Señalándole 15 enfermedades. Udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22.12.2014
La Curia Romana e il Corpo di Cristo
«Tu sei sopra i cherubini, tu che hai cambiato la miserabile condizione del mondo quando ti sei fatto come noi» (sant’Atanasio).
Cari fratelli,
Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti. Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini; la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi se stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la Sua Vita divina, la Sua grazia immensa e il Suo perdono gratuito. È l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, il Natale è anche la festa della luce che non viene accolta dalla «gente eletta» ma dalla «gente povera e semplice» che aspettava la salvezza del Signore.
Innanzitutto, vorrei augurare a tutti voi – collaboratori, fratelli e sorelle, Rappresentanti pontifici sparsi per il mondo – e a tutti i vostri cari un Santo Natale e un felice Anno Nuovo. Desidero ringraziarvi cordialmente, per il vostro impegno quotidiano al servizio della Santa Sede, della Chiesa Cattolica, delle Chiese particolari e del Successore di Pietro.
Essendo noi persone e non numeri o soltanto denominazioni, ricordo in maniera particolare coloro che, durante quest’anno, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età o per aver assunto altri ruoli oppure perché sono stati chiamati alla Casa del Padre. Anche a tutti loro e ai loro famigliari va il mio pensiero e gratitudine.
Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, chiedendoGli umilmente perdono per le mancanze commesse «in pensieri, parole, opere e omissioni«.
E partendo proprio da questa richiesta di perdono, vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale.
Pensando a questo nostro incontro mi è venuta in mente l’immagine della Chiesa come «il Corpo mistico di Gesù Cristo». È un’espressione che, come ebbe a spiegare il Papa Pio XII: «scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri»1. Al riguardo San Paolo scrisse: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor. 12, 12)2.
In questo senso il Concilio Vaticano II ci ricorda che «nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l’utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (cfr. 1 Cor 12,1-11)»3. Perciò «Cristo e la Chiesa formano, dunque, il «Cristo totale» [«Christus totus»]. La Chiesa è una con Cristo»4.
È bello pensare alla Curia Romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un «corpo» che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in sé stesso e con Cristo.
In realtà, la Curia Romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri5.
Comunque, essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia – come la Chiesa – non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo6. Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un impiegatista): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano. La preghiera quotidiana, la partecipazione assidua ai Sacramenti, in modo particolare all’Eucaristia e alla riconciliazione, il contatto quotidiano con la parola di Dio e la spiritualità tradotta in carità vissuta sono l’alimento vitale per ciascuno di noi. Che sia chiaro a tutti noi che senza di Lui non potremo fare nulla (Cfr. Gv 15, 8).
Di conseguenza, il rapporto vivo con Dio alimenta e rafforza anche la comunione con gli altri, cioè tanto più siamo intimamente congiunti a Dio tanto più siamo uniti tra di noi perché lo Spirito di Dio unisce e lo spirito del maligno divide.
La Curia è chiamata a migliorarsi, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione7. Eppure essa, come ogni corpo, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il «catalogo» delle malattie – sulla strada dei Padri del deserto, che facevano quei cataloghi – di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sacramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale.
1. La malattia del sentirsi «immortale», «immune» o addirittura «indispensabile» trascurando i necessari e abituali controlli. Una Curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo. Un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quale alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente (cfr. Lc 12, 13-21) e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal «complesso degli Eletti«, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi8. L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10).
2. C’è un’altra: La malattia del «martalismo» (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, «la parte migliore«: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr. Lc 10, 38-42). Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a «riposarsi un po’» (cfr. Mc 6, 31) perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto seriamente: nel trascorrere un po’ di tempo con i famigliari e nel rispettare le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet che «c’è un tempo per ogni cosa» (3, 1-15).
3. C’è anche la malattia dell’»impietrimento» mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e un «duro collo» (At 7, 51-60); di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando «macchine di pratiche» e non «uomini di Dio» (cfr. Eb 3, 12). È pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono! È la malattia di coloro che perdono «i sentimenti di Gesù» (cfr. Fil 2, 5-11) perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo (cfr. Mt 22, 34-40). Essere cristiano, infatti, significa: «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità«
4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo: Quando l’apostolo pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose effettivamente progrediscono, diventando così un contabile o un commercialista. Preparare tutto bene è necessario ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo che rimane sempre più grande, più generosa di ogni umana pianificazione (cfr. Gv. 3,8). Si cade in questa malattia perché «è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo… Addomesticare lo Spirito Santo… Egli è freschezza, fantasia, novità»9.
5. La malattia del mal coordinamento: quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza diventando un’orchestra che produce chiasso perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra. Quando, il piede dice al braccio «non ho bisogno di te», o la mano alla testa: «comando io», causando così disagio e scandalo.
6. C’è anche la malattia dell’Alzheimer spirituale: ossia della dimenticanza della «storia della Salvezza», della storia personale con il Signore, del «primo amore» (Ap 2, 4). Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie. Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con il Signore; in coloro che non fanno il senso deuteronomico della vita; in coloro che dipendono completamente dal loro «presente», dalle loro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando, sempre di più, schiavi degli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani.
7. La malattia della rivalità e della vanagloria11: quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: «non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2, 1-4). È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso «misticismo» e un falso «quietismo». Lo stesso San Paolo li definisce «nemici della Croce di Cristo» perché «si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra» (Fil 3, 19).
8. La malattia della schizofrenia esistenziale: è la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, ove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta. La conversione è al quanto urgente e indispensabile per questa gravissima malattia (cfr. Lc 15,11-32).
9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi: di questa malattia ne ho già parlato tante volte ma mai abbastanza: è una malattia grave che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona facendola diventare «seminatrice di zizzania» (come satana), e in tanti casi «omicida a sangue freddo» della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. San Paolo ci ammonisce: «fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri» (Fil 2, 14-18). Fratelli, guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere!
10. La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr. Mt 23:8-12). Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo (cfr. Gal 5,16-25). Questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finale è una vera complicità.
11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla positivamente con gli altri. Quando, per gelosia o per scaltrezza, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
12. La malattia della faccia funerea: ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. In realtà, la severità teatrale e il pessimismo sterile12 sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili13. Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di San Thomas Moore14: io la prego tutti i giorni, mi fa bene.
13. La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché «il sudario non ha tasche» e tutti i nostri tesori terreni – anche se sono regali – non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: «Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo … Sii dunque zelante e convertiti» (Ap 3, 17-19). L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente! E penso a un aneddoto: un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di Gesù come la «cavalleria leggera della Chiesa». Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe la «cavalleria leggera della Chiesa»?! I nostri traslochi sono un segno di questa malattia.
14. La malattia dei circoli chiusi: dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando «un cancro» che minaccia l’armonia del Corpo e causa tanto male – scandali – specialmente ai nostri fratelli più piccoli. L’autodistruzione o «il fuoco amico» dei commilitoni è il pericolo più subdolo15. È il male che colpisce dal di dentro16 e come dice Cristo: «ogni regno diviso in se stesso va in rovina» (Lc 11,17).
15. E l’ultima: la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi 17: quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. è la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri. Anche questa malattia fa molto male al corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza! E qui mi viene in mente il ricordo di un sacerdote che chiamava i giornalisti per raccontargli (e inventare) delle cose private proprie e riservate dei propri confratelli e parrocchiani. Per Lui contava solo vedersi sulle prime pagine, perché così si sentiva «potente e avvincente«, causando tanto male agli altri e alla Chiesa. Poverino!
Fratelli, tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale…ecc. e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.
Occorre chiarire che è solo lo Spirito Santo – l’anima del Corpo Mistico di Cristo, come afferma il Credo Niceno Costantinopolitano: «Credo… nello Spirito Santo, Signore e vivificatore» – a guarire ogni infermità. È lo Spirito Santo che sostiene ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di conversione. È Lui a farci capire che ogni membro partecipa alla santificazione del corpo e al suo indebolimento. È Lui il promotore dell’armonia18: «ipse harmonia est», dice San Basilio. Sant’Agostino ci dice: «Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata; ciò che invece fu reciso, non può né curarsi né guarirsi»19.
La guarigione è anche frutto della consapevolezza della malattia e della decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con perseveranza la cura20.
Dunque, siamo chiamati – in questo tempo di Natale e per tutto il tempo del nostro servizio e della nostra esistenza – a vivere «secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4, 15-16).
Cari fratelli!
Una volta ho letto che: «i sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro«. È una frase molto simpatica ma anche molto vera perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che «cade» a tutto il corpo della Chiesa.
Dunque per non cadere in questi giorni in cui ci prepariamo alla Confessione, chiediamo alla Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del Suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero. Chiediamo a Lei di farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, Suo figlio e nostro Signore, e di aver il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della Sua Misericordia e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne.
Tanti auguri di un Santo Natale a tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri collaboratori e, per favore, non dimenticate di pregare per me! Grazie di cuore!
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1 Egli afferma che la Chiesa, essendo Mystici Corporis Christi, «richiede anche una moltitudine di membri, i quali siano talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E come nel nostro mortale organismo, quando un membro soffre, gli altri risentono del suo dolore e vengono in suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri non vivono ciascuno per sé, ma porgono anche aiuto agli altri, offrendosi scambievolmente collaborazione, sia per mutuo conforto sia per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo … un Corpo costituito non da una qualsiasi congerie di membra, ma deve essere fornito di organi, ossia di membra che non abbiano tutte il medesimo compito, ma siano debitamente coordinate; così la Chiesa, per questo specialmente deve chiamarsi corpo, perché risulta da una retta disposizione e coerente unione di membra fra loro diverse», cfr. «Mystici Corporis Christi, quod est Ecclesia»: AAS 35 (1943) 193-248.
2 Cfr. Lettera ai Romani 12, 5: «così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri«.
3 Lumen Gentium, 7.
4 Da ricordare che «il paragone della Chiesa con il corpo illumina l’intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a Lui; è unificata in Lui, nel suo Corpo. Tre aspetti della Chiesa-Corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l’unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo» Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, N. 789 e 795.
5 Cfr. Evangelii Gaudium, 130-131.
6 Gesù più volte aveva fatto conoscere l’unione che i fedeli debbono avere con Lui: «Come il tralcio non può portar frutto da sé stesso se non rimane unito alla vite, così neanche voi, se non rimarrete uniti in Me. Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15, 4-5).
7 Cfr. Pastor Bounus Art. 1 e CIC can. 360.
8 Cfr. Evangelii Gaudium, 197-201.
9 Benedetto XVI Udienza Generale, 01 Giugno 2005.
10 Francesco, Omelia Santa Messa in Turchia, 30 novembre 2014.
11 Cfr. Evangelii Gaudium, 95-96.
12 Ibid, 84-86.
13 Ibid, 2.
14 Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama «io». Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri. Amen.
15 Evangelii Gaudium, 88.
16 Il Beato Paolo VI riferendosi alla situazione della Chiesa affermò di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio», OMELIA DI PAOLO VI, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Giovedì, 29 giugno 1972. Cfr. Evangelii Gaudium, 98-101.
17 Cfr. Evangelii Gaudium: No alla mondanità spirituale, N. 93-97.
18 «Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il Popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il Corpo di Cristo… Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore» (Francesco, Omelia Santa Messa in Turchia, 30 novembre 2014).
19 August. Serm., CXXXVII, 1; Migne, P. L., XXXVIII, 754.
20 Cfr. Evangelii Gaudium, Pastorale in conversione, n. 25-33.
[02116-01.01] [Testo originale: Italiano]
No es normal un Papa que insulta permanentemente a los suyos mientras que a los de enfrente sólo les dirige palabras amables.
Yo me creo que el Papa puede tener razón, o una parte de ella, en las cosas que denuncia. Pero ¿qué gana con denunciarlas? Eche de una vez a Braz de Avís, a Carballo, Ricca, Coccopalmerio, Paglia, Baldisseri, Marini (Piero), Abril… Y punto. Sin necesidad de diagnosticarles 15 enfermedades. ¿Qué todas esas enumeraciones terminan volviéndose contra el Papa?
Y luego está su prurito de generalizar. Contrario a toda regla de hacerse amigos. El jefe que con motivo del discurso navideño dice a sus subordinados que todos son unos inútiles sólo consigue cabrear a quienes son inútiles y a quienes no lo son.
.
Feliz Navidad, en primer lugar. Paz y bien a los hombres de buena voluntad.
Me gustaría poder leer el texto en español (me niego a llamarlo castellano, aunque lo diga la Constitución).
Se algo de italiano, y estudie latín y griego en mi juventud, en el Seminario, pero los años no perdonan, y todo se olvida.
Repito: ¿sería posible su (re)publicación en español? Muchas gracias y Feliz Año Nuevo.
El Papa es cansino. Y además no se le ocurre otro modo de felicitar la Navidad a su equipo que poniéndolos a parir. Ya es lástima.
El Papa pone a parir a su curia… de vez en cuando, y el señor de La Cigoña pone a parir al Papa… a diario. Como católico, tengo muy claro lo que es peor
Bergoglio,
Esos humos con los obispos alemanes.
«se levantarán falsos Cristos y falsos profetas, y harán señales y prodigios, para engañar, si fuese posible, aun a los escogidos.»
Marcos 13:22
As palavras de Francisco fazem-me o mesmo efeito que certas frases musicais da Callas: arrepios nas costas.
Para quem vive na seguranca de ter a Doutrina e cumprir a Regra, devem ser de um terrivel desconforto: como um vento gelado que entra no quartinho quente e abafado.
Faz lembrar passagens dos Evangelhos. Nao creio que a Igreja-instituicao sofra tal por muito tempo…
Um Santissimo Natal!
Sus estupideces se las borro (F. de la C.)
Pareciera que Su Santidad quisiera volver a unos contra otros. Sembrando cizana y odiosidad en su propia casa. Creo que esto es algo nunca visto en estos tiempos.SE que el Papa es dialectico, pero llevar esto a todo!!.
Pareciera que todo lo que sea bueno en la Iglesia debe ser despreciado. Me imagino que hay muchos buenos en al curia. Gente trabajadora y que ama a la Iglesia. SE merecen tanto desprecio? Como quedan lante el mundo? quien les restituye su fama? Si lo ha dicho el Papa!!!
Veo que me han eliminado casi todos los comentarios enviando uno hace unos minutos, me decían que estaba repetido, no habiéndose mandado. Eso ya es para estar precavido.
Yo me quedo muy pensativo: me parece haber colgado cinco o seis comentarios en ese Post y ha quedado tan sólo uno.
Estimado blogger, me basta su palabra.
Si he pecado de suspicacia y la causa es un fallo técnico, pido humildemente perdón. Que una entrada pueda desaparecer no me resulta extraño en el mundo de la informática. Este domingo, día 21, en la sala “El País encantado con el Papa”, sobre las 12:00 horas, envié un comentario. En pantalla apareció el comentario con el mensaje: “Tu comentario está pendiente de moderación”. Los comentarios de los demás contertulios siguieron apareciendo. Aproximadamente dos horas después, sobre las 14:00 horas, envié un segundo comentario en el que preguntaba si había algún motivo para que el anterior siguiera en espera de moderación; este es el comentario al que usted me contestó: “yo no tengo que ver con eso”. Los comentarios citados entraron definitivamente a las 14:23 (21 diciembre, 2014 a las 2:23 pm), y a las 16:14 (21 diciembre, 2014 a las 4:14 pm), respectivamente. Esta mañana, a las 12:28 pm (hora del blog), respondo sin ningún problema a un comentario enviado a las 11:49 por “acascoporro”. A las 12:52 pm (hora del blog), envío otro en el que comunico la desaparición del de anoche; al darle a comentar me aparece en pantalla con el mensaje: “Tu comentario está pendiente de moderación”. A las 02:38 pm (hora del blog), envío otro, sin problemas, en el que pregunto el motivo de llevar el anterior unas dos horas moderándose. Me responde “colgunter”, a las 03:42 pm, que tenga paciencia. A las 07:55 pm (seis horas después), ya con la mosca detrás de la oreja, decido contestar sendos comentarios críticos con el blog, de “coplasuelta” y “luis. henríquez”, y, maliciosillo, le meto un poco de guindilla. El resultado es inmediato, “Tu comentario está pendiente de moderación”. Es en ese momento cuando decido informarle de que dejo de escribir. Tengo guardadas sendas capturas de pantallas en jpg., donde se ven perfectamente los mensajes, completamente legibles. Por cierto, han desaparecido del todo. Agradezco a todos los comentaristas sus muestras de aprecio que, sinceramente, no merezco. Repito, me basta la palabra del blogger, a quien, desde el respeto, pido que no se corte en tirarme con fuerza del bocado cuando lo considere necesario, y las veces que hagan falta. A veces, en el fragor del debate, nos pasa como a los caballos en las cargas de caballería, no hay quien nos pare.
Les dejo aquí otra felicitación navideña del Santo Padre. ¡Qué tono más diferente! Esta vez digno de aplaudirle hasta con las orejas:
http://www.infovaticana.com/2014/12/23/no-quiero-terminar-sin-pedir-perdon-por-mis-faltas-y-las-de-mis-colaboradores-y-por-algunos-escandalos-que-hacen-tanto-mal/
Bendiciones
QCD: Le ruego que reconsidere su decisión. El blogger le ha dado explicaciones. Yo también le creo un bastión de ortodoxia y busco siempre sus comentarios con los que coincido casi al cien por cien. Muchas veces no entro en los post porque usted ha dicho todo lo que pienso y mucho mejor. No podemos perder soldados. No nos deje solos en esta lucha. Si se demostrase que es usted censurado, yo también me iría. Espero confiadamente que no sea así.Un cordial saludo.
¿Se han hecho eco Vidal y Bastante de las declaraciones del Santo Padre en «Religión» Digital? En caso afirmativo, algún amable lector podría compartir el vínculo?
Gracias anticipadas y saludos cordiales.
QCD , bienvenido a la arena internautica. Lo que le ha pasado a usted es pan de todos lis dias. Uno tiene que aprender a apechugar lo bueno y lo malo. Y aparte se borran comentarios por cuestiones tecnicas del ciberespacio. Siempre disfrutamos de sus entretenidos posteos y es usted un bastion de ortodoxia. No desmaye, que la Iglesia necesita de todos sus hijos en la lucha titanica que se aproxima. Pelillos a la mar y a tomar la espada contra los mandriles neocones o falsos amigos.
Estimado blogger. Hace, aproximadamente, un año y medio que empecé a comentar en su blog, y durante todo este tiempo me he sentido muy a gusto en el mismo. Le doy las gracias por la paciencia que, seguramente, ha tenido conmigo en no pocas ocasiones. Pido disculpas a cualquiera que haya podido sentirse ofendido por algún comentario mío. Dios es testigo de que no he buscado sino su gloria. Entiendo que debe ser muy difícil moderar debates donde las partes, cargadas de razón conforme a su conciencia, creen defender ambas lo que a Dios agrada. No en vano decía el propio Cristo que llegaría la hora en la que quienes mataran a sus discípulos pensarían que dan gloria a Dios. Creo que lo ha hecho usted estupendamente y, como buen árbitro de fútbol no ha prodigado las tarjetas, consiguiendo un buen equilibrio entre libertad de expresión y respeto. Como la mayoría de los comentaristas le he seguido hasta su nuevo nido. Las diferencias en el formato se han asumido y ya nos movemos como peces en el agua. Hay, no obstante, una parte que, en lo que a mí respecta, no me ha gustado nada. De siempre, usted ha llamado la atención, o ha borrado directamente, los comentarios que consideraba ofensivos, calumniosos, o de mala educación; pero siempre dando la cara y argumentando, aún cuando el merecido argumento no fuera otro que esta es mi casa y hago lo que me da la gana. En lo que a mí respecta, por el terrible crimen de criticar la opinión oficial de la página en contra del obispo Livieres, se me retuvo un comentario durante unas cinco horas. Se hizo lo propio con el comentario en el que le preguntaba a usted los motivos. Eso me dejó fuera del debate. Finalmente, usted me contestó no tener nada que ver. Anoche escribí un comentario, de apenas un reglón, en el que simplemente aconsejaba leer una entrevista al cardenal Burke, y añadía el enlace donde se encuentra la entrevista (Infocatólica). El comentario salió, pero esta mañana había desaparecido. De nuevo pregunto el motivo, y una vez más el comentario de la pregunta lleva más de 7 horas pendiente de moderación. Tiro el anzuelo, hago un nuevo comentario contestando los comentarios capciosos hacia este blog de dos comentaristas, y de nuevo me ponen en moderación. En vista de lo anterior, y sacando como conclusión la parcialidad y falta de autocrítica del nuevo edificio que acoge “la cigüeña”, no sin cierta tristeza, he decidido despedirme de usted hasta que, si Dios quiere, y si usted me admite, recabe en otras torres. Yo soy muy mayor, y castellano a la derecha como el Cid, y ciertas niñadas no van conmigo. Y, gracias a Dios, me pasa lo que a usted, no necesito hacer comentarios para comer. Tengo los comentarios guardados, por si alguno pudiera pensar que son en modo alguno injuriosos.
Un abrazo Don Francisco, y vigile sus espaldas. ¡Qué Dios le bendiga!
Quién como Dios.
“…leyendo en esta entrada una entrada que previamente ya leí en este mismo portal INFOVATICANA” (luis . henríquez: 22 diciembre, 2014 a las 3:47 pm).
“Otro post inútil, repetido en esta pagina, y que podemos seguir en paginas con más hondo y profundo reconocimiento” (coplasuelta: 22 diciembre, 2014 a las 3:49 pm).
¿Reconocerán que aquí se comenta con más gracia? Acostumbrados ustedes a lo de loado sea el blogger y bendito sea el Papa que brilla a gran altura, aquí… Pero no me hagan caso, yo soy como el del sexto sentido, “en ocasiones veo muertos”.
Dios guarde a nuestro querido Papa Francisco.
Al releer la Evangelii gaudium todavía hay que frotarse los ojos y preguntarse si estamos soñando. Es que cuesta trabajo creer que en la triste y desangelada iglesia católica no se haya perdido para siempre la Palabra de Jesús y los viejos cardenales en el cónclave nos hayan devuelto la esperanza en la persona de Bergoglio.
Da una pena grande, y no indignación, comprobar que Sandro Magister, de la Cigoña, Burke, Mueller, Olegario…, gente seguramente honesta y bien intencionada, no han entendido nada de lo que está pasando, están ciegos ante la aportación evangélica del Papa Francisco.
«RETRATO DE UN CABRÓN CONTEMPORÁNEO».
Así titula uno de sus cuentos el gran prosista Rafael García Serrano, a cuyo hijo, Eduardo, que probablemente lea esto, mando un abrazo desde mi irreductible tradicionalismo.
Yo no voy a hacer un retrato, sino un esbozo -y al carboncillo-, no de un cabrón, sino de un neocón. De un neocón ibérico pata negra, como algunos que escriben aquí.
Ya dije el otro día que he tenido oportunidad de tratar a neocones de diversas naciones y les aseguro que mientras los extranjeros son modelos de cortesía, que escuchan con atención, aceptando hasta cierto punto las críticas del catolicismo tradicional, los ibéricos son los más obtusos y sectarios que he conocido.
Su esbozo, éste: cejijunto, con boina -capada- bien encasquetada, con el pelo que le llega hasta las cejas, de pana, con una colilla medio desgastada en la comisura de los labios, etc.
que cuando le citas para rebatir su papolatría, un texto de Sto. Tomás, de S. Roberto Bellarminio, de Francisco Suárez, emiten un extraño sonido entre rebuzno y gruñido de orco tolkiniano -esto es verídico-,añadiendo: «no me vengas con antiguallas». Que tratas de razonarle que una cosa es el amor y el respeto que debemos al Sumo Pontífice, y otra cosa distinta es aceptar acríticamente todo lo que haga y diga, como si fuera infalible hasta cuando cisca, y te mira con mirada bergogliana, como si fueras un peligroso hereje.
Que repite como un mantra:
CVII, ¡INFALIBLE!
Lefebvre ¡CISMÁTICO!
Simpatizantes y seguidores del anterior: ¡CHUSMA CISMÁTICA!
Papa Francisco ¡TOTUS TUUS! (histórico; lo dijo cierto personaje con ínfulas, que si me lee ahora le digo lo mismo que por aquel entonces le escribí: «¡Uh! ¡Ah! ¡me meo de la emoción!» Este hombre tan listo y tan leído no se da cuenta que eso sólo se puede decir a Dios, a Jesucristo -incluso en cuanto Hombre- y a su Madre Inmaculada). (1)
Yo ignoro que experiencia dialéctica tendrán los católicos tradicionales que me lean, pero yo les aseguro que los mayores ataques los he recibido no de los neomodernistas o de los progresaurios, sino de los neocones, que me hacen evocar una frase de Lenin sobre los tontos útiles que colaboraban con los bolcheviques, y que consolidaban los avances y las medidas adoptadas por los revolucionarios.
¿Qué entiendo por católico tradicional?
Un católico que reúne tres notas:
1) Actitud crítica hacia el CVII.
2) Defensa a ultranza del Rito Romano. Si hace de él una cuestión capital.
3) Enorme respeto, estima y admiración por MOns. Lefebvre, aunque no sea miembro de la FSSPX, e incluso, discrepando de algunas cosas de la Fraternidad.
——————————-
(1) Ajo y agua, que aquí no puedes borrarme los comentarios ni vetarme.
Dice un comentarista por ahí abajo, que él no hace una cuestión de estado (o algo así; no tengo ganas de bajar de nuevo) de la Misa Tridentina.
Eso me ha recordado la siguiente anécdota: sostuve hace pocos años una polémica con Pérez Bustamante, esa especie de Gran wyoming del neoconismo español, acerca de la Liturgia eucarística. En un momento dado, me dijo: «¿qué me importa que Bugnini fuese masón?». Ahí se ve su hondura intelectual, pues debería importarle.
Si efectivamente fuese masón, cosa que es probabilísima, casi segura, su cosmovisión masónica se habrá reflejado en el rito. Y este razonamiento que hacemos a priori, lo confirmamos analizando el rito: un rito centrado en el hombre, en la asamblea (recuerden la definición que del SAnto Sacrificio de la Misa da el art. 7 del Institutio Generalis Missalis Romani (1)). Un ejemplo lo vemos en el «Pro multis». ¿Acaso no rezuma antropocentrismo? La comunión irreverentísima en la mano y de pie, de igual a igual, ente la criatura y el Creador, la desvalorización de las Misas privadas, etc. No voy a hacer ahora un análisis, pero recomiendo la lectura del Breve Examen crítico del NOvus Ordo MIssae, firmado por los Cardenales Bacci y Ottaviani. Examen que como losa sepulcral, sigue pesando sobre el nuevo rito, a modo de estigma perpetuo.
———————–
(1) Sé muy bien que ese artículo fue reformado, pero también sé que no se reformó el Novus Ordo edificado e impregnado por esa definición. Es decir, se reformó la definición de la Misa dejando intacta la Misa de la definición. Además, el Breve Examen critica no tanto la Institutio Generalis -una especie de exposición de motivos- sino el Novus Ordo en sí.
Me da igual a quien critique el Papa. Estaría encantado de que me mandara una carta poniéndome a mi a parir, pero por favor, que no fomente la herejía y la destrucción de la Iglesia. La Iglesia entera está en jaque por los obispos alemanes, que tienen menos fe que un mosquito. Y mientras nuestros hermanos de oriente medio siendo masacrados. Que sin sentido.
Que expulse a los mercaderes del templo y deje en paz a Dios y los pecadores que nos esforzamos en llevar una vida cristina, a pesar de nuestras limitaciones.
Algún enlace en castellano, para entenderlo mejor.
Gracias.
El placer que acompaña al trabajo pone en olvido a la fatiga.
«No he querido pasar mi segunda Navidad en Roma sin encontrar a las personas que trabajan en la Curia; sin encontrar a las personas que trabajan sin hacerse ver y que se definen irónicamente “los desconocidos, los invisibles”: los jardineros, el personal de limpieza, los porteros, los ascensoristas, los secretarios… y tantos, tantos otros. Gracias a su trabajo cotidiano y a su premurosa fatiga… ».
Que manera tan papanatas de buscar confidentes.»premurosa fatiga» llama a tener un curre este cursi. Este tipo nunca descansa, y eso que no ha dado un palo en su vida. “Los desconocidos, los invisibles”… el jardinero, el personal de limpieza, los porteros, los ascensoristas, los secretarios. Todos y todas invisibles hasta que llegó Padre Jorge. Ya sacará algo de ahí, ya… El Mesías bendito no nació hace dos mil años, Jorge Mario lo sabe, él hizo de partero.
¿Hay algún motivo para qué un comentario, en el que tan sólo aconsejo leer una entrevista al cardenal Burke, lleve unas dos horas en espera de moderación?
Llega la Navidad y por eso les dejaré de regalo un mensaje del Señor, nunca se sabe hasta puede haber algún corazón que recuerde su historia de amor personal con Dios.
«Escucha y escribe:
La paz esté con ustedes. Pequeños hijos, Mi deleite está en cada corazón puro. Mi alegría es cuando veo sus ojos buscando sólo las cosas celestiales. Mi gloria es cuando vienen y Me dicen: «Aquí estoy… aquí estoy», ofreciéndome su corazón para transfigurarlo en Mi dominio y luego reinar sobre él. Mi magnificencia y Mi esplendor son cuando conservan santo Mi Santuario, convirtiéndolo en un glorioso dominio para Mi Majestad. Mi Soberanía es, cuando en su miseria y su pobreza, pueden exclamar:
«¡Hosanna! ¡Hosanna al Rey que nos salvó para la eternidad!»
…Ésa es Mi Gloria… Por su sacrificio, hago jardines de los desiertos… Por su amor, Yo resucito a los muertos … Por su sed de Mí, su Dios, Me consuelan y se vuelven un bálsamo consolador para Mi Corazón herido… Levanta tus ojos, hijo, y mira a Aquel que se inclina desde arriba para alzarte hacia Él. » TLIG 10.06.1994
Bergoglio el ocurrente, una de cal y otra de canto, azote de Dios y de la Curia.
La sexta enfermedad es la que llamó la enfermedad espiritual de Alzheimer: y citó Apocalipsis 2:4, el olvido del primer amor y de la historia personal con el Señor.
Algunos comentarista se horrorizaron. No por lo que significa sino por el nombre que le puso. Siempre escandalizándose de las formas de expresión para no pensar en la substancia de lo que les dice.
Pero es que es haber olvidado la propia historia personal con el Señor es como un equivalente a la locura senil. Sólo que es voluntaria. Y mucho mas grave por donde lleva a la persona. A la idolatría de sus propias pasiones y deseos. La idolatría en el lenguaje de la Biblia es equivalente al adulterio, y es más grave porque se comente adulterio contra Dios. Y se termina en el Lago de Fuego que no se apaga.
Mera progrehez
Mafalda
Lapsus: «Con todo, no se le puede negar…»
Hice ayer un comentario que no veo reflejado, quizás el sueño podía más que yo, y no llegó a su término, pero de todo ese discurso moralizante a la Curia, lo que me deja perplejo es esa manera tan osada de maltratar al lenguaje, inventando barbarismos cacofónicos como lo del «martalismo.» A eso se le llamaba antes activismo y en un contexto con especiales connotaciones, americanismo, -condenado porla Iglesia- . De todo ello, no se le puede negar al Papa Bergoglio, el que es muy ocurrente e imaginativo.
«Yo no creo en las meigas, pero haberlas, haylas».
Estimado blogger, de nuevo recurro a usted. El domingo, hice un comentario crítico sobre las opiniones vertidas hacia el obispo Livieres en un artículo del nuevo edificio que acoge a la cigüeña, y el comentario estuvo retenido unas 5 horas a la espera de ser moderado. Usted me contestó que no tenía nada que ver con eso. Pues bien, anoche, escribí un brevísimo comentario en el que literalmente decía: “No se pierdan la nueva entrevista al cardenal Burke. ¡Saltan chispas!”, y añadía el enlace a la entrevista en una página de Infocatólica. Salvo que me haya vuelto ciego, el comentario ha desaparecido.
Como no tengo porque pensar en otra causa que en un fallo técnico, repito el enlace.
http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=22822
Que mano de talibanes en este blog
El titular, una vez más es completamente falso, tendencioso y malintencionado. Nada nuevo en este blog.
Francisco, bueno.
Papas, malos.
Obispos, malos. ( menos, los que ponga Jorge Mario )
Iglesia, mala.
Curia, horrorosamente mala.
Oye, que yo no juzgo a nadie, eje?
Ni una palabra buena, de aliento…ni siquiera en Navidad…¿Pero esto qué es?
Si al Papa no le gusta la curia, que la cambie. No sé porqué tiene que insultarlos públicamente.
Si la conferencia episcopal alemana quiere destrozar la Fe y la Doctrina, que la excomulgue. No sé porqué tiene que bailarles el agua.
No va a pasar nada. Si al pobre Benedicto XVI lo tenían amenazado y acabó renunciando. Al final, ganó la Curía.
Cuentan que algunos colaboradores le decían a Juan Pablo II: ¿para cuándo un viaje a la curia? Y Juan Pablo II callaba. Benedicto XVI parece que le encomendó el viaje a la curia a Bertone, y este le salió rana. El Papa Francisco sí que está haciendo el viaje a la curia. Hay que evangelizar la curia.
A éste paso Su Santidad va a quedar como Cagancho en Almagro.
El episcopado alemán es una basura que no tiene fe ni vergüenza. Espero que el Papa actúe como tal y les deje las cosas claras. Para eso es el Vicario de Cristo en la tierra, no para otra cosa. No puede ser que toda la Iglesia esté al borde del desastre por una panda de judas germánicos.
¡Vuelven a la carga! (El diablo sabe que le queda poco).
La Conferencia Episcopal Alemana aboga por dar la comunión a los divorciados abarraganados en algunos casos. ¿A ver qué dice de esto el Papa? ¡Qué tontería acabo de decir!: “¿Quién soy yo para juzgar?” (qué se lo pregunten a los FI, a Livieres, al obispo de Granada, o a monseñor Ureña); “Hay que dejarse sorprender por Dios” (ya nos sorprende con Su Santidad ya, abrimos la caja y salió un muñeco de esos con muelle), “La Iglesia es un hospital de campaña” (cada día se parece más a los de los anarquistas en la Guerra Civil Española que, en palabras de Durruti, tenía más bajas por la sífilis y la gonorrea que por las balas nacionales), etc.
Señor, si yo sé que nos vas a librar de esto, pero mientras nos libras, líbranos.
Sin entrar a valorar los 15 pecados. ¿No es su Curia? ¿No es su responsabilidad? ¿Cuántos generales, presidentes de gobierno o de empresas, cantan la gallina a sus estados mayores, gobiernos o consejos de administración? ¿Cuántos de ellos lo publican? ¿Es incapaz de eructar sin que haya un periodista al lado que nos cuente que ofrece el eructo por los pobres? El mensaje ya ha calado hace tiempo, lo denunció el presidente de la Conferencia Episcopal Polaca: “Papa bueno, obispos malos”, “Papa bueno, Curia caca, Curia lepra”. ¿Es incapaz de hacer algo sin que toquen delante de él la trompeta, como decía el Señor que hacían los fariseos? “Esta foto va a dar la vuelta al mundo”, recuerdan. No quiere recibir para enjuiciar correctamente a Livieres, obispo de la Iglesia católica, pero se duele de que lo juzguen a él. Lo de “no juzgará de oídas” lo explicó el monstruo Coco el día que él se perdió Barrio Sésamo. ¿Cómo es qué, entonces, sí recibe a maradonas, acompañados de colegas abarraganados con la que hasta hace dos días estaba abarraganada con otro, y se hace fotitos cogidito de la cintura de la maciza? Alguno me dirá que lo de publicar lo de los 15 pecados de la Curia responde a su política de transparencia. ¡Y una leche! Si la política de transparencia conlleva airear abusos a menores, relaciones homosexuales, escándalos financieros (me parece perfecto), ¿cuál es el tremendo crimen de los FI? ¿Tan horrendo es que no se puede ni decir? En tanto no se nos diga cual ese gravísimo crimen, del que él mismo dijo estar informado, Bergoglio no tiene derecho alguno a la presunción de inocencia. Por qué, ¿el terrible crimen no será celebrar por el rito tradicional? ¿O sí?
Admiro la sabiduría pastoral e incisiva de este Papa que revela su hondura de alma y su rica experiencia personal y pastoral. No soy papólatra, y en otro lugar he hecho constar mi desacuerdo con lo acontecido con el obispo Livieres, pero reconozco lo que sinceramente tengo que reconocer, y no sólo por este discurso sino por muchos otros. Es un Papa que baja a lo concreto de la vida espiritual y de una forma incisiva; recuerda al profetismo de Juan Bautista, incluso en la sobriedad de su vida privada. Lo admiro como admiré al Papa Juan Pablo II, y no obstante no me pareció acertado el análisis ni la conclusión sobre la validez de la anáfora Addai y Mari que hizo la Sagrada Congregación bajo su Pontificado. Pienso que en su momento se rectificará la afirmación de que las palabras de la Consagración se encuentran de manera suficiente para su validez de una manera eucológica, manera que no parece suficiente para la forma del sacramento de la Eucaristía, tal como se define en el Concilio de Florencia.
Cigoña, todavía soñando en voz alta… Ya sabes a quién van a sustituir. Y no te va a gustar…
El «dios de las sorpresas» no es el Espirito Sancto:
«el Espíritu Santo fue prometido a los sucesores de Pedro, no de manera que ellos pudieran, por revelación suya, dar a conocer alguna nueva doctrina, sino que, por asistencia suya, ellos pudieran guardar santamente y exponer fielmente la revelación transmitida por los Apóstoles, es decir, el depósito de la fe.»
Concílio Vaticano I, CONCILIO VATICANO I, CONSTITUCIÓN DOGMÁTICA «PASTOR AETERNUS»
A la vista de los comentarios que HACEMOS últimamente en este blog tantos intervinientes y teniendo delante el discurso a la Curia de hoy, creo que la inmensa mayoría ESTAMOS incursos en alguna de las catorce patologías que cita.
Gracias, Santo Padre, porque nos ofreces el espejo en que mirarnos, reconocernos y mejorarnos.
Si eso no es Magisterio de Pedro que algunos se dediquen a otra cosa …
Al menos hoy no criticó a los fieles católicos. Es una mejora … un regalo de Navidad.
Leyendo, y releyendo, el contenido del discurso a la Curia, sin pasiones interesadas y estrechas y sin espíritu ácido, con docilidad a la palabra del Papa, me parece todo un programa de acción que debería ser objeto de reflexión por quienes nos consideramos católicos.
Me parece que el Papa ha hablado maravillosamente. Lo que ocurre es que algunos tienen siempre las espadas en alto contra él y diga lo que diga, mientras no diga lo que uno quiere oír según su interés, todo lo que diga y haga el Papa Francisco va a ser puesto en entredicho, y vilipendiado, y censurado; eso si, la crítica despiadada, irrespetuosa e insultante a su Persona irá aderezada de Misa diaria, piadosas devociones, rosario vespertino y examen de conciencia antes de acostarse, todo como corresponde a hijos fidelísimos de la Iglesia.
… Y el Espíritu Santo, sin enterarse de lo torpe que es el Papa Francisco y lo listos que son sus críticos … !Menuda tropa!
Siento que estamos como en un Via Crucis, que va comenzando y que, por supuesto falta lo peor por ver. Como que el Santo Padre se sublima por momentos. Roguemos porque no pierda piso y crea que es como un Moisés redivivo y que quiera partir el Mar Rojo.
Pues más que el discurso de final del Adviento, parece el del inicio de la Cuaresma. Hay un dicho jocoso que afirma que cuando Jesús dice «ya podeis dormir» creó a los canónigos. Esto es extensivo a los curiales vaticanos. Pero creo también que es más propio un «lavado de trapos» privado, que con luz y taquígrafos. En fin que seguimos con el tema de «cosas veredes…»
Pues más que el discurso de final del Adviento, parece el del inicio de la Cuaresma. Hay un dicho jocoso que afirma que cuando Jesús dice «ya podeis dormir» creó la casta de los canónigos. Esto es extensivo a los curiales vaticanos. Pero creo también que es más propio un «lavado de trapos» privado, que con luz y taquígrafos. En fin que seguimos con el tema de «cosas veredes…»
¿La quinta enfermedad estará errada?
¿Debió exhortarlos a no ser un cuerpo en que los miembros están en comunión con los demás?
¿ Los debió alentar a ser como una orquesta que produce ruido porque sus miembros no cooperan y no viven el espíritu de comunión y equipo?
¿Hizo mal al evocar a San Pablo cuando dice que eso sucede cuando: » el pie dice al brazo «Yo no te necesito», o la mano a la cabeza: «Yo estoy a cargo», causando malestar y el escándalo.»
¿Pero no se quejaban de que este Papa no los confirmaba en la fe? ¿Nada de lo que dijo es confirmación de la doctrina y la fé aunque citó 17 veces la Biblia?
La curia deberia convertirse al protestantismo o al communismo . A continuación, el Papa comenzaría a amarlos.
Vamos leyendo la cuarta tentación.
Está referida a no dejar lugar a la acción del Espíritu Santo.
¿Debió acaso predicarles a sus curiales que debían planificarlo todo al punto que el Espíritu Santo, o sea Dios, no pudiera intervenir?
¿Debió predicarles que la Iglesia se muestra fiel al Espíritu Santo en la medida que lo regula y doma…?
¿Que Él no es la frescura, la imaginación, la innovación?
¿No debió citar a BXVI?
Este blog, y bloggista, se han declarado ya claramente como OPOSICIÓN al ministerio del santo padre.
Don Francisco con todo respeto yo creo que no se puede poner un título como el que Vd, ha puesto. El Papa debe de tener derecho, yo creo que lo tiene sobrado ha hablar de estas cosas. No lo he leido completo en italiano, sino solo un extacto en español, y no me parece tan malo, es mas creo que nos lo podríamos aplicar todos, en nuestros pequeños círculos.
Francisco en algún lapsus ha dicho que también hay santos en la iglesia de hoy… ¿Tendrá el papa alguna palabra de consuelo para ellos en alguna ocasión?
¿Sera que el Papa debería negar que ser cristiano, de hecho, significa «tener la misma mente que estaba en Cristo Jesús, los sentimientos de humildad y abnegación, de desprendimiento y generosidad»?
¿Y debería exhortarlos a tener un corazón de piedra?
¿ Es de pepinillo en vinagre recordarles que es peligroso perder la sensibilidad humana necesaria para hacernos llorar con los que lloran y se regocijan con los que se gozan!?
¿Debió animarlos a perder «los sentimientos de Jesús» (cfr Fil. 2: 5-11)?
Qué cosa rara, son más o menos las mismas exhortaciones que nos hacen a los fieles los buenos sacerdotes.
¿Será que por ser Navidad los debió exhortar a comer bien y comprar muchos regalos?
Este el papa Consejos vendo que para mí no tengo. Podría empezar por aplicarse a sí mismo cada uno de esos vicios. Que mucho criticar a los demás, pero de arrodillarse ante Dios nada. Sólo ante masones, musulmanes, terroristas del EI y protestantes.
Bergogio es la ventosidad final del CVII. Cuando ya la comida está digerida y el cuerpo expulsa los aires fecales de satisfacción. Pues eso, Iglesia está destruida y aniquilada y sólo quedan los extertores que son la muestra de lo buena que ha estado la comida (la Iglesia) a sus Gargantúas progres (postconcilio). El problema es que la ventosidad Bergoglio la tenemos en nuestras narices todos los días.
Aquí nos parecemos a Don Juan, que llora cuando se lo quitan y llora cuando se lo dan. En fin, que no sabemos lo que queremos.
Personalmente me parece unas buenas advertencias, y no sólo para la Curia sino para todos en la Iglesia, más importantes para los que detentan cargos o han sido «elegidos».
Que el que los diga sea mejor o no lo sea, no debería tener más importancia, según el dicho: mira lo que dice no quién lo dice.
Puede ser más o menos oportuno decir estas cosas en este tipo de audiencia, no lo sé. Podría haber citado a la Curia para otra ocasión y darles «alegrías navideñas», no lo sé, no entiendo de protocolos y oportunidades curiales. Pero es muy aprovechable lo que les dice.
No se puede tener a nadie como enemigo y, por norma, todo lo que hace o dice es malo. Esa actitud es propia de los políticos, que buscan destronarse unos a otros y no reconocen lo que hace bueno el partido de enfrente. Esa actitud, humanamente no es salvable, cristianamente menos todavía.
Bendito el Papa que dice cosas buenas si las dice, y cuando no, respeto al papa y ataque a lo que hace o dice. Lo demás no es salvable. Algunos aquí escriben habitualmente de forma visceral y es comprensible que alguna vez pase (aunque no justificable), pero no vale esa actitud permanente, o no debería valer para cualquier persona que se precie de nobleza de alma.
A Sor Josefa Menéndez le decía el Corazón de Jesús (cito libremente):»muchos que tienen cargo de superiores, no corrigen a los inferiores porque ellos mismos se ven con los defectos que deben corregir. Que no unan al pecado del defecto el de no corregir a los que debe». Es una revelación privada y no es de fe, pero sea o no cierta la revelación, es de una claridad patente. «Anda y haz tu lo mismo», en palabra evangélica.
¿Debería exhortar a la curia a no ser autocrítica, a no actualizarse, a no buscar mejorar?
¿No debería recordarles que los cementerios están llenos de indispensables?
Y ¿es un malvado por referirlos a Lc. 12: 13-21?.
¿ Debería alentarlos a sentirse amos y superiores a todos y no servir a nadie?
¿debería motivarlos a ser cada vez más narcisistas y no ver jamás la imagen de Dios en los demás, en especial en los más desprotegidos?
Y ¿no debería recordarles que » El antídoto contra esta epidemia es la gracia de sentirse pecadores y decir de todo corazón: «Somos siervos inútiles. Hicimos lo que teníamos que hacer «(Lc 17, 10) porque puede que los sacerdotes curiales se asusten y desmotiven mucho?
Juraría que Francisco lee este blog, le ha dado un buen repaso a los componentes de la curia, con otro estilo que su tocayo don Francisco José, que no se queda manco al escribir sobre los malos obispos y sacerdotes, pero repaso.
Con Pepe Carballo se ha entretenido un rato. ¿La habrá anunciado el cardenalato?
¿Es malo que el Papa exhorte a sacerdotes curiales a que descansen y pasen más tiempo con su familia y a los pies de Jesús como María. ¿No debería citarles el Eclesiastés?. ¿Debería como un buen jefe de una empresa productiva exhortarlos a no tomarse las vacaciones y trabajar hasta caer muertos de cansancio?.
El pobre no es mas bocas porque no ha hecho un master. Que cansino y mira que le gusta dar titulares para estar todo el dia en el «candelabro» que diria otra insigne pensadora: la Mazagatos. Tenian que haberse levantado la mayoria y haberle dejado ahi mas solo que la tonta el pueblo en mitad del baile. A ver si se le ponia cara de pepinillo en vinagre. Este no para hasta liarla…
Varias cosas:
1. Es molestísimo, incómodo, que vuelen insultos y descalificaciones de unos a otros en el blog. Se puede discutir y disentir pero sin perder las formas ni la educación. ¿No podríamos intentarlo todos?
2. Este discurso es otra «sorpresa», otra «perla» más del magisterio bergogliano. De verdad, al leerlo, lo primero que pensé -como otro comentarista decía- fueron en los «pepinillos en vinagre»… El Santo Padre parece el primero en tener cara y gestos de «pepinillos en vinagre».
3. ¿No podría usar Su Santidad un lenguaje, tono y estilo, más positivos, más propositivos? Parece que el único bueno es él y reparte bofetones a mansalva a todos -¡¡menos a sí mismo!!-.
4. A mí me da la impresión de que todo lo que albergaba Bergoglio en su corazón, en forma de resentimiento «postconciliar» (por llamarlo suavemente de algún modo) está saliendo ahora por su boca de pontífice, alimentándose de estereotipos ya pasados pero que él cree vigentes.
5. Se pueden decir cosas, y decirlas espiritualmente y sin agredir, aunque sean correcciones. ¿Por qué siempre así el Santo Padre? ¿Se da cuenta del daño que hace? Es modélico, a este respecto, el precioso primer discurso de Pablo VI a la Curia (21-septiembre-1963), animando, encareciendo a la Curia, trazando líneas, pidiendo que asumieran las directrices que fueran emanando del Concilio, su colaboración activa ahora que empezaba la 2ª sesión…, pidiendo la ayuda de la Curia. ¡Un modo elegante de decir y marcar rumbo!
6. El Papa, que tantos bofetones pega, y señala 15 enfermedades posibles en la Curia imagino que hará otro tanto, señalando 15 ó 16 enfermedades y herejías el año que viene, 2015, con el V centenario de la Reforma protestante. ¿O a los protestantes, no? ¡Ay!, que se me olvidaba que hace días dijo que había que celebrarlo. Pues nada, según Bergoglio, la Reforma luterana sí hay que celebrarla, ahí no hay ni enfermedades espirituales ni herejías, porque «armaron lío»… ¡¡¡El mundo al revés!!!
A ver cuándo se pone el Papa a parir a sí mismo, que falta le hace. Consejos vendo que para mí no tengo.
Alucinante lo de Francisco. Yo me quedo alucinado y cada vez veo más cerca un cisma formal importante. Al final va a pasar a la historia como el Papa del tercer gran cisma.
Francisco: “Si la educación de un chico se la dan los católicos, los protestantes, los ortodoxos o los judíos, a mí no me interesa”.
¿A ti qué te interesa, Jorge Mario? (silencio profundo en la sala…..)
* “Si la educación de un chico se la dan los católicos, los protestantes, los ortodoxos o los judíos, a mí no me interesa. A mí me interesa que lo eduquen y que le quiten el hambre. En eso tenemos que ponernos de acuerdo”.
OK.
Vamos a ponernos de acuerdo. ¿Cuánto dinero va a poner Jorge Mario de su bolsillo?
Colgunter, de verdad no puedes argumentar en lugar de insultar?
Creo que el Santo Padre obra bien denunciando todo aquello que haya de denunciable en la curia y en la Iglesia. No obstante, no puede quedarse solamente en la denuncia, en la crítica o en la amonestación. Debe tomar medidas al respecto cuanto antes para que nos creamos que de verdad le preocupan todos los problemas que denuncia. Coincido con el bloguero que no debe generalizar pues ciertamente hay miembros y dirigentes de la curia y de la jerarquía cuya labor deja mucho que desear pero no todos ni de lejos son así. Con respecto a los curiales de los que habla el bloguero, decirle que tanto el cardenal Abril como el cardenal Coccopalmerio ya tienen la renuncia presentada por lo que la aceptación de la misma no se puede demorar demasiado. El Cardenal Baldisseri debe estar a punto de presentar la renuncia (falta menos de un año para ello). En relación a los demás, aún les quedan diez años o más en activo, así que habrá que tener paciencia. Y lamentablemente el Cardenal Braz de Avis y Monseñor Paglia fueron nombramientos de Benedicto XVI.
¿Hay algo de lo que el mundo acuse a la Iglesia en lo que Francisco no le dé la razón al mundo?
Y ya que se pasa la vida criticando errores y defectos ajenos, ¿algún día tendrá la suficiente humildad para reconocer sus propios errores y defectos?
Acusar a la Curia de mil maldades cuando en más de año y medio apenas ha hecho nada para cambiarla, ¿es normal?
Antonio1: ¿cuál es el gran cambio que Francisco va a hacer en la Curia? ¿Poner allí al mediocre de Rodríguez Maradiaga, bajo cuyo pontificado media Honduras se ha hecho protestante? Los evangélicos hondureños van a echarlo de menos.
Este comentario aparece redactado más abajo por error.
En psicología del mando existe un tipo de jefe que se conoce como “el incendiario”. Se caracteriza porque no resuelve nada pero, todo lo critica, todo le parece mal, nadie hace nada bien (de ahí el apodo). ¿Alguien tiene claro qué busca este Papa? ¿Cuál es su programa? Estamos hartos de oírle señalar lo mal que lo han hecho todos sus predecesores pero, ¿alguien puede decirme cual es su meta, sus objetivos? ¿Adónde pretende llevar a la Iglesia? Que hable claro, y de este modo, el que no esté de acuerdo con su programa (yo no le doy un voto en blanco a ninguno de los que respiran. “Así dice Yahveh: Maldito sea aquel que fía en hombre…” –Jeremías 17:5-), decidiremos si le seguimos o nos bajamos en marcha. Desde luego con defensores como los suyos: revistas gais, el País, Podemos, algunos de Izquierda Undida, Religión Digital, musulmanes, judíos talmúdicos, masones, Leonardo Boff, Torres Queiruga, los simpáticos comentaristas que igual defienden el abarraganamiento que las relaciones sexuales con chimpancés, etc., no vamos a necesitar mucho auxilio del Don de Discernimiento.
Está bien que esas palabras se las diga a los «bichos» de la Curia.
Pero que no olvide también criticar a los «bichos» de afuera.
Que zurrar a los pecadores de dentro y abrazar y besar y pedidas de bendiciones a los de fuera… No cuadra.
Los pecadores de dentro también necesitamos los mimos del Padre, de Cristo y su Vicario… ¿O es que no somos nada? ¿No somos nadie? ¿Nada merecemos más que desprecios?
“Hace unos días, el cardenal alemán Gerhard Müller, prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe y uno de los más reacios a la apertura, le contó a Bergoglio que, como arzobispo emérito de Ratisbona, tenía que cabalgar en una procesión. El Papa le contestó: “Pobre caballo”. Al gigante Müller le suele desconcertar la guasa de Francisco. Unas veces porque no la entiende, y otras porque le parece impropia de un Papa.”
(http://internacional.elpais.com/internacional/2014/12/20/actualidad/1419091795_659222.html)
Afirmativo.
Es impropio de un papa, ciertamente.
De un papa, y de alguien con los tronillos en su sitio.
Y Bergoglio se aprovecha del cargo y la buena fe del que tiene enfrente.
La chulería básicamente consiste en creer que al que le faltas el respeto nunca te soltará un merecido derechazo. Hasta que te lo dan y el chico popular y simpático del recreo se va a tomar por culo. Y con él, sus lameculos y demás zarigüeyas.
Pues no me parece mal discurso, aunque desde luego debería empezar por aplicarse el cuento
Francisco también destacó el “Alzheimer espiritual” (…).
Todo el puñetero día hablando de los enfermos, de los que sufren, de lo que viven en las «periferias existenciales», de los que padecen la «cultura del descarte», para recurrir finalmente a una grave enfermedad como es el al Alzheimer para atizar a los fieles católicos. Siempre católicos. Qué obsesión…. “Alzheimer espiritual” Este hombre siente una preternatural inclinación hacia la Iglesia que no le deja vivir en paz. «En la Unción de Enfermos Jesús nos toma de la mano, como hacía con los enfermos, y nos recuerda que la muerte no podrá separarnos de Él» Mientras tanto, el mismo que manifestar estas palabras, otro día se ríe y se cachondea de los enfermos de Alzheimer para hacer su gracieta.
José Fernández: «llorando como estúpidos por una misa tridentina». Yo soy partidario de la Misa Tridentina, muy partidario. Lo de «estúpidos» lo dirá por usted ¿no? Llevo años alojado en esta Cigüeña y no he insultado jamás a nadie.
Esto parece que supone una pérdida de poder del Opus y de Angelo Sodano en la curia. Una gran noticia, muy especialmente para los españoles.
Debe ser que la curia es espantosa y hay gente que la tienen secuestrada. No es la curia del Papa, más bien la de Angelo Sodano, presente en el discurso. Parece que el Papa quiere poner la curia al servicio de la Iglesia, invirtiendo los términos. Esto molesta mucho a organizaciones poderosas.
«Francisco, reforma mi Iglesia.»
Bien por Francisco, claro, directo, removiendo cimientos vetustos que se caen de podridos, de qué sirven las palabras amables a los suyos, si los suyos son parte del problema, de Iglesias vacías, de falta de vocaciones, de nada…a arrear con fuerza, a cortar con esas fuerzas oscuras y vetustas que impiden la oxigenación en la Iglesia, llorando como estúpidos por una misa tridentina, cómo si la celebración de ella acabara con los problemas que la aquejan…quedándose con los oropeles vaciós, que el obispo tal no tiene canas, que tal es un panzón, que el otro …que tal…cotilleo de viejas beatas…
Pues a mi me parece un gran discurso, no solo para la curia romana sinó para infinidad de curias diocesanas. Ya está bien de remilgos, el Santo Padre no insulta ni falta al respeto, avisa de pecados en los que pueden/podemos caer todos, sobretodo los que tienen responsabilidades en la Iglesia, confirmar en la fe también es esto.
Grandísimo discurso. Verdades como puños. Ojalá viva muchos años y le dejen hacer. O la curia mira al Evangelio y al seguimiento de Cristo o difícilmente sale de la crisis.
A los que insisten en que es su curia a a que crítica que no se preocupen. Pronto habrá grandes cambios.
Francisco también destacó el “alzheimer espiritual”, que se observa en “quien ha perdido la memoria de su encuentro con el Señor y depende sólo de sus propias pasiones, caprichos y manías y construye a su alrededor muros y costumbres”.
Que simpatía más natural y qué gracia tiene el jodio.., el “Alzheimer espiritual”… Qué delicadeza con sus hermanos. ¿Le queda a este hombre algo, algún tema, una nueva forma de faltar al respeto y por tocar las narices con el que denigrar aún más a los católicos?
Un discurso que sabe a pepinillos en vinagre, como tantos de Francisco.
Señores de Infovaticana, porqué no se meten la musiquita navideña y la otra por dónde les quepa.?? Así no se puede discutir.
Este Papa se queja de todo, se queja de la Curia, se queja de los cardenales, se queja de los obispos, se queja de los curas, se queja de sus feligreses, ¡pues que se fastidie!, que con esos mimbres tiene que hacer los cestos. Que si todos los que he citado anteriormente fueran santos, no necesitáramos un Papa, tiene que pastorear con lo que Dios le ha puesto, con los que por obra y gracia de Dios están bautizados, van a misa se llaman católicos, aunque sean fariseos, con los sacerdotes que aunque hipócritas y poco misericordiosos como el los llama, Dios previamente les ha llamado a ellos a la vocación, así que deje de quejarse y que trabaje y si no sabe hacerlo al menos que rece para que Dios le auxilie. ¡que criticando y quejándose no se va a ninguna parte!.
Obispos hay que más que parecer -por sus obras, su talante, su actitud, no entro en sus conciencias, territorio sagrado- sucesores de los Apóstoles, parecieran sucesores de los Apóstatas. No digo que lo sean sino que lo parecen. Y muy mucho.
Con esto que afirmo no me refiero ni al papa Francisco ni al obispo Tal o Cual, ni a nadie de la Curia, entre cuyos altos dignatarios no hace falta señalar o aclarar que no se encuentran mis amistades; hablo en general, volviendo a denunciar una realidad eclesial penosa, dramática, triste, muy lamentable.
Por lo demás, leyendo en esta entrada una entrada que previamente ya leí en este mismo portal INFOVATICANA sobre ese tirón de orejas del papa Francisco a la Curia, a «su» Curia… No sé, pienso en el «Rabí» de Galilea: amigo de los pobres, de todas las personas de cualquier condición pero especialmente amigo de los pobres, los hambrientos, los humildes, los marginados… Y le queda a uno como un regusto raro; algo así como el regusto de que las cosas no funcionan en la Iglesia como debieran funcionar. A la luz del Evangelio, buena nueva para todos, pero especialmente para los pobres, los más humildes, los más desposeídos de la sociedad.
Aparte de regañar, y a veces insultar, y perseguir a la Tradición, ¿hace más cosas?
No ha puesto a parir a nadie, les ha señalado los pecados en los que a su juicio pueden incurrir y ha hecho muy bien. Usted que tiene mucha experiencia en poner a parir debería saber la diferencia.
«Cari fratelli!
Una volta ho letto che: “i sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro“. È una frase molto simpatica ma anche molto vera perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa.»
El Papa no es el jefe de una empresa que alienta a sus empleados a producir mas y mejor utilizando una estrategia de liderazgo. Por eso el Papa llama a los miembros de la curia, hermanos, y los exhorta a servir a la Iglesia señalándoles las tentaciones de su servicio. Y a los que critican a los sacerdotes con o sin razón los llama a rezar por ellos porque un solo sacerdote que cae hace daño a todo el Cuerpo místico.
Hoy buen nombramiento en USA
A esta curia la nombró él.Si alguno no le gusta, a su casita.Se queja de vicio y como medida preventiva para que, si algo va mal, él quede libre de responsabilidad.No cuela.Su curia quizá sea mala.La de Su Germanidad, encabezada por Bertone, con menos luces que un eclipse, era otro horror, pero Su Ratzingeridad no se quejaba tanto.
Haciendo amigos, bien visto. Así empezó Urbano VI.