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¡Felicidades, Santidad!

<> at St. Peter's Basilica on May 1, 2011 in Vatican City, Vatican.
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Vicente Montesinos

 

 

S.S el Papa Benedicto XVI cumple hoy 91 años; y en su austero y sencillo retiro en Mater Ecclesiae, en la Ciudad del Vaticano, lo celebra junto a su hermano y unos pocos amigos.

Benedicto XVI, que fue elegido Papa el 19 de abril de 2005, anunció su renuncia como Obispo de Roma el 11 de febrero de 2013, que se haría efectiva a las 20.00 del 28 de febrero siguiente.

No hace falta glosar, porque se glosa por sí misma, la imprescindible aportación de Joseph Ratzinger a la Iglesia. Como sacerdote, obispo, Cardenal, Prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe, y Presidente de la Pontificia Comisión Bíblica y de la Comisión Teológica Internacional; entre otras muchas responsabilidades dentro de la Curia, que nos han dejado un legado perpetuo de sana doctrina, fe y catequética para la Iglesia de Cristo.

Evidentemente estamos ante un eminentísimo teólogo (posiblemente nadie como él desde Santa Teresa de Ávila y San Juan de la Cruz) que ha guiado a la Iglesia durante decenios en la tradición, el magisterio bimilenario y la sana doctrina, y no sólo como Papa.

Todo esto cae por su propio peso, y es indiscutible.

Las que ya no están tan claras son las circunstancias en las cuales hubo de ejercer su dolorosa renuncia; a la que siguieron las no menos extrañas circunstancias en la preparación y ejecución del Cónclave que debía elegir a su sucesor, y en el ascenso al Papado de Francisco. Quizá algún día sepamos más… Y quizá algún día podamos contar más…

Hoy Benedicto XVI vive preparándose para la vuelta a la casa del Padre; y mientras reza y sostiene al resto fiel con su testimonio; es víctima del fuego que contra él se ha preparado al fracasar el intento de enrolarlo entre los admiradores de la «teología de Francisco». Su veraz juicio negativo al alemán Peter Húnermann ha desatado la ira de los enemigos de siempre de la Iglesia; hoy encantados de conocerse y de haber conocido a Bergoglio.

¿El motivo de estos ataques? Pues que Su Santidad Benedicto XVI, desde su prudencia y buen hacer, sigue siendo el sostén de la fe en la Iglesia de millones de católicos, y el principal baluarte para todos en la defensa de los pilares fundamentales de la fe católica, que la corriente progresista postconciliar lleva 50 años intentando abatir, y que con Bergoglio ha alcanzado el zenit del ataque.

Por todo ello y por mucho más, y de forma absolutamente egoísta, pido a Dios que lo conserve en vida y salud en esta tierra durante muchos más años.

Y desde Adoración y Liberación alzamos hoy un jubiloso grito, dando gracias a Dios por el Papa Benedicto XVI… ¡Felicidades, Santidad!

 

 

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Comentarios
5 comentarios en “¡Felicidades, Santidad!
  1. ERES EL UNICO PAPA
    DE LA IGLESIA QUE RESISTE.
    LA QUE ANTAÑO TU REGISTE
    CON BÁCULO,ANILLO Y CAPA.
    DE ESA IGLESIA POSTERGADA,
    CALUMNIADA Y PERSEGUIDA,
    QUE HOY TE MIRA,ENTRISTECIDA,
    CAMINANDO HACIA LA NADA.
    PADRE SANTO,QUE TE OCULTAS,
    VIVIENDO EN UN MONASTERIO,
    MIENTRAS SE CUMPLE EL MISTERIO
    DE INIQUIDADES ESTULTAS..
    SABEMOS QUE,EN LAS PENUMBRAS,
    VIVES CON DIOS EN UNCIÓN.
    i ESTAMOS EN COMUNION
    CONTIGO,PUES
    NOS ALUMBRAS!
    Y EN ESTOS TIEMPOS ATROCES,
    DE IMPIEDAD Y APOSTASÍA,
    TU SILENCIOSA PORFÍA
    DICE MÁS QUE MUCHAS VOCES.
    PADRE SANTÍSIMO Y BUENO,
    PIEDRA ANGULAR,QUE SE ESCONDE.
    i SABEMOS QUE ESTÁS…Y DÓNDE !
    ROCA SILLAR…i Y NO CIENO !

  2. La diócesis de Liverpool nos ha salido misericordítica, pero los padres de Alfie no se callan.

    PREGANDO PER ALFIE. L’INCREDIBILE LETTERA DELLA DIOCESI DI LIVERPOOL.

    MARCO TOSATTI

    Cari amici e nemici di Stilum Curiae, nelle prossime ore sapremo se nell’Occidente dei diritti di tutti e anche di più un padre e una madre hanno il diritto (forse anche il dovere) di far curare altrove il proprio figlio se non sono convinti che un determinato ospedale sia in grado, o abbia capito, o sia semplicemente riuscito a fronteggiare una situazione difficile. Perché di questo si tratta; non di una ennesima battaglia pro-vita o pro-scelta, ma della difesa di un diritto umano basilare, che solo le peggiori dittature hanno, finora contestato. Ma forse non abbiamo ancora visto il peggio. Ma vorrei offrire alla vostra attenzione – mi è arrivata ieri sera, ma non sono riuscito a lavorare prima – il testo di una dichiarazione dell’arcidiocesi di Liverpool. Pare che sia uscita venerdì scorso; dico “pare” perché non sono riuscito a trovarla nel sul sito dell’arcidiocesi, né altrove su internet. Quella che uso è sul sito Breviarium. Leggetela. Come l’ho letta, ho pensato che fosse uno scherzo, una provocazione, un abile messaggio pubblicitario dell’Arder Hey Hospital. Poi ho dovuto accettare che fosse vera. Ma se ci sono vescovi e preti così, di che cosa vogliamo parlare?

    Alfie Evans è il figlio di Tom Evans e Kate James. Dell’età di 23 mesi, è ricoverato all’Alder Children Hospital di Liverpool da Dicembre 2016 in quanto affetto da una condizione neurodegenerativa non diagnosticata, la maggior parte del tempo trascorso con il ventilatore.

    Il personale medico operante ‘nel supremo interesse del minore’ desiderava rimuovere il trattamento medico e sostituirlo con le cure palliative. I genitori di Charlie hanno ricusato questa decisione e a febbraio, a seguito di un’udienza alla Sezione Famiglia dell’Alta Corte di Londra e Liverpool, mr. Justice Hayden, ha sentenziato che i medici all’Alder Hey avevano facoltà di interrompere i trattamenti di Alfie. Ciò contrastava coi desideri dei genitori.

    I genitori hanno contestato senza successo questa sentenza all’Alta Corte, la Corte d’Appello, infine la loro istanza è stata rigettata dalla Corte Suprema del Regno Unito e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

    La dirigenza ospedaliera e i genitori non sono stati in grado di concordare un programma per le cure palliative. L’11 aprile l’ospedale, com’era difatti legalmente obbligato a fare in una situazione del genere, si è rivolto nuovamente all’Alta Corte e allo scopo di ottenere il permesso per il distacco del ventilatore di Alfie e attivare un programma di cure palliative. Mentre la corte approvava un piano per il fine-vita preparato da specialisti, il giudice Hayden ha affermato che il disturbo neurodegenerativo non diagnosticato di Alfie fosse “profondamente ingiusto”. Ha proseguito col dire che i dettagli del piano non possono essere diffusi perché Alfie aveva diritto alla privacy.

    La comunità Cattolica (Romana) dell’Arcidiocesi di Liverpool insieme ad altre confessioni e fedi continua a pregare per Alfie, la sua famiglia e coloro che lo accompagnano in questo viaggio. Il Vescovo Tom Bishop, Ausiliare di Liverpool, il quale ha lavorato come cappellano ospedaliero per molti anni, è stato coinvolto con la squadra del cappellanato all’Alder Hey, offrendo supporto ai medici e al personale. Non ha incontrato i genitori che, beninteso, non sono Cattolici Romani.

    In queste ultime settimane ci sono stati diversi raduni descritte variegatamente come ‘dimostrazione’, ‘proteste’ e ‘manifestazioni’ per offrire ‘supporto per Alfie e la sua famiglia’ Esse hanno avuto luogo all’interno e nei dintorni del centro metropolitano di Liverpool3 hanno visto la partecipazione di diverse centinaia di persone.

    Nella sera di ieri (giovedì 12 aprile 2018), una grande dimostrazione di circa 1000 persone si è svolta al di fuori dell’Alder Hey Hospital. I genitori avevano predisposto il trasporto per il trasferimento di Alfie dall’ospedale, ma non c’è stato modo. Si è ipotizzato che la dimostrazione si è svolta in quanto il momento stabilito per la rimozione dei trattamenti era imminente.

    Il comunicato che segue è stato diramato dalla Polizia del Merseyside a seguito della dimostrazione:

    Statement from Assistant Chief Constable Serena Kennedy:

    ‘We were present at Alder Hey Hospital tonight (Thursday 12 April) while the hospital and family of Alfie Evans sought clarity from Mr Justice Hayden in relation to the treatment of Alfie.

    ‘Although peaceful, the large protest that took place tonight did cause significant traffic disruption and inconvenience for other people trying to access the hospital. I want to remind people to please consider other hospital users, as these delays could have caused serious problems for staff and patients alike.

    ‘We fully understand what a sensitive and emotional time this is for everyone involved and I would also therefore like to pass on our appreciation for the way in which Alfie’s family were later able to speak to the crowd and offer assurance and calm.’

    L’Alder Hey Hospital ha prodotto il comunicato che segue:

    (13 April 2018)

    “La scorsa notte l’ospedale ha subito notevoli disagi dovuti alla vasta protesta che riguarda uno dei nostri pazienti. Vogliamo rendere merito al nostro incredibile staff, che ha lavorato infaticabilmente in condizioni di estrema difficoltà nel gestire le conseguenze di tali disagi.

    Alder Hey è un luogo speciale con personale altamente qualificato, professionisti che dedicano la loro vita alla cura e all’accudimento di migliaia di bambini disabili e malati ogni anno.

    La nostra priorità sarà sempre la protezione e il mantenimento del benessere dei pazienti e dello staff, di continuare a provvedere con cure elevate ai pazienti e le famiglie, cosa sappiamo essere riconosciuta da colleghi di tutto il Sistema Sanitario Nazionale oltre che di un più largo pubblico”.

    L’Alder Hey Hospital è stato un centro di eccellenza nelle cure pediatriche per più di 100 anni e si prende cura di più di 270mila bambini, giovani e famiglie ogni anno. Non opera isolata e le evidenze cliniche sono raccolte da centri di tutto il mondo.

    Si riporta che questo pomeriggio, venerdì 13 aprile, i genitori e i loro rappresentanti legali presenteranno un’ulteriore contestazione legale che verrà udita nella Corte di Appello di lunedì prossimo, 16 aprile: in attesa di quel giudizio, Alfie continuerà a ricevere i suoi trattamenti. Si è ipotizzato che il contenzioso potrà avere in oggetto i diritti dei genitori di dimettere Alfie dall’ospedale. Si riporta inoltre che alcuni ‘manifestanti’ hanno in programma di raccogliersi di fronte all’ospedale nel pomeriggio odierno.

    Ed ecco la lettera di risposta di Tom Evans:

    Sua Eccellenza Reverendissima

    Arcivescovo Malcolm Patrick McMahon

    Arcidiocesi di Liverpool

    Eccellenza reverendissima,

    Mi chiamo Thomas Evans e sono il papà di Alfie.

    Ho letto con grande dolore il comunicato stampa diffuso dall’Arcidiocesi sulla situazione di mio figlio.

    Il più grande dolore deriva dal fatto di non essere stato riconosciuto come figlio di Santa Madre Chiesa: io sono cattolico, sono stato battezzato e cresimato e guardo a Lei come al mio Pastore e al Santo Padre come al Vicario di Cristo in terra….

    Per questo ho bussato alla porta della Chiesa, domandando aiuto per salvare mio figlio dall’eutanasia che vogliono somministrargli!

    Anche Alfie è battezzato, come me e come Lei, Eccellenza, e vorrei che si pregasse per lui, per noi, il solo vero Dio.

    So che la morte di mio figlio è un’eventualità precisa e forse anche vicina, e so che lo aspetta il Paradiso… quali peccati potrebbe mai aver commesso, povera anima innocente, inchiodata a un letto, come ad una croce?

    Ma so anche che la sua vita è preziosa agli occhi del Signore e che ha anche lui una missione da compiere… forse proprio quella di metterci di fronte alla necessità di mostrare al mondo la crudeltà che si nasconde dietro le parole del giudice che ha definito la sua vita “futile”, assecondando la definizione che ne dà l’ospedale che vuole soffocarlo.

    Io non sono medico, ma vedo che mio figlio è vivo e vedo che non viene curato e da mesi chiedo all’ospedale di lasciarci trasferire nostro figlio, di Kate, mio e del Signore, laddove hanno promesso di prendersi cura di lui fino a quando il Signore non lo chiamerà a Sé, perché avrà compiuto il suo pellegrinaggio.

    Perché non ci vogliono lasciar portare via nostro figlio?

    Se lo è domandato, Eccellenza?

    Noi non vogliamo accanirci, e che nessuno si accanisca su di lui, ma vorremmo almeno che fosse diagnosticata la malattia che lo affligge, che gli fossero prestate le cure migliori.

    E non crediamo che l’Adler Hey sia in grado di farlo: ha dimostrato a noi e al mondo di non saperlo e di non volerlo fare.

    Loro affermano di voler rimpiazzare il trattamento medico con cure palliative.

    Ma in verità, ciò che stanno facendo sono esclusivamente cure palliative già da mesi e proprio quelle vogliono sospendere, insieme alla respirazione artificiale, per sedarlo e lasciarlo morire soffocato.

    Ora a me pare che questo non sia giusto e non sia cristiano.

    Per me questa è eutanasia e non vogliamo che il nostro bambino sia lasciato morire così, perché, oltretutto, ciò sarebbe un ulteriore precedente, come quello di Charlie Gard, per impedire a noi genitori di prenderci cura dei nostri figli malati, che lo stato considera un peso, perché malati, appunto, inutili, improduttivi e costosi.

    La prego, perciò, Eccellenza, di voler accettare la mia richiesta di aiuto e di voler portare al Santo Padre la mia voce, affinché sia fatto tutto il possibile per aiutare me e sua madre Kate a portare Alfie fuori dalla Gran Bretagna, perché possa essere curato fino al naturale termine della sua esistenza terrena.

    Invoco la Vostra benedizione, e la prego di accogliere i saluti di Kate e miei.

    Liverpool 15.4.2018

    Speriamo che sia riconosciuto il diritto di trasferire Alfie in un altro ospedale, come vogliono giustamente i genitori. Se così non fosse, pensiamo che la Chiesa che è in Liverpool, e in Inghilterra, dove c’è comunque un Primate che può parlare anche sopra le diocesi, avrebbe la sua grassa fetta di responsabilità davanti alla Storia, e anche a Dio.

  3. Buon compleanno, papa Benedetto!
    Salvato in: Blog scritto da Aldo Maria Valli
    Oggi, 16 aprile, Joseph Aloisius Ratzinger, papa emerito Benedetto XVI, compie novantuno anni e per festeggiarlo voglio ricordare quanto disse nell’omelia della messa del giovedì santo 2012. Scelgo questa omelia, fra i moltissimi testi possibili, perché mi sembra che lì Benedetto XVI, sottolineando alcune parole-chiave al centro della rinnovazione delle promesse sacerdotali, toccò due punti di particolare attualità, alla luce della situazione che la Chiesa sta vivendo in questo nostro tempo.

    Il primo punto riguarda il munus docendi dei pastori, la responsabilità di insegnare. A questo proposito il papa spiegò che i sacerdoti, a tutti i livelli, sono «amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1) e che il ministero dell’insegnamento, il munus docendi appunto, è proprio una parte importante di tale amministrazione.

    In quanto amministratore, il pastore, a maggior ragione se si tratta del pastore supremo, non deve mai proporre teorie personali, perché suo dovere è piuttosto quello di essere al servizio della fede: «Ogni nostro annuncio deve misurarsi sulla parola di Gesù Cristo: “La mia dottrina non è mia” (Gv 7,16). Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori… Non reclamizzo me stesso, ma dono me stesso. Il Curato d’Ars non era un dotto, un intellettuale, lo sappiamo. Ma con il suo annuncio ha toccato i cuori della gente, perché egli stesso era stato toccato nel cuore».

    Il secondo punto è lo zelo per le anime, l’animarum zelus, «un’espressione fuori moda che oggi quasi non viene più usata». Infatti «in alcuni ambienti, la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché – si dice – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo. Certamente l’uomo è un’unità, destinata con corpo e anima all’eternità. Ma questo non può significare che non abbiamo più un’anima, un principio costitutivo che garantisce l’unità dell’uomo nella sua vita e al di là della sua morte terrena. E come sacerdoti naturalmente ci preoccupiamo dell’uomo intero, proprio anche delle sue necessità fisiche – degli affamati, dei malati, dei senza-tetto. Tuttavia noi non ci preoccupiamo soltanto del corpo, ma proprio anche delle necessità dell’anima dell’uomo: delle persone che soffrono per la violazione del diritto o per un amore distrutto; delle persone che si trovano nel buio circa la verità; che soffrono per l’assenza di verità e di amore».

    In un momento come l’attuale, segnato da quella che il professor Roberto Pertici ha definito la «destrutturazione della figura canonica del pontefice romano» (processo all’interno del quale il munus docendi appare spesso legato non all’amministrazione dei misteri di Dio, bensì all’esigenza di annunciare convinzioni personali), e una visione prevalentemente orizzontale della Chiesa sta mettendo in secondo piano l’animarum zelus fondato sull’amore per la verità, ritengo che le parole di Benedetto XVI siano quanto mai pertinenti.

    Aggiungo un ricordo. Risale a dieci anni fa, 16 aprile 2008, quando Joseph Ratzinger visse il suo ottantunesimo compleanno negli Stati Uniti. Era infatti in corso il suo viaggio apostolico oltreoceano e nella serata di quel giorno il papa, durante l’incontro con i vescovi nel santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington, pronunciò un discorso epocale, incentrato sull’idea che la fede cattolica non può essere ridotta a esperienza sentimentale e fatto privato, ma deve incidere sulla realtà del mondo. Il che richiede, spiegò, che i pastori rispondano al dovere di garantire ai credenti una formazione morale che rifletta «l’autentico insegnamento del Vangelo della vita».

    Ambito privilegiato è la famiglia ed «è vostro compito – disse ai vescovi – proclamare con forza gli argomenti di fede e ragione che parlano dell’istituto del matrimonio, compreso come impegno per la vita fra un uomo e una donna, aperto alla trasmissione della vita».

    In quell’occasione Benedetto XVI parlò anche dell’abuso sessuale sui minori. Lo definì uno fra i «segni contrari al Vangelo della vita» e non nascose la «profonda vergogna» per il comportamento aberrante di alcuni uomini di Chiesa e la pessima gestione del problema. Fermo e coraggioso nel difendere la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra uomo e donna, lo fu altrettanto nel riconoscere gli errori della Chiesa di fronte al fenomeno degli abusi. E come via d’uscita indicò un deciso processo di purificazione: «In verità, una concentrazione più chiara sull’imitazione di Cristo nella santità di vita è ciò che abbisogna, se vogliamo andare avanti. Dobbiamo riscoprire la gioia di vivere un’esistenza incentrata su Cristo, coltivando le virtù ed immergendoci nella preghiera».

    Qualcuno definì quel discorso la magna charta della guida pastorale della Chiesa. In effetti le parole del papa (ero presente come inviato) colpirono per il coraggio dell’autocritica, l’onestà dell’analisi, la proposta di conversione, la lucidità nell’indicare la via della prevenzione, la totale estraneità a ogni tentativo di accampare scuse o giustificazioni.

    È soltanto uno fra i molti ricordi che conservo. E mi fa piacere condividerlo oggi.

    Buon compleanno, papa Benedetto!

    Aldo Maria Valli

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