Infovaticana fa una intervista con il cardinale Sepe. Eminenza, Lei é diventato sacerdote quando aveva 23 anni. Può dirci com’è nata la Sua vocazione al sacerdozio? La vocazione é una grazia che si riceve da Dio, una chiamata alla quale si risponde sulla spinta della formazione e degli insegnamenti ricevuti in famiglia e in parrocchia, avendo avuto evidentemente anche dei modelli, degli esempi rappresentati dal parroco o da altri sacerdoti conosciuti. Per quali santi nutre una particolare devozione e perché? Sono diverse le figure che incidono sulla formazione spirituale di una persona e segnatamente del sacerdote. Posso indicare, comunque, tre santi su tutti. San Paolo per il suo amore a Cristo e per la sua visione di chiesa. San Gennaro, per la sua testimonianza di fede fino al martirio. Giovanni Paolo II, prossimo santo, per la sua forza evangelizzatrice. Lei è Arcivescovo di Napoli, una città in cui, purtroppo, c’è una grande attività della criminalità organizzata. Papa Francesco recentemente ha diretto alcune parole dure contro la mafia: «Convertitevi c’e’ tempo per non finire nell’inferno, che e’ quello che vi aspetta se non cambiate strada». Qual è la sua opinione su quelle parole? Come combatte un pastore questo grave problema nella sua diocesi? Intanto, mi piace precisare che Napoli non è una città impossibile, ma una gran bella realtà, interessante e amata in tutto il mondo. Indubbiamente esiste un’attività criminale non dissimile da quella di altre grandi metropoli, accentuata senz’altro dal fenomeno camorristico, che comunque è calante per la lotta ferma inferta dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia, ma anche perché combattuto sul piano culturale e sociale da una presa di coscienza di cittadini e di operatori economici, i quali ne prendono le distanze in modi vari. Le parole rivolte da Papa Francesco ai mafiosi hanno una forte presa sulle coscienze di tutti e non sono da commentare ma ciascuna persona, anche se non delinquente abituale, è chiamata a riflettere su di esse perché ci possa essere il cambiamento nei propri comportamenti. Questo è l’indirizzo anche della Chiesa di Napoli che, da tempo e in maniera ferma, svolge il ministero pastorale educando al rispetto delle regole e alla legalità, invitando i camorristi a convertirsi, proibendo loro di avvicinarsi ai sacramenti o di avere i funerali religiosi in Chiesa, quando non dimostrano nei fatti di essere pentiti e di avere scelto la strada che porta alla salvezza e a Cristo. L’aumento dei divorzi tra i fedeli è preoccupante. Per questo il Papa ha convocato un Sinodo straordinario per affrontare questioni legate alla pastorale familiare. Le parole del cardinale Kasper su questa materia hanno causato molte polemiche. Quali dovrebbero essere i prossimi passi riguardo a questa situazione? I divorziati risposati saranno in grado di accedere ai sacramenti? Il tema che lei pone è molto delicato tanto che il Santo Padre lo ha posto come oggetto di riflessione e di valutazione al prossimo Sinodo dei Vescovi. E’ chiaro che anche la risposta ai suoi interrogativi dipenderà dagli orientamenti del Sinodo. Intanto, qualunque cosa venga detta sull’argomento ha valore squisitamente culturale e dipende ovviamente dalla sensibilità individuale. Per quanto concerne la Chiesa di Napoli, posso dire che già da qualche anno abbiamo avviato una serena e bella interlocuzione con persone divorziate e periodicamente stiamo tenendo incontri di preghiera e di comunione spirituale. Circa il conclave del 2013, so che non posso chiedere tutto ciò che appartiene al segreto. Lei ha avuto l’opportunità di frequentare questo conclave come Cardinale elettore. Come ha fatto per conoscere gli altri Cardinali elettori in modo da poter discernere chi era il candidato più idoneo? Non ho difficoltà a dire che molti confratelli già li conoscevo grazie anche ai miei pregressi incarichi presso la Santa Sede. Poi la conoscenza viene acquisita anche attraverso i loro scritti e, da ultimo, negli incontri preparatori al Conclave. Quando Guido Marini ha detto «extra omnes» aveva già deciso per chi votare? Come funziona l’influenza dello Spirito Santo nella votazione di un Cardinale? Prima di entrare nel Conclave avevo un certo orientamento per chi votare. E’ evidente che il raccoglimento, la preghiera, la riflessione, il discernimento aiutano molto. Ma, prima di ogni altra cosa, è la ricerca della volontà del Signore che determina la scelta e indirizza il voto. Il Conclave ha eletto un Papa dell’America Latina. Qual è stato il Suo rapporto con Bergoglio prima del Conclave? Con quali Cardinali ha amicizia speciale? Con il Cardinale Bergoglio avevo un rapporto di cordialità, di rispetto e di stima, sentimenti che mi avevano spinto a invitarlo a Napoli per un incontro alla Facoltà teologica o con i Sacerdoti. Questo purtroppo non è stato possibile per i tanti impegni nella sua Diocesi e nell’America Latina, ma mi sono già preoccupato di rinnovargli l’invito a nome di tutta la Diocesi e di Napoli, città che ha tanti elementi di identità comune con Buenos Aires. Circa i rapporti con altri Cardinali, posso dire che ho buona amicizia con molti di essi, indipendentemente dall’appartenenza geografica. Papa Francesco ha avuto un’accoglienza impressionante. Egli sembra avere pochi nemici, ma tutti quei nemici sembrano essere all’interno della Chiesa. Perché è così? Che cosa ha significato per te Papa Francesco? Lei parla di nemici, che a mio avviso è un termine improprio e non rispondente alla realtà. Personalmente sono certo che Papa Francesco non ha nemici per la sua bontà, la sua fede, la sua santità, il suo amore alla Chiesa. Per me è il Papa del cambiamento e del rinnovamento che il mondo e la Chiesa del nostro tempo cercava. Qual è la cosa migliore dell’essere sacerdote? Cosa direbbe ai giovani per incoraggiarli a dare la propria vita a Dio nel sacerdozio? Essere testimoni di Cristo e annunciatori del Vangelo. Ai giovani direi che la scelta della vita sacerdotale è difficile e impegnativa perché comporta rinunce, ma è estremamente gratificante e appagante se il sacerdozio viene vissuto come servizio e come atto di amore a Dio e ai fratelli. Dopo le dimissioni di Benedetto XVI molte persone hanno iniziato a parlare di cambiamenti importanti nella Chiesa da fare. Cosa cambierebbe nella Chiesa? Mi riconosco pienamente nel Magistero di Papa Francesco e nella sua visione ecclesiale. Conosceva Infovaticana? Cosa direbbe a un gruppo di laici che si occupano di fornire nei media informazioni sulla Chiesa? Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso atteggiamenti scandalosi da parte di membri della gerarchia? Sì, conoscevo Infovaticana. A quelli che si occupano di informazione raccomando di cercare e trasmettere sempre e solo la verità, rifuggendo dai gossip e dagli scandalismi che spesso alterano la realtà dei fatti e attenendosi sempre ai documenti e mai ai “si dice”.
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Uff, Eminenza ,meglio stia calmo buono e tranquilo a Napoli vicino al mare, cosi che l’aria li rinfreschi il pensiero.