Luis Montes explicará en México el drama de los cristianos perseguidos en Irak

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Del 5 al 9 de septiembre Ayuda a la Iglesia Necesitada (ACN) en México recibirá la visita del P. Luis Montes, sacerdote misionero del Instituto del Verbo Encarnado (IVE), quien fue testigo de la situación de los cristianos  que en medio de la guerra en Medio Oriente no pierden la fe.

El P. Luis Montes es un misionero argentino que lleva 5 años viviendo en Irak, pero es un experto en Medio Oriente porque ha vivido más de 20 años en países como en Israel, Egipto y Jordania, lo que le da una visión única de las realidades y retos que afrontan las poblaciones cristianas en esa parte del mundo.

El sacerdote insiste en dar a conocer la realidad en Irak porque estamos hablando de “genocidios de pueblos enteros y no se sabe en el mundo”.

“He sido invitado para contar la realidad de los cristianos perseguidos. Una realidad que es durísima porque son asesinados y perseguidos de un modo muy brutal. Por otra parte, es una realidad muy cautivante por la fuerza de esos cristianos, esa fe fuerte y firme, ese coraje que les infunde Dios en sus almas para poder decir ‘mátenme si quieren yo soy cristiano’”, señaló el sacerdote misionero en un video publicado el 30 de agosto por ACN-México.

En ese sentido, el P. Montes, indicó que esa “doble realidad es lo que hace que sea algo apasionante. Tratamos de llevar algo de consuelo y esperanza a esta gente tan sufrida, pero a fin de cuenta son ellos que nos enseñan a nosotros porque su ejemplo es muy fuerte”.

Los lugares y fechas en los que se presentará en México son los siguientes:

5 de septiembre

Aguascalientes, 5 de septiembre, en la Capellanía de San Juan Pablo II, Av. Montenegro #2105 (entre Av. Independencia y calle la Peña), Trojes de Oriente II, Cd. de Aguascalientes.

6 de septiembre

Ciudad de México, en la Parroquia de la Sagrada Familia, Puebla #144 entre Jalapa y Orizaba.

7 de septiembre

Querétaro en el Seminario Mayor de los Operarios del Reino de Cristo, Privada de Circunvalación s/n, Colonia Jardines de Querétaro, México. Junto al hospital de la Santa Cruz.

8 de septiembre

León, Guanajuato, en Catedral Basílica de León, Álvaro Obregón, Centro, 37000.

9 de septiembre

Guadalupe (Monterrey), en el Santuario de Nuestra Señora de Guadalupe, Guadalupe #215 poniente, Colonia Centro, Guadalupe, Nuevo León.

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  1. Boulad acusa a la Universidad Al-Azhar de El Cairo, la visitada por el Papa en su fracasado viaje, donde se forman muchos imanes, de ser la primera y principal responsable de la propagación por el mundo del Islam más radical. Acusa también al Papa de no responder a ninguna de sus cartas.

    Sul sito CulturaCattolica.it del 25 luglio 2017 è apparsa la traduzione di un’intervista (a cura di Luca Costa) così intrigante che val la pena riprenderla. Sono le parole di un anziano gesuita, p. Henri Boulad, pronunciate a briglia sciolta alla tivù francese Liberté la settimana prima.

    Il p. Boulad (86 anni, gesuita da quando ne aveva 19), ha trascorso tutta la sua vita in Egitto e se c’è una cosa che conosce bene è l’islam. La sua è stata una vera filippica a cui lui stesso ha dato il titolo J’accuse!, che volutamente imita la famosa lettera-manifesto con cui lo scrittore Emile Zola prendeva posizione nel celebre «caso Dreyfus». Senza peli sulla lingua, il gesuita dichiara che «il primo centro di radicalizzazione islamica del mondo intero è l’università al-Azhar del Cairo», e lo dice proprio all’indomani della visita-abbraccio (col Gran Mufti) di papa Francesco. Questa università (in realtà solo una moschea generalista, anche se la più importante del mondo sunnita) «è presentata in tutto l’Occidente come un’istituzione moderata e tollerante, ma non è così». Il presidente egiziano Al-Sisi «ha a più riprese richiesto ufficialmente ed espressamente ai vertici dell’al-Azhar di sopprimere ogni insegnamento facente riferimento alle fonti islamiche che incitano all’odio e alla violenza contro ebrei e cristiani. Tali richieste sono sempre cadute nel vuoto». Infatti, «sono proprio gli imam formati ad al-Azhar che in molte, troppo moschee d’Europa vanificano ogni speranza di integrazione alla società occidentale della nuove generazioni di musulmani. L’università al-Azhar del Cairo è il primo destinatario del mio J’accuse! perché è la prima responsabile del radicalismo che si diffonde in tutto il mondo».

    Il bello è che la maggioranza dei musulmani «professa e vive una fede edulcorata, soft, limitandosi a rispettare la preghiera, il ramadan e parte dell’ortoprassi riguardante l’abbigliamento femminile o le regole alimentari, niente di più». Questo perché l’islam, il vero islam del Corano, degli hadith, l’islam dell’al-Azhar è semplicemente invivibile per la gente normale. Invivibile perché non lascia vivere. L’uomo è fatto per vivere tranquillo, non per fare la jihad o per odiare». Da parte cattolica? «Dal Concilio Vaticano II la Chiesa ha deciso di iniziare un cammino di dialogo con l’islam. Quali sono i risultati di questo mezzo secolo di dialogo? Quei Paesi che un tempo erano le roccheforti della cristianità sono pieni di moschee, mentre il mondo musulmano non conosce altro che discriminazioni, minacce e persecuzioni ai danni dei cristiani. Uccisi, cacciati! Che bel dialogo! Non mancano i testi, i congressi, le conferenze, i caffè insieme, le dichiarazioni congiunte con i musulmani. Abbiamo visto il papa recentemente al Cairo. E poi? Risultati concreti? Zero assoluto».

    Il p. Boulad ha messo tutto ciò nero su bianco e l’ha spedito al papa. Ma «a questa mia lettera il papa non ha mai risposto». E «so con certezza che il cardinale Schönborn gliel’ha consegnata personalmente». Il gesuita, allora, l’ha fatta tradurre in spagnolo e consegnare direttamente, in occasione della visita papale al Cairo, tramite un vescovo egiziano. «Quindi l’ha ricevuta anche questa volta. E anche questa volta non mi ha risposto». Forse non ha avuto tempo di leggere sia la prima che la seconda? «Ovunque trovo persone che mi confermano che il papa risponde, o fa rispondere ai suoi segretari, anche ai biglietti di auguri di Natale. Eppure a me, suo confratello, più anziano per giunta…». E su uno dei temi più scottanti della nostra epoca. «Sono francamente sorpreso, e un po’ amareggiato». Be’, da parte nostra possiamo solo dirgli: si consoli, caro p. Boulad, è in buona compagnia.

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