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Ni «padre» ni «madre»: ¿quizás «mascotas»?

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En Gran Bretaña, un organismo dependiente de su Conferencia Episcopal, ha emitido una circular a todos los colegios católicos -unos 2000 aprox.- en la que les anima a suprimir de los impresos de matricula las casillas «padre» y «madre». ¿Quizás «mascota» 1, 2, 3 les parecería bien y adecuado, además, a esa realidad social que no podemos ignorar?

¿De dónde viene toda esta movida?

Pues todo viene porque UN padre (¡sólo 1 en todo el país! nada de oleadas de protestas, quema de coches, asesinatos de policías, etc.) se había quejado ante el ministerio de ¿educación? correspondiente de que en el colegio católico de su hijo se ponía eso. Y claro, podría ser discriminatorio para otras realidades sociales o así.

El ministerio lo transmitió a los obispos, y estos se apresuraron a…, a lo que he dicho antes, y que ha salido publicado.

¿Se puede ser más eclesial, pastoral y católicamente imbécil o descerebrado?

Por la misma, podrían proponer -o sumarse si ya se ha propuesto- a que se aborte a TODOS los niños: no vaya a ser que los que han nacido se sientan discriminados o culpables por los que fueron asesinados; y, claro, no nacieron. O que operen a todos los niños y a todas las niñas -¡pero ya! ¡de urgencia! que se pueden traumar si no- para que tod@s vayan igual en sus partes pudendas, que determinan el sexo ¡naturalmente! O que les corten el brazo a los zurdos y/o a los diestros -lo que prefieran los sesudos políticos-, que serán aplaudidos y obedecidos servil y ovejunamente por los obispos católicos. Y así, todas las trágicas e inhumanas paridas que se les puedan ocurrir…

Ya se ve que se han puesto -¡deprisa, deprisa!- al mismo nivel que los anglicanos con sus imbecilidades, según la última largada de su «cabeza» -o cabezón- visible: que los niños vistan como quieran, con pantalones o con diadema. Por él…

Una cuestión: ¿los católicos tenemos que pagarles el sueldo a toda esta patulea? ¿No se puede objetar?

El contrapunto lo ponen -¡cómo no!- la jerarquía católica en África -allí aún todo es «natural»-, que en su último sínodo declararon y firmaron lo siguiente: «África necesita santos en puestos políticos relevantes: políticos santos que limpien de la corrupción el continente» (Mensaje final del Sínodo»).

Supongo que también valdría perfectamente para Europa: claro que en Europa nadie de la Jerarquía Católica se atrevería a publicar una cosa así. Y sigo suponiendo que, por lo mismo y a fortiori, también querrán obispos, arzobispos y cardenales santos: ¡fijo! Y con sus palabras demuestran que están en ello: de entrada, porque no se han casado con el mundo.

¡Están locos estos romanos! que diría Astérix.

Comentarios
4 comentarios en “Ni «padre» ni «madre»: ¿quizás «mascotas»?
  1. No se desespera padre Aberasturi que existe el darwinismo social desgraciadamente, porque muchos niños y niñas no tienen la culpa de que sus aberrantes padres , les hayan mutilado sexualmente y emocionalmente. De una manera u otra acabarán sucumbiendo, desde luego con una gran coste social en consultas y psicofármacos y muchísimo sufrimiento. Pero al final no sé por qué siempre hay quien vive al margen de las ideas estúpidas coletivas, nace se reproduce y muere. Ni Hitler soñó con la limpieza social que va a ocurrir en Europa y todo Occidente. Lo que hay que rezar es por todos esos niños y los que quedan por nacer mientras dure toda esta locura (si antes no se acaba todo), porque como sus padres sean idiotas van a tener un futuro muy negro. En mi comunidad ya hay un niño trans que sólo tiene 6 años, le visten ya de niña desde hace ya un año, hay que rezar muchísimo por esos niños. Ahora también le digo que los promotores de todo esto y sobre todo los que están dentro de la Iglesia, ¡qué Dios les pille confesados!

  2. Il principale collaboratore del Pontefice è il Segretario di Stato. È il cardinale Pietro Parolin, ed è stato nominato in quel posto dal Pontefice stesso. È al suo fianco il Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu. È stato nominato da Benedetto XVI, ma possiamo dire senza tema di smentita che sia in questo momento l’uomo di fiducia del papa. Non è un caso che Becciu sia il delegato pontificio presso l’Ordine dei Cavalieri di Malta, il “Commissario” di un’operazione in cui l’odore di soldi e di potere supera di molto quello della spiritualità, e che resterà forse come una macchia storica su questo pontificato.

    Continuiamo. La Congregazione per la Dottrina della Fede. C’era il card. Müller, leale al papa, ma con riserve su alcune sue decisioni. Il Pontefice allo scadere dei cinque anni di mandato l’ha mandato via, senza assegnargli un altro incarico, e l’ha sostituito con un confratello gesuita, mons. Ladaria.

    Un’altra Congregazione centrale per il governo della Chiesa è quella del Clero. Uno dei primi atti del regno di papa Francesco è stato quello di sostituire senza spiegazioni un uomo esperto come il card. Piacenza con una persona a lui fedelissima, il card. Beniamino Stella, ex diplomatico e – dicono alcuni – eminenza grigia del pontificato. La seconda importante Congregazione di governo, quella dei vescovi, ha ancora alla sua testa il card. Ouellet, nominato da Benedetto XVI. Ma Ouellet non ha perso tempo a presentare la sua dichiarazione di fedeltà al Pontefice; e comunque è di fatto esautorato dalle decisioni nella Congregazione, grazie all’azione del Segretario della Congregazione stessa, un amico intimissimo del segretario particolar del Pontefice, elevato a quella carica con una rapidità sbalorditiva e assolutamente straordinaria. Fra l’altro, anche il segretario particolare del Pontefice lavora ai Vescovi. E lì non cade foglia che il papa non voglia.

    Proseguendo nella ricerca infruttuosa dei complottisti che frenano le riforme arriviamo a parlare di economia. Il Segretario per l’Economia, Pell, nominato da Francesco, è da mesi in Australia, impelagato in questioni personali. Oltre a lui troviamo il card. Bertello, che è a capo del Governatorato, del card. Calcagno, che è a capo dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; e poi c’era anche Versaldi, che è stato promosso a capo dell’educazione cattolica. La voce pubblica li dava come fedeli di Bertone; e probabilmente grazie all’appoggio di Bertone in Conclave, non sono stati toccati, anzi. Calcagno è spesso a colazione, pranzo e cena con il Pontefice a Santa Marta; Versaldi è stato promosso; e Bertello non sembra interessato che al governo del Governatorato. Allo IOR il papa ha nominato un altro fedelissimo e gratissimo, mons. Ricca, riportato all’onor del mondo dopo la sfortuna vissuta in Uruguay. Così come di Laici, Famiglia e Vita si occupano un americano, Kevin Farrell, nominato dal Pontefice, e mons. Vincenzo Paglia, anch’egli riabilitato dopo il disastro finanziario della diocesi di Terni. Non ci sembra che né l’uno né l’altro possano essere sospettati di essere Quinte Colonne della bieca reazione. Non parliamo poi della Congregazione per la Vita religiosa, il martello del Pontefice. Sia il prefetto, il card. Braz de Aviz, che – soprattutto – il segretario, il francescano spagnolo Carballo (anche lui reduce dal più grande disastro finanziario nella storia del suo Ordine) sono il braccio e la mano del papa. Abbiamo dimenticato qualcuno? Alla Rota Romana c’è mons. Pinto, che dire che è fedele di Bergoglio è dir poco; alla Segnatura Apostolica il card. Burke, competentissimo, ma di linea politica diversa dal Pontefice, è stato sostituito da Dominique Mamberti, diplomatico. Alla Congregazione per i Santi c’è il card. Angelo Amato, che avrebbe dovuto lasciare quattro anni fa a causa dell’età (79 anni) ma che il Pontefice continua a confermare. Così come alle Chiese Orientali c’è il card. Sandri, argentino, che ha già compiuto dieci anni come Prefetto, e che però Francesco mantiene al suo posto. Mancano ancora la Congregazione per lo sviluppo integrale, e quella per il Culto Divino: altre due nomine – africane – del Pontefice: i card. Turkson e Sarah. Al Sinodo troviamo il card. Baldisseri, e il sottosegretario Fabene, fedelissimi del papa, mentre al C9, il Comitato dei cardinali per la riforma della Chiesa, abbiamo naturalmente solo persone scelte dal Pontefice. Per non parlare della Comunicazione, dove regge tutto mons. Dario Edoardo Viganò, un altro dei grandi consiglieri del papa. Come sappiamo, poi, e soprattutto come sanno molto bene in Vaticano, nel regno di Francesco “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Ormai il governo della Chiesa è composto quasi totalmente da persone nominate dal Pontefice. Quindi, se le riforme, quali che siano, non si fanno, non è colpa di fantomatici rematori contro. Il mito del Gran Capo dalle buone idee e intenzioni ostacolato dai poteri oscuri ci sembra, ancora una volta, quello che è: un’immagine mitologica poco credibile.

  3. Yo lo llamaría efecto Francisco. saben que así se incrementan sus posibilidades de ser elevados a los máximos niveles de incompetencia, como han sido elevados por los que ya están.

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