de muerte para el inocente Charlie. ¿ Es culpable de ser un enfermo ? ¿ Ha resucitado Hitler ? ¿ Dirá algo el Papa Francisco o está demasiado absorbido por el ius soli ? ¿ Dirán algo nuestros obispos o solamente hay que hablar de inmigración y supuestos refugiados ?
Anche la Corte Europea vuole la morte di Charlie Strada spianata all’obbligo di decesso per i malati
di Ermes Dovico
28-06-2017 AA+A++
Charlie Gard con i genitori
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La strada perché i malati vengano obbligati a morire è spianata. Con una decisione a maggioranza resa nota attraverso un comunicato stampa ieri pomeriggio e il cui testo completo sarà diffuso oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), composta nell’occasione da sette giudici, ha dato ragione ai tribunali britannici e stabilito che il Great Ormond Street Hospital può staccare il supporto vitale di Charlie Gard, il bambino di dieci mesi affetto da una rara malattia genetica, che i genitori Chris e Connie avrebbero voluto portare negli Stati Uniti per un trattamento sperimentale. La Cedu ha dichiarato inammissibile il ricorso della famiglia e ritirata perciò la misura che prorogava le cure per il piccolo.
L’ospedale londinese ha comunicato ieri che non staccherà subito il respiratore. Probabilmente, come scritto in precedenza sul suo stesso sito, attenderà qualche giorno prima di togliere la ventilazione assistita e poi procederà con delle cure palliative. Il tutto mentre i siti inglesi riferiscono come i genitori, ricevuta notizia della decisione, siano “inconsolabili”. Dopo una battaglia estenuante per difendere il diritto alla vita del figlio, non potrebbe essere altrimenti. È già inconcepibile pensare che si debba ricorrere alla giustizia per domandare che il tuo bambino possa vivere, figuriamoci lo sconforto se quattro tribunali – uno dopo l’altro – te lo condannano a morte.
“La decisione è finale”, hanno sentenziato i giudici di Strasburgo, che affermano di aver tenuto conto del “considerevole margine di manovra lasciato alle autorità nella sfera che riguarda l’accesso alle cure sperimentali per malati terminali e nei casi che sollevano delicate questioni morali ed etiche, ripetendo che non è compito della Corte sostituirsi alle competenti autorità nazionali”.
Strano che questa incompetenza della Cedu, emanazione del Consiglio d’Europa e che dovrebbe garantire il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, non sia stata affermata in diverse altre rilevanti questioni morali, in cui ha di fatto ignorato le norme nazionali favorendo la diffusione del pensiero unico, innanzitutto riguardo all’agenda omosessualista. Nel caso di Charlie, l’osservanza di quella Convenzione da parte della Cedu avrebbe richiesto come logica conseguenza l’ordine di proseguire le cure, visto che le corti britanniche ne hanno violato ben quattro articoli, cioè l’articolo 2 (diritto alla vita), 5 (diritto alla libertà), 6 (diritto a un giusto processo) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare). Invece, i giudici di Strasburgo sono arrivati a scrivere che le sentenze dei loro colleghi del Regno Unito sono state “meticolose, complete”.
Purtroppo, va constatato che quest’ultima decisione è sì spaventosa, ma non sorprende più. Semmai, segna un terribile “salto di qualità” di una cultura mortifera che sta demolendo l’Occidente da almeno mezzo secolo a questa parte, ratificata dalle varie leggi contro la vita e la famiglia che sono state approvate nei nostri Paesi e che ora sono approdate alla richiesta dell’eutanasia come forma di “libertà”. Un inganno diabolico, nel senso letterale del termine. Laddove viene meno l’umana pietà, che può trovare linfa solo nell’amore irradiante di Cristo crocifisso, non c’è legge civile che tenga, per quanto chiara possa essere, non ci sono paletti che possano arginare il dilagare del male.
Quell’amore gratuito l’Europa lo sta rifiutando con crescente disprezzo, sostituendolo con un nichilismo che non ammette speranza. È per questo nulla che ci ritroviamo adesso in una situazione in cui prima tre diversi tribunali britannici e poi una corte sovranazionale hanno apertamente e spudoratamente calpestato precise norme nazionali e internazionali, negando a un bimbo di pochi mesi il diritto di ricevere le cure necessarie per vivere, ratificando il suo sequestro all’interno dell’ospedale che avrebbe avuto il dovere di curarlo, strappandolo alla potestà dei suoi genitori, sostituiti arbitrariamente da un tutore che ha chiesto in continuazione di far morire Charlie.
Al bambino e alla sua famiglia è stato negato perfino il diritto a un giusto processo: ricordiamo che la Corte Suprema aveva tenuto un’udienza lampo, negando una revisione completa, e ora la Cedu si è fermata a una “prima analisi” del ricorso. La Cedu non ha aspettato nemmeno la scadenza della proroga sul mantenimento delle cure che la Corte Suprema, accettando con riluttanza la temporanea richiesta degli stessi giudici di Strasburgo, aveva fissato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio. Come se la vita di Charlie non valesse nemmeno qualche giorno di riflessione in più. Come se ci fosse fretta di eliminare un innocente inerme, amato dai genitori e dalle decine di migliaia di persone che hanno combattuto e pregato per il suo diritto alla vita, contro una giustizia ribaltata e uno Stato che ricordano i regimi totalitari, che decidono chi è degno di vivere e chi no, con la differenza che oggi il linguaggio della propaganda è diventato perfino più subdolo e usa espressioni come “dignità nel morire” e “miglior interesse del bambino”.
Una propaganda contemporanea che sta addormentando le coscienze di troppi, convinti che il potere ci voglia dare la libertà dell’“autodeterminazione”, al punto da non aprire gli occhi nemmeno quando quello stesso potere decreta l’uccisione dei bambini come Charlie, dei nostri figli, dei nostri fratelli. Dei nostri disabili e anziani. È un potere che ragiona ormai solo in termini di numeri, efficienza e “costi”, veicolando una cultura dove per il senso dell’umano non c’è più spazio.
Questa cultura che pretende di spezzare il legame inscindibile tra creatura e Creatore ormai pervade tutto. Basti ricordare che appena cinque anni fa tantissimi si scandalizzarono – giustamente – a sentire le argomentazioni di due bioeticisti italiani, secondo i quali uccidere un bambino dopo la nascita è eticamente accettabile in tutti i casi in cui è consentito l’aborto. Allora pochi notarono che anche quest’ultimo è infanticidio. Oggi siamo arrivati al punto che diversi giornali e cittadini comuni non solo non si scandalizzano, ma addirittura giustificano l’ordine di infanticidio emesso su Charlie.
A monte del cortocircuito della giustizia di cui sopra, va poi ricordato che ci sono i medici che hanno seguito il caso di Charlie e tradito la loro vocazione. Gli ospedali nacquero grazie alla diffusione del cristianesimo, si moltiplicarono nel Medioevo quando venivano chiamati “Case di Dio”, con i cristiani che iniziarono a dedicarsi alla cura di tutti gli ammalati, senza distinzioni, perché nel volto dell’ammalato scorgevano Cristo sofferente. E sentivano risuonare il richiamo potente e amorevole delle Sue parole: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Se l’Europa non tornerà cristiana, nessun malato sarà più al sicuro. Intanto, noi dobbiamo continuare a pregare con fede salda. Lo dobbiamo a Charlie, ai fratelli più piccoli e a noi stessi. “O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto”.
AL 303. Pero esa conciencia puede reconocer no sólo
que una situación no responde objetivamente a la
propuesta general del Evangelio. También puede
reconocer con sinceridad y honestidad aquello
que, por ahora, es la respuesta generosa que se
puede ofrecer a Dios, y descubrir con cierta seguridad
moral que esa es la entrega que Dios mismo
está reclamando en medio de la complejidad
concreta de los límites, aunque todavía no sea
plenamente el ideal objetivo.
Duda número 5:
Después de “Amoris laetitia” n. 303, ¿se debe considerar todavía válida la enseñanza de la encíclica de San Juan Pablo II, “Veritatis splendor” n. 56, fundamentada en la Sagrada Escritura y en la Tradición de la Iglesia, que excluye una interpretación creativa del papel de la conciencia y afirma que ésta nunca está autorizada para legitimar excepciones a las normas morales absolutas que prohíben acciones intrínsecamente malas por su objeto?
El n. 303 de “Amoris laetitia” afirma que “la conciencia puede reconocer no sólo que una situación no responde objetivamente a la propuesta general del Evangelio. También puede reconocer con sinceridad y honestidad aquello que, por ahora, es la respuesta generosa que se puede ofrecer a Dios”. Las “dudas” piden una aclaración de estas afirmaciones, dado que éstas son susceptibles de interpretaciones divergentes.
Para todos los que proponen la idea de la conciencia creativa, los preceptos de la ley de Dios y la norma de la conciencia individual pueden estar en tensión o también en oposición, mientras que la palabra final debería tenerla siempre la conciencia, que en última instancia decide respecto al bien y al mal. Según “Veritatis splendor” n. 56, “con esta base se pretende establecer la legitimidad de las llamadas soluciones pastorales’, contrarias a las enseñanzas del Magisterio, y justificar una hermenéutica creativa, según la cual la conciencia moral no estaría obligada en absoluto, en todos los casos, por un precepto negativo particular”.
En esta perspectiva, nunca será suficiente para la conciencia moral saber que “esto es adulterio”, “esto es homicidio”, para saber si se trata de algo que no puede y no debe ser hecho.
Más bien se debería mirar también a las circunstancias y a las intenciones para saber si este acto no podría, después de todo, ser excusable o incluso obligatorio (cfr. la pregunta 4 de las “dudas”). Para estas teorías, la conciencia podría, de hecho, decidir legítimamente que, en un determinado caso, la voluntad de Dios para mí consiste en un acto en el que yo quebranto uno de sus mandamientos. “No cometer adulterio” sería visto sólo como una norma general. Aquí y ahora, y dadas mis buenas intenciones, cometer adulterio sería lo que Dios requiere realmente de mi. En estos términos se podrían, como mínimo, elaborar hipótesis de casos de adulterio virtuoso, de homicidio legal y de perjurio obligatorio.
Esto significaría concebir la conciencia como una facultad para decidir autónomamente respecto al bien y al mal, y la ley de Dios como una carga impuesta arbitrariamente y que podría, en un determinado momento, estar en oposición a nuestra verdadera felicidad.
Pero la conciencia no decide sobre el bien y el mal. La idea de “decisión de conciencia” es engañosa. El acto propio de la conciencia es juzgar, no decidir. Ella dice “esto es bueno”, “esto es malo”. Esta bondad o maldad no depende de ella. La conciencia acepta y reconoce la bondad o maldad de una acción y para hacer esto, es decir, para juzgar, la conciencia necesita criterios, depende enteramente de la verdad.
Los mandamientos de Dios son una agradecida ayuda ofrecida a la conciencia para aprehender la verdad y así juzgar según la verdad. Los mandamientos de Dios son expresiones de la verdad acerca del bien, de nuestro ser más profundo, abriendo algo crucial en relación a cómo vivir bien.
Echenique: Precisamente a eso me refiero.
Los buenos sacerdotes escuchan y aconsejan a los rejuntados que se plantean volver al seno de la Iglesia, pero de recibir la Comunión: naranjas de la China. Son los curas mundanizados, los del todo vale, los que parecen encantados con que comulgue todo el mundo y antes, caso de que el cura no se corrigiere tras aviso pertinente se podía recurrir al obispo, pero ahpra resulta que los obispos se inhiben.
Por otro lado esa pastoral que tanto nombras afecta a la Doctrina sólo porque los malos curas se acogen a ella.
Los buenos, sin ofender a nadie, explican que para Comulgar hay que solicitar la investigación de nulidad del matrimonio y si es positiva, casarse canónicamente para poder comulgar.
Lo de vivir como hermano y hermana dentro de la misma casa es de cuento de Ferrándiz.
Si ya para rizar el rizo hay hijos del ajuntamiento el lío es complicado de narices.
Muchos piensan que estos casos son pocos, pero desde la pastoral Amoris Laetitia se han incrementado notablemente las parejas que se acercan a preguntar.
En resumen: El Papa metió la pata, pero los sacerdotes tienen suficiente independencia y preparación ( los que la tienen) para hacer lo correcto.
Enhorabuena a Mons. Munilla.
Tiene una página personal excelente, donde agrupa sus podcasts y mucho más material catequético, incluyendo la serie monumental del Catecismo en Radio María:
https://www.enticonfio.org/
Gracias Joel, suscribo tu comentario de quilla a perilla, como dice la Cigüeña, a quien Dios conserve muchos años por el bien de la Iglesia, de infovaticana y hasta el mío propio.
El comportamiento mundano de curas, obispos y papas es curable, pues saben que no se ajusta a la doctrina y que tienen que convertirse; el problema gravísimo, que estamos padeciendo, y que Munilla y otros muchos buenísimos no acaban de diagnosticar, es, como sucede ahora, cuando se cambia la doctrina, por la vía pastoral, pero que es también doctrinal, para adaptarla al comportamiento mundano de todos, especialmente de bragueta libre, y nos cargamos tres sacramentos de una tacada y toda la moral católica, al aceptar la moral de situación, condenada especial y decididamente por la Veritatis Splendor.
No he visto excesos en los escritos de Echenique y sin embargo sí muchos comentarios de completa pertinencia católica con las cuestiones tratadas.
Que no le satisfaga del todo el obispo Munilla no es ningún delito ni tampoco que lo exprese. En realidad plantea un asunto realmente muy serio, aunque personalizado, como es el ninguneo de los obispos desde Roma en cuanto que son por oficio defensores y guardas de la FE Católica cada uno de ellos, o lo deberían ser y además de hecho, pero se nos ha metido el estribillo que el Papa y nada más que el Papa tiene la Doctrina de la FE y los obispos a claudicar sin rechista aunque vean cada día la permisividad consentida o fomentada desde el Vaticano de la anticatolicidad interreligiosa. Algo falla aquí y no parece que los propios conciliaristas sigan al Vaticano II en este punto a pesar de las colegialidades proclamadas. De autocefalia a indiferentismo hay un abismo.
En el último comentario Echenique nos pone al tanto de la Comisión de estudio para la Humanae Vitae rebuscando papeles de archivo para saber qué pensaban presuntamente los conciliaristas sobre el tema, pese a que Pablo VI dictaminó en virtud de ser Sumo Pontífice de la Religión Católica como se confesaban en su razón de ser los papas-obispos de Rom
¿No hay un doble juego?
De paso añado una noticia que aparece en Secretum meum: La probabilidad de la sustitución de Müller por O´Malley como Prefecto de la Congregación para la Doctrina de la FE . Eso sí que será revolucionario. Y más aún si está cerca el arzobispo Fernández amanuense inspirador de Bergoglio.
Quienes siguen con los paños calientes respecto a la Fe de la Revelación y la Doctrina consecuente con esa FE, tendrán que seguir claudicando o dejar libertad de expresión también a los solo católicos, que sería lo congruente además de equitativo si tal cosa existe, en los medios de su propiedad, siempre que no haya insultos o demasías. Si nosotros mismos nos amputamos los derechos de ciudadanos de la Iglesia de pleno derecho ya me dirán ustedes qué cabe esperar. Esto no es una broma ni un pasatiempo de viejo que se dedica a rebuscar noticias como le resulta Echenique a SR que suele mostrar conchas de galápago
Yo creo que si un obispo valiente como Munilla calla sobre «Amoris laetitia» no es por falta de valor, que ha demostrado que le sobra, sino por la dichosa papolatría en la que han sido educados muchos católicos fieles. Concretamente, Munilla estudió en el Seminario de Toledo en la época de D. Marcelo, que exhortaba a sus seminaristas a estar siempre con el Papa. Probablemente D. Marcelo no podía imaginar que llegásemos a tener un Papa como Francisco. Y claro, esa formación ultramontana pesa mucho en los obispos «toledanos».
La Iglesia sí que ha tenido periodos más oscuros que el actual.
El de los tres papas reinantes a la vez.
O el periodo de inmoralidad de muchos clérigos que cohabitaban con sus barraganas.
Y señalo el segundo porque escandaloso y grave pecado es Comulgar en pecado mortal, efectivamente, y es altamente preocupante.
Pero no perdamos el norte, es mucho más grave el comportamiento mundano de algunos curas, que además son pastores del Pueblo de Dios.
SR: estas hablando de Echenique o del bloggero? Se te va la pinza a Cuenca, SR.
Puede que Echenique resulte reiterativo, pero nadie puede acusarle de ser sincero en lo que dice, y naturalmente dentro de los comentarios de un blog, quien lo dirige puede hacer uso del derecho a veto; eso es normal. Pero estamos en un momento de la historia de la Iglesia, cuyo registro histórico, no manifiesta, en ninguno de los siglos anteriores, una situación paralela de la gravedad de lo que estamos viviendo. Esto supone que determinados «silencios», sobre todo el silencio «entre los mejores», puede ir dinamitando lentamente un edificio, al mismo tiempo que ir «anestesiando» poco a poco a las conciencias dormidas que, en estos momentos, son mayoría dentro de la iglesia católica. Sobre la base de un «silencio diplomático, no se pueden sentar las sólidas bases de un edificio, y mucho menos, las sólidas bases que necesita en estos momentos la fe y la fidelidad al evangelio, y en definitiva, a Cristo.
Para mí la manía de Echenique roza la enfermedad y el trastorno psicológico. Y diría lo mismo si coincidiese al 100% con esta persona. Estamos hablando de una persona mayor que pasa horas y horas frente a una pantalla, buscando noticias de un tema concreto. Y que luego bombardea los comentarios con este monotema. Me parece enfermizo.
Echenike, despues de mi nadie !!, siempre dando la nota Sr. Formador…!!
Se prepara la demolición de la Humanae Vitae en la praxis y en una síntesis superior.ADELANTE LA FE
El plan de reinterpretación de la Humanae vitae
16/06/17 12:05 AM por Roberto de Mattei
Monseñor Gilfredo Marengo, profesor del Pontificio Instituto Juan Pablo II, será el coordinador de la comisión nombrada por el papa Francisco para «reinterpretar», a la luz de Amoris laetitia, la encíclica Humanae Vitae de Pablo VI, con motivo del cincuentenario de su promulgación, que se conmemorará el año entrante.
Las primeras indiscreciones sobre la existencia de esta comisión, aún secreta, reveladas por el vaticanista Marco Tosatti, procedían de buena fuente. Podemos confirmar que existe una comisión, integrada por monseñor Pierangelo Sequeri, presidente del Pontificio Instituto Juan Pablo II, el profesor Philippe Chenaux, catedrático de Historia de la Iglesia en la Pontificia Universidad Lateranense y monseñor Angelo Maffeis, presidente del Instituto Pablo VI de Brescia. El coordinador es monseñor Gilfredo Marengo, profesor de Antropología teológica del Pontificio Instituto Juan Pablo II y miembro del Comité Directivo de la revista CVII-Centro Vaticano II Studi e ricerche.
La comisión nombrada por el papa Francisco tiene por cometido recabar en los archivos vaticanos la documentación relativa a los trabajos preparatorios de la Humanae Vitae, que se llevaron a cabo a lo largo de tres años, durante el Concilio Vaticano II y después de éste. El primer grupo de estudio sobre el problema de la regulación de nacimientos lo organizó Juan XXIII en marzo de 1963, y Pablo VI lo amplió hasta alcanzar 75 miembros. En 1966 los “expertos” presentaron sus conclusiones al papa Montini, proponiéndole que abriera las puertas a la contracepción artificial. En abril de 1967, el documento reservado de la comisión –que habría de ser el punto de partida para la revisión de la encíclica– apareció simultáneamente en Francia en Le Monde, en Gran Bretaña en The Tablet y en los Estados Unidos en el National Catholic Reporter.
Pablo VI, sin embargo, tras dos años de vacilaciones, publicó el 25 de julio de 1968 la encíclica Humanae Vitae, en la que confirmó la postura tradicional de la Iglesia, que siempre ha prohibido la limitación artificial de nacimientos. Según el filósofo Romano Amerio, se trató del acto más importante de su pontificado.
Humanae Vitae fue objeto de unas protestas sin precedentes, no sólo por parte de teólogos y sacerdotes, sino también de algunas conferencias episcopales, empezando por la belga, cuyo cardenal primado era Leo Suenens, que había exclamado con vehemencia en el Concilio: «Acompañemos el progreso de la ciencia. Os lo ruego, hermanos: Evitemos un nuevo proceso a Galileo. La Iglesia ya tiene suficiente con uno». El cardenal Michele Pellegrino, arzobispo de Turín, calificó a la encíclica como «una de las tragedias de la historia pontificia».
En 1969, nueve obispos holandeses, entre ellos el cardenal Alfrink, votaron la llamada Declaración de independencia en la que invitaban a los fieles a rechazar las enseñanzas de la Humanae Vitae. En la misma ocasión, el Consejo Pastoral Holandés, con la abstención de los obispos, se declaró a favor del nuevo catecismo, rechazando las correcciones propuestas por Roma y pidiendo que la Iglesia se mantuviese abierta a «enfoques nuevos y radicales» en términos de moral, no citados en la moción final, sino que surgían de los trabajos del Consejo, como relaciones prematrimoniales, uniones homosexuales, aborto y eutanasia. «En 1968 –recuerda el cardenal Francis J. Stafford– sucedió algo terrible en la Iglesia. En medio del sacerdocio ministerial, entre amigos, se produjeron por todas partes fracturas que nunca se recompondrían, heridas que siguen aquejando a toda la Iglesia» (1968, l’anno de la prova, en L’Osservatore Romano, 25 de julio de 2008).
Pablo VI habló de la anticoncepción en Humanae Vitae de un modo que los teólogos consideran infalible y por tanto inmodificable, no porque el documento reúna en sí los requisitos de la infalibilidad, sino porque reafirma una doctrina propuesta desde siempre por el Magisterio perenne de la Iglesia. Los teólogos jesuitas Marcelino Zalba, John Ford y Gerald Kelly, los filósofos Arnaldo Xavier da Silveira y Germain Grisez y muchos otros autores explican que la doctrina de la Humanae Vitae debe considerarse infalible, no en virtud de su promulgación, sino porque confirma el magisterio ordinario universal de los pontífices y de los obispos del mundo.
Monseñor Gilfredo Marengo, a quien el papa Francisco ha encomendado releer la Humanae Vitae, pertenece por el contrario a la categoria de los obispos que están convencidos de que pueden conciliar lo irreconciliable. Desde septiembre de 2015, comentando en Vatican insider cómo se desarrollaba el Sínodo de la Familia, invitaba a «abandonar un concepto del patrimonio doctrinal de la Iglesia como un sistema cerrado, impermeable a las exigencias y provocaciones del momento en que vivimos, en el que la comunidad cristiana está llamada a dar razón de su fe, como anuncio y testimonio».
En un artículo más reciente de la misma publicación, con el significativo título de Humanae Vitae e Amoris laetitia: storie parallele (Vatican insider, 23 de marzo de 2017), monseñor Marengo se pregunta si «el polémico juego píldora sí, píldora no, al igual que el actual de comunión a los divorciados sí, comunión a los divorciados no, sea sino la apariencia de una molestia y un esfuerzo, mucho más decisiva en el tejido de la vida eclesial».
De hecho, «cada vez que la comunidad cristiana cae en el error de proponer modelos de vida derivados de ideales teológicos demasiado abstractos y artificiosamente construidos, concibe su acción pastoral como la aplicación esquemática de un paradigma doctrinal». «Un cierto modo de defender y acoger las enseñanzas de Pablo VI –añade– ha sido probablemente uno de los factores –y cita a este respecto el papa Francisco– por los que hemos presentado un ideal teológico del matrimonio demasiado abstracto, casi artificiosamente construido, lejano de la situación concreta y de las posibilidades efectivas de las familias tal como son. Esta idealización excesiva, sobre todo cuando no hemos hemos suscitado la confianza en la gracia, no ha hecho al matrimonio más deseable y atrayente, sino todo lo contrario» (Francisco).
Ahora bien, si la antítesis «píldora sí, píldora no», así como la actual «comunión a los divorciados sí, comunión a los divorciados no», è solo «un juego polémico», el mismo principio se podrá aplicar a todos los grandes temas de la fe y la moral: «aborto sí, aborto no», «resurrección sí, resurrección no», «pecado original sí, pecado original no», y así sucesivamente. La misma yuxtaposición entre verdad y error y entre bien y mal se convierte, en este punto, en «un juego polémico».
Hay que destacar que monseñor Marengo no propone leer Amoris laetitia en la línea de la hermenéutica de la continuidad. No niega la existencia de una contraposición entre ambos documentos: admite que Amoris laetitia autoriza lo que Humanae Vitae prohíbe. Pero sostiene que toda antítesis teológica y doctrinal vaqueda relativizada y superada en una síntesis que logra conciliar los contrarios.
La verdadera dicotomía es entre lo abstracto y lo concreto, entre verdad y vida. Para monseñor Marengo, lo que vale es sumergirse en la praxis pastoral sin someterse a «ideales teológicos demasiado abstractos y artificiosamente construidos». Será la praxis, no la doctrina, la que indique el camino a seguir. El comportamiento nace por tanto del comportamiento. Y ningún comportamiento puede supeditarse a valoraciones teológicas y morales. No hay modelos de vida; sólo existe el fluir de la vida, que todo lo acoge, todo lo justifica y todo lo santifica.
El principio de inmanencia, condenado por san Pío X en la encíclica Pascendi (1907), es vuelto a proponer de manera ejemplar. ¿Habrá algún pastor o teólogo que ante este programa de reinterpretación de la Humanae Vitae tenga el valor de decir la palabra herejía?
Roberto de Mattei
(Traducido por J.E.F)
Teresa dice:
Echenique: A cada uno le gustan los obispos que le gustan y le gustaría que otros dijeran lo que a uno le gustaría que dijeran. En eso no hay problema. Para gustos se pintan colores. Lo que no acepto, y en mi casa acepto lo que me da la gana como usted en la suya, es que se desautorice a excelentes obispos porque no se manifiesten como a usted le gustaría siendo sus manifestaciones excelentes. Y además, si se expresaran como a usted le gustaría, poniendo en grave riesgo su ministerio episcopal. Para ser sustituidos por otros pésimos. ¿Lo entiende usted? Porque para mí está muy claro. Y además tengo muy claro lo que estoy dispuesto a admitir y lo que no en mi Blog. ¿Lo sigue entendiendo? Pues eso es lo que hay. Y son lentejas.
No conozco bien el caso, pero con los heterodoxos no pasa nada, absolutamente nada. ¿ Teme Munilla la destitución si habla ? Es posible, pero, al menos, creo yo, podría decir que la Amoris no puede derogar la Familiaris y que, para comulgar, tienen que vivir como hermanos, como han recordado recientemente todos los obispos polacos. ¿ Van a ser menos nuestros obispos que los polacos ? Me temo que sí.
Scontro senza precedenti tra un vescovo e un suo parroco: monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ha chiesto a don Alessandro Minutella di lasciare la sua parrocchia di san Giovanni Bosco. All’origine della decisione sembrano esserci contrasti sulla pastorale del sacerdote e soprattutto le sue affermazioni, anche rilanciate sui social network, di essere in contatto con la Madonna.
E il prete, richiamato al silenzio e all’obbedienza dal vescovo, il quale lo ha invitato a prendersi un periodo di riposo e a lasciare la parrocchia, ha risposto oggi pomeriggio con una messa-show nella sua chiesa rilanciata in diretta su Facebook. Durissime le parole del sacerdote pronunciate dall’altare durante l’omelia della messa nella quale don Minutella ha informato i suoi parrocchiani della decisione del vescovo: “La vera Chiesa vive il martirio, chi non obbedisce viene imbavagliato e buttato fuori”. Ha invitato tutti coloro che vogliono “difendere la dottrina della Santa Chiesa Cattolica a venire fuori e salvare Roma”. Ha parlato anche di “grande apostasia, martirio ed emarginazione”.
Nel saluto “a questa Chiesa che non mi vuole dico: addio falsa Chiesa, resteranno edifici inutili, addio multinazionale della vergogna, prostituta indegna che ti sei venduta ai potenti del mondo”. Nel corso della diretta sui social si registravano, durante l’omelia, tanti commenti, divisi tra chi postava “Superbia e vanagloria”, “Che Dio ti perdoni”, a chi invece commentava “Bravo, non si arrenda”, “Siamo tutti con lei”. Il caso di Palermo potrebbe avere eco, e probabilmente non solo negli ambienti tradizionalisti, proprio per la veemenza delle parole pronunciate in una Chiesa, piccola ma affollata, e per la scelta di rilanciare tutto in tempo reale sui social. Che erano stati proibiti al prete. E’ lo stesso don Minutella ad annunciare le possibili conseguenze di questo gesto: “Questa celebrazione – ha detto – entrerà nella storia perché non ho obbedito. E vedrete voi: sarò sospeso ‘a divinis’ e ridotto allo stato laicale. Vedo già questi provvedimenti scritti. Ma non temo le loro sanzioni, per me sono un onore”. Poi è andato avanti con la celebrazione, come se fosse una messa normale. Alla fine le telecamere collegate con Facebook hanno inquadrato i parrocchiani: chi applaudiva, chi era commosso; uno ha invece alzato un cartello con la scritta: ‘Tu sei sacerdote in eterno’”
Muy de acuerdo que resulta de la máxima gravedad la Amoris Laetitia que se presta al hecho real de que se reciba la Sagrada Comunión en situación objetiva de pecado mortal, se consolide como matrimonio católico de hecho una situación de cohabitación permanente, se pueda interpretar como norma de bien o de mal la propia conciencia y se confundan los Sacramentos de Confesión y Comunión con unos mismos efectos indistintos
.Pero ante unos documentos,como también el anulatorio del decreto Mitis Jesu, emanados del papa-obispo de Roma los obispos individualmente quedan sin posibilidad de pronunciamientos públicos en contra y solo les queda la actuación diaria de ir manteniéndose fieles a su episcopado católico, solo católico, o de lo contrario el despojo de su misión de obispos católicos se pone en riesgo por destitución, como tenemos ejemplos el primero de los cuales fue Mons. Colloghan y después siguió monseñor Livieres, más la larga serie de remociones.
¿Exponerse a ser defenestrados? Pero después vendrá un obispo francisquita interconfesional total. Se habrá empeorado la situación.
Hay veces que lo óptimo es enemigo de lo bueno.
Situarse en la resistencia dando testimonio hasta donde se pueda sin irritar al Poder que destruye inexorablemente, es lo prudente. Los obispos católico están más seguidos de cerca de lo que podría suponerse. Hay comisarios.
CORRECCIÖN DE LAPSUS
EL PAPA FRANCISCO HABLA SOBRE LA SOTANA
El uso de una sotana puede y debe ser una forma de oración, pero sólo poniéndosela no es suficiente.
El primer día que se puso una sotana, un seminarista recibió una carta de un amigo, algunos años mayor que él. Esto es lo que aprendió sobre su sotana:
Una sotana: Hoy en tus ojos es la más hermosa y digna vestimenta. Te sientes de verdad y legítimamente feliz llevándola. Después de todo, la has estado esperando desde el momento en que entraste en el seminario.
Sólo puedo esperar que seas igualmente feliz cuando hayas llegado a ser lo que su color implica, es decir, una mortaja y el uniforme de un moribundo. Hoy es un traje esponsalicio y causa entusiasmo, compartido por tu familia y amigos.
Que no decaiga tu entusiasmo cuando comiences a verte confinado y solo. Entonces tu sotana será la celda y el horno donde Dios te derretirá y purificará en una ermita incómoda.
Vestido con este traje, cuando sea necesario será tu armadura, siempre que procures recordar que debes usarla en este sentido.
El uso de una sotana puede y debe ser una forma de oración en sí mismo, pero no se convierte en una oración sólo por llevarla.
Los bolsillos profundos están destinados a almacenar todas las cosas que compartirás con los demás.
Siempre tendrás algo que regalar a los necesitados y a los niños. Recuerda que apreciarán un poco de dinero, tu sonrisa, y una palabra del consuelo más que el canto de un himno impecable. Esto se debe a que la gente necesita en primer lugar escuchar que son amados, y aún más sentir que esto es cierto.
Un bolsillo interior en la pechera. No está destinado a guardar una estilográfica cara. Llevará cartas que no sabes contestar, las notas con los nombres de aquéllos por quienes has prometido orar, las cuentas de otras personas que has decidido pagar, las direcciones que sabes que debes visitar, ya que sus ocupantes nunca vendrán a tí por propia iniciativa, llevarás las imágenes de perros, gatos, nietos y personas queridas, así como las hojas de los árboles, que los alumnos de la guardería han dibujado y te han ofrecido. Mantén este bolsillo lleno en todo momento.
¿Cómo ayudar a los sacerdotes a oler como sus ovejas?
Que tu sotana sea siempre una molestia y una piedra de tropiezo cuando empieces a respirar y y tiendas a sentirte como un pavo real, cayendo presa de tus ambiciones. Que siempre tropieces en ella cuando te extravíes. No te preocupes de que se pegue en tu camino.
No tengas miedo de ponértela para correr a ayudar a tu prójimo, aunque que piensen que eres un payaso.
Las mangas se pueden enrollar. El manguito te recuerda que una sotana no es uniforme de vestir, sino ropa de trabajo. Pero arregla las mangas sólo para hacer el trabajo que debes, nunca para promover tu propia agenda.
Sinceramente deseo que tu sotana muestre marcas blancas de la sal: las que están en la parte de atrás serán las señal de tu sudor, las del pecho serán las marcas de las lágrimas, tanto las tuyas como de quienes, abrazadas por tí, te confiarán sus cientos de preocupaciones, grandes y pequeñas, graves y frívolas. Deseo que estas marcas blancas de sal aparezcan más pronto que las primeras rayas grises en tu cabello.
No tengas miedo de que tu sotana se arrugue y ensucie, acudiendo en rescate de los necesitados y heridos. No dudes en desgarrarla para hacer vendas y vestirte con las heridas humanas. Recuerda que, si es necesario, puede convertirse en un manto o una tienda de campaña.
Que muestre rápidamente rastros de desgaste en las rodillas y los hombros, signo de tu oración y preocupación por los otros.
Ama tu sotana, pero no te ames en ella.
Los sacerdotes también necesitan «amigos», dice el Papa.
En primer lugar, ama a la Iglesia que te la ha dado. Y ama a Jesús, que te ha ofrecido la Iglesia y que te ha ofrecido a la Iglesia, a la cual yo mismo estoy tan agradecido.
Recuerda que los pasajeros de un autobús o en el metro creen que tienen más derecho a tomar un asiento que un sacerdote. Francamente hablando, es indiferente si tienen razón o no. Lo que importa es que incluso cuando la gente te odia, no deben odiar a Dios.
Cada vez más personas te mirarán. Después de todo, tu sotana te da mucha visibilidad. También intimida, y habrá menos gente lo suficientemente valiente como para criticarte. Sin embargo, esto no significa que no haya motivos para criticar.
Recuerda que tu sotana no es el embalaje de un producto completo. El Señor te ha revestido para ocultar misericordiosamente tus insuficiencias y deficiencias. Ahora que sabes esto, bienaventurado eres si te comportas en consecuencia. (Juan 13:17)
Canali: muchas gracias por ese hermoso texto ¿Podría darnos un enlace con el texto del Papa Francisco hablando de la sotana que nos reproduce? No lo encuentro en internet.
EL PAPA FRANCISCO HABLA SOBRE LA SOTANA
El uso de una sotana puede y debe ser una forma de oración, pero sólo poniéndosela no es suficiente.
El primer día que se puso una sotana, un seminarista recibió una carta de un amigo, algunos años mayor que él. Esto es lo que aprendió sobre su sotana:
Una sotana: Hoy en tus ojos es la más hermoso y digna vestimenta. Te sientes de verdad y legítimamente feliz llevándola. Después de todo, la has estado esperando desde el momento en que entraste en el seminario.
Sólo puedo esperar que seas igualmente feliz cuando hayas llegado a ser lo que su color implica, es decir, una mortaja mortal y el uniforme de un moribundo. Hoy es un traje esponsalicio y causa entusiasma, compartido por tu familia y amigos. Que no decaiga tu entusiasmo cuando comiences a verte confinado y solo. Entonces tu sotana será la celda y el horno donde Dios te derretirá y purificará, en una ermita incómoda.
Vestido con este traje, cuando sea necesario, será tu armadura, siempre procures recordar que debes usarla en este sentido.
El uso de una sotana puede y debe ser una forma de oración en sí mismo, pero no se convierte en una oración sólo por llevarla.
Los bolsillos profundos están destinados a almacenar todas las cosas que compartirá con los demás.
Siempre tendrás algo que regalar a los necesitados y a los niños. Recuerda que apreciarán un poco de dinero, tu sonrisa, y una palabra del consuelo más que el canto de un himno impecable. Esto se debe a que la gente necesita en primer lugar escuchar que son amados, y aún más para sentir que esto es cierto.
Un bolsillo interior del pecho. No está destinado a guardar una estilográfica cara. Llevará cartas que no sabes contestar, las notas con los nombres de aquéllos a quienes has prometido orar, las cuentas de otras personas que has decidido pagar, las direcciones que sabes que debes visitar, ya que sus ocupantes nunca vendrán a tí por propia iniciativa, llevarás las imágenes de perros, gatos, nietos y personas queridas, así como las hojas de los árboles, que los alumnos de la guardería han dibujado y te han ofrecido. Mantén este bolsillo lleno en todo momento.
¿Cómo ayudar a los sacerdotes a oler como sus ovejas?
Que tu sotana sea siempre una molestia y una piedra de tropiezo cuando empieces a respirar y y tiendas a sentirte como un pavo real, cayendo presa de tus ambiciones. Que siempre tropieces en ella en él cuando te extravíes. No te preocupes de que se pegue en tu camino.
No tenga miedo de ponértela para correr a ayudar a tu prójimo, aunque que piensen que eres un payaso.
Las mangas se pueden enrollar. El manguito le recuerda que una sotana no es uniforme de vestir, sino ropa de trabajo. Pero arregla las mangas sólo para hacer el trabajo que debes, nunca para promover tu propia agenda.
Sinceramente deseo que tu sotana muestre marcas blancas de sal: las que están en la parte de atrás serán las señal de tu sudor, las del pecho serán las marcas de las lágrimas, tanto las tuyas como de quienes, abrazadas por ti, te confiarán sus cientos de preocupaciones, grandes y pequeñas, graves y frívolas. Deseo que estas marcas blancas de sal aparezcan más pronto que las primeras rayas grises en tu cabello.
No tengas miedo de tu sotana se arrugue y ensucie, acudiendo en rescate de los necesitados y heridos. No dudes en desgarrarla para hacer vendas y vestirte con las heridas humanas. Recuerda que, si es necesario, puede convertirse en un manto o una tienda de campaña.
Que muestre rápidamente rastros de desgaste en las rodillas y los hombros, signos de tu oración y preocupación por los otros.
Ama tu sotana, pero no te ames en ella.
Los sacerdotes también necesitan «amigos», dice el Papa.
En primer lugar, ama a la Iglesia que te la ha dado. Y ama a Jesús, que te ha ofrecido la Iglesia y que te ha ofrecido a la Iglesia, a la cual yo mismo estoy tan agradecido.
Recuerde que los pasajeros de un autobús o en el metro creen que tienen más derecho a tomar un asiento que un sacerdote. Francamente hablando, es indiferente si tienen razón o no. Lo que importa es que incluso cuando la gente te odia, no deben odiar a Dios.
Cada vez más personas te mirarán. Después de todo, tu sotana te da mucha visibilidad. También intimida, y habrá menos gente lo suficientemente valiente como para criticarte. Sin embargo, esto no significa que no haya motivos para criticar.
Recuerda que su sotana no es el embalaje de un producto completo. El Señor te ha revestido para ocultar misericordiosamente tus insuficiencias y deficiencias. Ahora que sabes esto, bienaventurado eres si te comportas en consecuencia. (Juan 13:17)
Un Obispo, por muy ejemplar que pueda parecer, tiene que decir siempre la verdad, aunque corra el riesgo de ser represaliado. El martirio, es decir, el testimonio de la Fe, es inherente al cargo. Por eso hay Obispos martires, es decir, testigos, que denuncian la Amoris.
Que un laico es más libre que un Obispo para decir la verdad, es evidente. Pero la obligación del Pastor es pastorear con la verdad, aunque ello le cueste el cargo. Si no lo hace, tendrá que responder por ello.
Estamos en unos tiempos que no se han conocido en la Iglesia desde hace siglos, quizá nunca. Hay que ser valiente y no confundir la prudencia con la cobardia, como desgraciadamente ocurre hoy en día.
lamentablemente, Juan Manuel de Prada es ahora un bergogliano confeso.
Yo no me conformo con que Munilla sea el mejor obispo español; quiero, habida cuenta de su bagaje intelectual, espiritual y moral, que sea de los mejores del mundo y afronte una situación única en la vida de la Iglesia. Las actitudes munillescas, que califican la Amoris como un don, son las que posibilitan que Bergoglio haya nombrado recientemente una comisión para adaptar la Humanae Vitae al nuevo paradigma de la Amoris, que es la carta constitucional de la nueva y ya caduca iglesia de la misericorditis. En consecuencia tenemos a las puertas la píldora católica, previo acompañamiento y discernimiento, gracias a los munillas del mundo. Chaput ya ha salido al paso. Espero y deseo que Munilla lo haga también. Flaco favor le hacemos a Munilla con actitudes conformistas y moderadas, descalificadas por Juan Manuel de Prada.
Comprendo que los comentarios de Echenique resultan reiterativos pero pienso que en el fondo llevan mucha razón. Esto no quita que Munilla esté por encima de la media de los obispos de España, lo cual tampoco resulta complicado.
Echenique, monseñor munilla debe andarse con mucho cuidado, ya que si dice algo mas de la cuenta, bergoglio, el misericordiador, lo misericordiara de forma fulminante y pondrá como nuevo obispo de san sabastian a alguien tan nefasto como lo fue monseñor setien.
El problema es que no hay problema mas grave en el mundo ahora mismo que la Amoris. E intentar taparlo con buena voluntad pero sin la verdad, es ayudar en la estrategia de Francisco, que también necesita de ortodoxos que digan que la Amoris no ha cambiado la doctrina, para mantener la Amoris e ir penetrando la comunión de los adúlteros. Santiago Martin, creo que Munilla etc
Pero se equivocan, porque la verdad es que el capítulo viii cambia la doctrina. O bien se sigue la vía de mon. Schneider, decir la verdad y no insultar la razón, o callarse.
No tener en cuenta el mundo concreto en el que se mueve y es obispo Monseñor Munilla es quedarse fuera de este mundo.
Por supuesto que no hay nadie perfecto, pero mientras no se demuestre lo contrario es un obispo católico que incluso se atreve a hablar como obispo católico, por supuesto que para católicos y los demás ellos verán.
Tiene un mérito imponente también sociológico a parte del moral al pronunciarse en los términos que lo hace en un ámbito clerical que en parte le es adverso por interconfesional hasta el paroxismo.
Un obispo así de valeroso, también católicamente valioso, no es tan frecuente. Las personalidades no se improvisan.
Echenique: Me parece usted un «pasao». Tiene usted todo el derecho a ser como quiera pero en mi Blog críticas a la generalidad de obispos que me parecen excelentes pues como que no. Usted verá. Mi casa, que eso es mi Blog, es también la casa de las personas que admiro. Y Munilla está entre ellas. Por supuesto que no es impecable, nadie lo es salvo Dios Nuestro Señor y su Santísima Madre y el obispo de San Sebastián puede tener errores y se le pueden señalar. Pero su descalificación masiva, en su casa, no en la mía. Si quiere seguir así se tendrá que buscar otro olivo porque en el mío, no.
¿Es tan difícil hacerles comprender que este es mi olivo? ¿Y no una res nullius en la que todo quisque puede decir lo que le dé la gana? ¿Crre que de verdad yo he montado un Blog, que me lleva horas, para que cualquiera pueda soltar lo que se le ocurra? ¿Por tan tonto me toma?
Este Blog tiene un fin. Defender a mi Santa Madre Iglesia como yo creo que debe ser defendida. No para dinamitarla desde la izquierda o desde la derecha.
No impongo a nadie alabanzas, admito críticas, pero así como borro a sedevacantistas tampoco voy a dar púlpito a quienes rechazan a los que me parecen los mejores obispos de España. Si quiere usted hacer un blog contra Munilla es muy dueño de hacerlo. En el mío, no. Que es mi casa. No la suya. Y en la que le admito si me parece bien o regular.
Dr. de la Cigoña:
¿En serio pensaba que su razonado aviso ina a ser atendido y aceptado por Echenique?
Usted aspurará a la santidad como todos nosotros, pero no le creo ingenuo.
Vaya, así que a Munilla, quizás el mejor obispo español, ¿ no se le puede poner ningún pero ? ¿ es intocable porque tiene muchos más méritos que la media nacional, tan baja ?. Los obispos españoles, todos ellos, incluído Munilla, han dicho que la Amoris Laetitia es un don. Pues no señor, al documento que ha generado deliberadamente la mayor confusión de la historia de la Iglesia calificarlo de don es gravísimo, en mi humilde opinión, sin atenuantes. Otros muchos obispos del mundo han dicho que sólo pueden recibir la comunión en continencia. Manilla no lo ha dicho y quien calla otorga y consiente sacrilegios.
De vez en cuando escucho los podcast de su programa Sexto Continente en Radio María y son una delicia. Por cierto, respecto de esta emisora, la cual suelo sintonizar cuando viajo en coche, decir que sí que difunde la auténtica doctrina de la Iglesia Católica. Esto es, que no está contaminada por los enemigos internos de la Iglesia, algo que es muy de agradecer…
(Johnny-Gin)